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Guerra in Libano, rapporto Winograd critica aspramente il governo
Il primo ministro Ehud Olmert, il ministro della Difesa Amir Peretz e il capo di Stato maggiore Dan Haloutz sono i principali bersagli delle critiche contenute nel rapporto Winograd sulla seconda guerra in Libano, in cui si dice che i tre personaggi sono i responsabili dei gravi errori che portarono all’insuccesso dell’operazione militare israeliana iniziata il 12 luglio dello scorso anno contro i radicali sciiti Hezbollah e durata oltre un mese, in cui rimase gravemente coinvolta la nazione libanese nel suo complesso.
Nella parte del dossier resa pubblica lunedì 30 aprile – quella sui primi sei giorni del conflitto – la commissione guidata dal giudice a riposo Elihahou Winograd critica Olmert per avere agito avventatamente e portato il paese in guerra senza aver un piano adeguato; inoltre, continua il rapporto, l’allora capo di Stato maggiore Dan Haloutz ha reagito impulsivamente al rapimento dei due soldati israeliani (che fu il casus belli del nuovo conflitto) ed entrò in guerra con un esercito impreparato al conflitto, in particolare le forze di terra, senza informare adeguatamente dello stato delle forze armate il Consiglio dei ministri, che a sua volta fece l’errore di votare la guerra senza comprenderne e valutarne a fondo le implicazioni. Il ministro Peretz, si aggiunge nel dossier, non era consapevole delle reali condizioni dell’esercito nonostante fosse suo incarico accertarsene, né avrebbe verificato con accuratezza il piano di guerra. Nel dossier si afferma in definitiva che se i due ministri e il comandante in capo delle forze militari avessero agito diversamente anche l’esito della guerra sarebbe stato migliore.
La commissione non ha risparmiato parole dure nei confronti del ministro della Difesa Peretz il quale non aveva una buona conoscenza dei principi basilari nell’usare la forza militare per raggiungere obiettivi politici e nonostante queste lacune ha preso decisioni senza consultarsi con politici di esperienza ed esperti tecnici, inclusi quelli fuori dagli ambienti della sicurezza. La commissione non mette in dubbio che davanti alla provocazione degli Hezbollah, che bombardarono la Galilea e rapirono due soldati israeliani dopo averne uccisi otto, ci dovesse essere una reazione, forse anche militare, ma al capo di stato maggiore Halutz viene rimproverato di aver reagito impulsivamente e di essere entrato in guerra impreparato; a lui, secondo la commissione Winograd, va il biasimo maggiore perché di maggior esperienza nelle questioni militari rispetto ai due ministri. Vista la pericolosità della situazione complessiva – sostiene in definitiva il rapporto – bisognava soppesare la situazione più attentamente prima di abbandonare la linea, adottata dal 2000 dopo il ritiro delle truppe israeliane dal Libano, impostata sul non accettare provocazioni militari.
Ma è l’intero Consiglio dei ministri ad essersi comportato inadeguatamente per la commissione: È grave e stupefacente – si legge nel rapporto – che il governo abbia approvato l’avvio di un’operazione militare, che probabilmente avrebbe comportato il lancio di razzi sulle nostre retrovie (queste ultime giudicate inadeguate dalla commissione per sostenere un contrattacco), che non era chiaro come si sarebbe conclusa, senza conoscere la portata dell’operazione progettata, né i suoi fini concreti, e ciò dopo un dibattito di due ore e mezzo, senza un approfondimento vero e proprio, senza che questioni decisive trovassero risposta. Nonostante la ferma reazione del primo ministro Olmert, ci si attende che le critiche contenute nel dossier abbiano forti conseguenze politiche anche all’interno del partito del capo di governo, Kadima, mentre l’opposizione ha già annunciato per giovedì una manifestazione di piazza a Tel Aviv per chiedere le dimissioni di Olmert.