Vita Chiesa

GUERRA IRAQ: CARITAS ITALIANA, SI RISPETTI IL DIRITTO UMANITARIO INTERNAZIONALE

“Rinnoviamo, nonostante tutto, scelte e impegni di pace”. Lo ribadisce mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, affermando oggi che “questa guerra l’abbiamo già persa, tutti”: “È una conferma di quanto, nonostante il crescente coinvolgimento della società civile, cultura di pace e capacità di dialogo abbiano ancora troppo poco peso nelle decisioni politiche. Ecco perché oggi più che mai c’è bisogno di continuare, senza scoraggiarsi, ad invocare dal Signore il dono della pace e a seminarlo in proposte e gesti quotidiani”. La rete Caritas, allertata da tempo, si è subito attivata e la Caritas italiana ha messo a disposizione i primi 150.000 euro per i bisogni immediati. In Iraq sono entrati in azione 400 medici e oltre 200 volontari Caritas. I 14 Centri di Caritas Iraq hanno riserve di biscotti proteici e latte in polvere per alcune settimane. Sono dotati di generatori elettrici e riserve di petrolio. Sono pronti a funzionare come centri di pronto soccorso per feriti non gravi. Ad Amman, in Giordania, è stato allestito il quartier generale, operativo per l’intera regione in particolare sulla questione profughi, di cui si prevede l’arrivo anche in Siria, Libano, Turchia e soprattutto Iran. Caritas Giordania sta moltiplicando gli sforzi per aiutare i 300.000 rifugiati iracheni già nel paese e far fronte a nuovi arrivi. Gestisce scuole per 415 bambini rifugiati e 6 centri medici, tre ad Amman e tre in altre città giordane. Ogni centro ha uno staff medico di 4 persone (medici, dentisti e infermiere). La Chiesa cattolica giordana sta predisponendo dei locali come rifugio per 2000 persone. “Forti sono le nostre preoccupazioni – aggiunge mons. Nozza – per le gravi ripercussioni delle operazioni militari, soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione civile. Chiediamo: alle parti in conflitto il pieno rispetto del diritto internazionale, in particolar modo di norme e convenzioni a tutela dei civili, dei prigionieri e sull’uso delle armi; alla comunità internazionale il massimo impegno nel far fronte alle conseguenze di questa guerra, a cominciare dai doveri di accoglienza nei confronti dei profughi”.Sir