Vita Chiesa
GUERRA IN IRAQ: MONS. BETORI, SÌ ALLA PEDAGOGIA DELLA PACE, NO ALLE BANDIERE NELLE CHIESE
I vescovi italiani “non solo ribadiscono la loro adesione alle parole del Papa, ma promuovono gli impegni concreti a favore della pace già in atto nelle nostre comunità”, a cominciare dalle iniziative di preghiera, anche “per evitare uno scontro di civiltà o di religioni”. Illustrando oggi ai giornalisti il comunicato finale del Consiglio permanente, svoltosi a Roma nei giorni scorsi, mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha sintetizzato in questi termini la posizione della Chiesa italiana nei confronti della guerra in Iraq, esprimendo “l’auspicio che la pace si possa affermare, che questa guerra che non doveva iniziare si concluda al più presto, e che i principi di democrazia e giustizia possano affermarsi anche in Iraq”.
“Non possiamo pensare che la guerra sia un mezzo per risolvere i problemi”, ha sottolineato Betori, secondo cui “quando è in gioco un valore così incommensurabile, come quello della vita umana, i vescovi non possono tirarsi indietro”. Nessuna “ingerenza”, dunque, ha precisato il segretario generale della Cei rispondendo alle domande dei giornalisti, ma solo l’appello a “fare un passo indietro”, nel conflitto in corso, per “riconsiderare le ragioni della pace”.
Al centro delle preoccupazioni dei vescovi, ha riferito Betori, c’è il tema educativo, cioè “il costante impegno a far crescere una pedagogia della pace’, fondata sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà”, secondo l’insegnamento della “Pacem in terris”, ancora attuale 40 anni dopo.
Riguardo alle mobilitazioni di piazza in favore della pace, i vescovi italiani sono “molto concordi” nel “rispetto per quanti con sincerità manifestano e operano per la pace”, ma nello stesso fanno notare che “le ipoteche ideologiche sono sempre una minaccia incombente nelle manifestazioni, in cui il linguaggio esprime violenza, quando parla di odio tra i popoli”.