Ad un anno dal terremoto che il 12 gennaio scorso sconvolse Haiti con le sue 300.000 vittime e una distruzione immane, gli aspetti più critici rimangono ancora la lentezza nella costruzione di alloggi, anche provvisori, per un milione di persone che vivono in 1200 campi e la mancata rimozione delle macerie. Lo dice oggi al SIR mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico ad Haiti, che in questi giorni accoglie nella sua residenza di Port-au-Prince la delegazione vaticana guidata dal card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Il card. Sarah è ad Haiti per portare un messaggio del Papa (ieri, durante l’Angelus, ha ricordato l’anniversario del terremoto) e un aiuto economico di 800.000 dollari per la ricostruzione di scuole e 400.000 dollari per la ricostruzione delle chiese. Secondo mons. Auza i passi più visibili, dopo un anno, sono paradossalmente, anche quelli che fanno apparire la situazione come se nulla fosse cambiato, ossia il fatto che più di un milione di persone che vivono sotto le tende o all’aperto sono ancora vivi. A suo parere questa è una testimonianza della vastità del lavoro umanitario finora compiuto dalla comunità internazionale, dalle organizzazioni non governative e da tante organizzazioni ecclesiali o religiose. Per mons. Auza i punti più carenti, invece, sono la mancata rimozione delle macerie e la lentezza nel provvedere almeno strutture provvisorie per alloggiare più di un milione di persone, anche se riconosce che il problema dell’alloggio è molto complesso perché più del 70% degli sfollati non aveva proprietà, né case né terreni, prima del terremoto: Vivere sotto le tende nella speranza che la comunità internazionale o lo Stato dia loro una casa è per loro una opzione migliore rispetto a quella di vivere altrove. Le lentezze nella ricostruzione sono dovute alla carenza di esperti e professionisti haitiani, prosegue il nunzio, alla mancanza di fiducia della comunità internazionale nelle capacità del governo di poter gestire grandi progetti, alle capacità limitate d’Haiti di assorbire enormi aiuti, alla complessità del quadro legale con lunghi iter burocratici, all’instabilità politica, alla storica assenza dello Stato nella vita quotidiana della gente con conseguente mancanza di fiducia nelle proprie istituzioni. A questo proposito ci sarebbe bisogno di snellire la burocrazia (soprattutto le dogane) e di più onestà nella gestione dei beni pubblici. Ad Haiti il card. Sarah farà visita a Lèogane, a diverse comunità religiose che hanno avuto vittime e danni ingenti, a vescovi, seminaristi e responsabili delle Caritas e delle ong. Domani, 11 gennaio, incontrerà il presidente uscente René Preval e visiterà il campo sfollati di Parc Acra, dove celebrerà una messa. Il 12 gennaio leggerà il messaggio del Papa durante la messa di commemorazione ad un anno dal terremoto. Una celebrazione analoga si terrà anche a Roma, nella basilica di S.Maria Maggiore (ore 16.30), e sarà presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Santa Sede, su iniziativa dell’Ambasciatore di Haiti presso la Santa Sede.Sir