Opinioni & Commenti

Guerra all’Iraq, la nuova dottrina di Bush

La possibilità di una guerra contro l’Iraq – nonostante l’accordo di massima, raggiunto tra il governo iracheno e gli ispettori Onu – resta concreta e rischia di coinvolgere un settore – il Medio Oriente – già da troppo tempo insanguinato.

Siamo davvero – come ha ricordato il Papa all’Angelus di domenica scorsa – «davanti a una situazione internazionale gravida di tensioni, a tratti incandescente», anche perché la guerra è ancora considerata da alcuni governi, come ineludibile. È questo invece il tempo di operare ancor di più per «la grande causa della pace». Una pace nella giustizia, certo, perseguita con intelligenza e realismo, ma sempre con la volontà forte di trovare le soluzioni possibili, nella consapevolezza che la guerra, anche quando le sue motivazioni fossero ampiamente condivise, è un male in sé, soprattutto perché sono gli innocenti che ne pagano il prezzo più alto.

Per questo è importante far sentire la propria voce a coloro cui spetta la terribile responsabilità delle decisioni ultime. Con questo spirito ci sembra opportuno stimolare una riflessione tra i nostri lettori. Lo facciamo con un intervento di don Enrico Chiavacci: è un’opinione forte, che si apre ad un discorso più ampio, e che certamente susciterà interventi di segno vario ed anche opposto: ma questo è positivo, se non verrà meno il rispetto reciproco, il ragionare pacato, la volontà di costruire. Lo impongono la drammaticità del momento e uno stile del Settimanale a cui vogliamo essere fedeli.a.m.

Oltre il caso Iraq. Pace e guerra nella nuova dottrina Usa — DI ENRICO CHIAVACCI

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