(Port-au-Prince) Per la ricostruzione e lo sviluppo di Haiti penso siano necessari almeno 20 miliardi di dollari, molti di più degli 11,5 miliardi previsti: è questo il parere di mons. Pierre Dumas, presidente di Caritas Haiti e vescovo di Ans-a-Veaux et Miragoine, interpellato alla vigilia della Conferenza internazionale dei 28 Paesi donatori per la ricostruzione di Haiti che si apre il 31 marzo a New York. Dalla sede di Caritas Haiti al centro di Port-au-Prince mons. Dumas lancia un appello alla comunità internazionale: La Conferenza di New York può essere un’occasione per porre le vere basi per la fondazione di questa nazione, tramite uno sviluppo integrale che metta al centro la persona umana. Ossia: Sì alla modernizzazione, sì alla creazione di posti di lavoro, sì alla valorizzazione della produzione locale, ma senza mettere a repentaglio i valori culturali e religiosi del popolo haitiano. Gli haitiani, aggiunge mons. Dumas, devono diventare protagonisti della loro storia, attraverso un piano strutturato e credibile, trasparente e ben coordinato, che comprenda vari aspetti: sanità, educazione, agricoltura, tutela dell’ambiente, rimozione delle macerie e ricostruzione degli alloggi. A questo proposito la Caritas ha elaborato un documento intitolato Assi strategici della Caritas per i prossimi cinque anni che delinea i bisogni e le priorità per l’immediato futuro. Il documento Caritas è ora in mano al governo haitiano. Non abbiamo bisogno di prendere la paternità delle idee e dei progetti – precisa il vescovo Dumas -. L’importante è partecipare e valorizzare le forze vive della società civile, i corpi intermedi come famiglie, associazioni, parrocchie, scuole cattoliche. Non vogliamo solo promesse ma fatti – afferma -, soprattutto da parte dei Paesi che si dicono amici di Haiti’. Finora, aggiunge, sono state fatte alcune false promesse: la situazione ha avuto una certa evoluzione ma è molto precaria. La popolazione vive ancora nel bisogno e nella provvisorietà. In tutte le crisi la fase di emergenza sarebbe già finita. Qui no. Come Chiesa possiamo dare segnali forti, ma è ora che si passi concretamente all’azione. Riguardo ai fondi che arriveranno dalla comunità internazionale, mons. Dumas chiede che siano erogati e gestiti da una Commissione mista, con regole per la trasparenza e una corretta rendicontazione. Anche alle migliaia di agenzie umanitarie presenti ad Haiti suggerisce di non utilizzare queste grosse somme solo per grandi strutture o grandi macchine: Il denaro deve servire per i bisogni delle popolazioni, per i più vulnerabili, per tutte le persone che da questo sisma sono state segnate nel corpo e nell’anima.Sir