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GUINEA, UN MANCATO GOLPE DIETRO L’ASSALTO AL PALAZZO PRESIDENZIALE?

Conakry (Agenzia Fides) – Una quarantina di militari sono stati arrestati in relazione all’assalto del 19 luglio contro la residenza del Presidente della Repubblica di Guinea, Alpha Condé, mentre rimangono ancora oscure le motivazioni del grave episodio. “La spiegazione più logica è che si sia trattato di un golpe fallito da parte di alcuni settori dell’esercito più vicini a Sékouba Konaté, preoccupati per l’arresto di alcuni alti ufficiali a loro legati” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa locale, che per motivi di sicurezza desidera non essere citata. Il generale Konaté è stato l’uomo forte della Guinea durante il periodo di transizione. “Questo a dispetto del tentativo di minimizzare l’evento da parte del Capo dello Stato. Le interpretazioni dell’evento non sono però univoche. Parlando con numerose persone a Conakry ci si rende conto che esistono ancora diversi punti non chiari. Se l’interpretazione più attendibile è quella di un mancato colpo di Stato da parte di alcuni generali, il passo successivo è chiedersi quali sono gli interessi che li hanno spinti ad agire” si chiede la fonte di Fides.“Non potrebbe esserci interessi legati al narcotraffico?” domandiamo al nostro interlocutore. “Sappiamo che da anni la Guinea è uno snodo, insieme alla Guinea Bissau (anche se in misura minore rispetto a quest’ultimo Paese) del narcotraffico colombiano in Africa occidentale. Il leader del golpe militare del dicembre 2008, Daddis Camara, aveva intrapreso una forte azione contro il narcotraffico con risultati non disprezzabili. Camara è stato poi vittima di un attentato che lo ha costretto ad abbandonare il potere. Si può ipotizzare allora che sia Camara che l’attuale Presidente siano vittime di fazioni militari legate ai narcos colombiani ? È un’ipotesi possibile, ma non vi sono elementi per confermarla” afferma la nostra fonte.Sullo sfondo vi sono inoltre i forti investimenti stranieri che stanno affluendo nel Paese. “Un importante gruppo francese ha investito nel porto di Conakry, considerato più sicuro di quelli della Costa d’Avorio. Il Presidente sta ridiscutendo le diverse concessioni minerarie e nella zona della foresta si sono insediate numerose multinazionali, tanto è vero che quella che era una zona depressa è divenuta un’area dove è più facile trovare lavoro” conferma la fonte di Fides.“Un elemento positivo in questa vicenda è che la democrazia guineana ha retto alla prova, sia perché la comunità internazionale ha subito condannato l’attacco al Presidente, sia perché la stessa opposizione guineana non ha soffiato sul fuoco e si è schierata in difesa delle istituzioni” conclude la fonte di Fides. (L.M.)