Dalle associazioni cattoliche e dal terzo settore è unanime la condanna dell’attacco all’Iraq. Le Acli si uniscono a tutte le iniziative dei sindacati e scenderanno nelle piazze per protestare contro la guerra, mentre il 22 marzo pregheranno nella Chiesa di S. Francesco alle Stimmate a Roma (Largo Argentina, ore 18.30) insieme a mons. Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace. “Illegittima e dalle pericolose conseguenze” è la guerra secondo Edoardo Patriarca e Giampiero Rasimelli, del Forum permanente del terzo settore: “Confermiamo oggi la nostra contrarietà a quanto sta accadendo e facciamo appello alla mobilitazione di tutto l’associazionismo democratico italiano perché rinnovi il suo impegno di pace. Sosterremo le iniziative del comitato Fermiamolaguerra’ e di tutte le forze democratiche e istituzionali che nelle prossime, difficili giornate lanceranno messaggi di responsabilità, di impegno a fermare subito il conflitto e a sbarrare la strada al terrorismo”. Anche Pax Christi rinnova l’invito “ad unirsi in queste ore ad ogni forma di protesta e di dissenso nonviolenti”. “In questo momento, il più difficile dalla seconda guerra mondiale, dobbiamo ancor più di prima osare la pace”. E’ l’appello lanciato oggi da don Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli che chiedono alle chiese di suonare a morto le campane “dall’inizio del conflitto e per tutti i giorni del conflitto a mezzogiorno” e di “tenere le porte delle chiese aperte anche di notte (almeno una chiesa per ogni diocesi)”. Ad ogni famiglia suggeriscono di accendere un lume e/o una candela e di esporlo alla finestra per tutta la notte; di continuare a esporre le bandiere della pace. Si invita inoltre ad una presa di distanza dalla compagnia petrolifera che ha vinto l’appalto per le forniture all’esercito statunitense e all’invio di una lettera di protesta e di dissenso ai propri parlamentari se hanno votato sì alla guerra.Anche la Rete Lilliput ha diffuso la lista di coloro che alla Camera hanno votato a sostegno del conflitto e rafforzano il loro impegno a favore della pace attraverzo azioni non violente. Amnesty International ricorda invece che “coloro che hanno lanciato gli attacchi militari devono assumersi le proprie responsabilità, nel caso in cui la loro azione provocherà una catastrofe umanitaria” e chiedono il rispetto delle leggi di guerra, la protezione dei civili e l’accesso all’assistenza umanitaria. Amnesty teme anche probabili soppressioni di rivolte interne da parte del regime iracheno e chiede l’invio da parte delle Nazioni Unite di osservatori internazionali di diritti umani che si occupino delle “violazioni commesse da qualunque autorità, irachena o straniera, abbia il controllo del territorio”. Un ultimo timore riguarda infine la voce dell’opinione pubblica: “Un sempre maggior numero di manifestazioni contro la guerra vengono soppresse, gli oppositori politici e i giornalisti vengono arrestati. Dobbiamo resistere alla rappresaglia contro i diritti umani”.Sir