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Guerra in Ucraina: card. Parolin, “dobbiamo sperare contro ogni speranza, ma ora non vedo spiragli positivi”

“Credo che tutti gli uomini di buona volontà non possano far altro che auspicare il dialogo e la pace”, ha spiegato il cardinale: “Ma attualmente non credo ci siano molte condizioni, dobbiamo sperare contro ogni speranza. Oggi non si vedono sviluppi”. Quanto al lavoro diplomatico, Parolin ha ribadito che “la Santa Sede, fin dall’inizio, sta facendo di tutto, promuovendo tutte le iniziative che possiamo. Tuttavia non c’è niente di magico: dipende dalla volontà delle parti mettere fine al conflitto”. A proposito dell’opera di mediazione della Santa Sede tra le parti, il segretario di Stato ha rinnovato la disponibilità: “Siamo disponibili, credo che il Vaticano sia il terreno adatto. Abbiamo cercato di offrire possibilità di incontro con tutti e di mantenere un equilibrio. Offriamo uno spazio in cui le parti possano incontrarsi e avviare un dialogo. Sta a loro individuare la metodologia di lavoro e i contenuti”. Interrogato sulle lacrime di Papa Francesco a piazza di Spagna, Parolin ha risposto: “Certamente è stato un gesto molto forte, ho sentito tantissime persone che sono state molto colpite. Speriamo che possa far breccia: le lacrime possono sciogliere anche i cuori più induriti”.

Il cardinale Parolin ha anche riuolto un “grazie” alla Chiesa italiana, “per aver riproposto con forza la figura di Giorgio La Pira, in ambito sociale, ecclesiale e politico, ispirandosi a lui anche per l’Incontro delle Chiese del Mediterraneo”.

“Un protagonista disarmato della scena internazionale”: così Parolin ha definito lo statista fiorentino, la cui azione per la pace “non è separabile dalle lotte politiche e sociali come sindaco di Firenze”. Al centro della sua “sorprendente sintesi esistenziale”, ispirata dalla fede cristiana e all’insegna della “storiografia del profondo”, ha proseguito Parolin, c’è “la pace non come assenza di guerra, ma come dono di Dio, che deve essere accolto e coltivato dagli uomini e dalle donne, specialmente credenti”. Pace, dunque, come “dono di Dio e impegno per l’uomo”, ma anche come “ricerca di un senso che, nella pluralità delle visioni, possa accomunare tutti i responsabili delle nazioni e tutti coloro che hanno a cuore la pace”. In La Pira, ha fatto notare il cardinale, “la fede non è mai risultato in una dimensione puramente individuale: La Pira legge la storia come storia di salvezza, che genera la comunione tra gli uomini e l’unità del genere umano”. “Protagonista di non pochi passaggi della storia ecclesiale e politica del Novecento”, La Pira – ha concluso Parolin – è stato un profeta dello “ius contra bellum”, di cui oggi siamo chiamati a porre le condizioni “sviluppando norme e strumenti già esistenti nel diritto internazionale per risolvere pacificamente le controversie e scongiurare il ricordo alle armi”. Dialogo, trattative, mediazioni, in questa prospettiva, secondo il Segretario di Stato dovrebbero diventare “efficaci e vincolanti”, e ad essi andrebbe affiancato lo “ius post bellum”, “non solo come strumento per il riconoscimento di nuovi territori, ma come una precisa dimensione umana della pace, dando priorità al diritto più che alle armi”.