Vita Chiesa
Grosseto, il vescovo Cetoloni: “Non basta dire buon Natale, bisogna dire Gesù”
“Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne”. Nella penombra della cattedrale, al culmine dell’antico canto della Kalenda, l’annuncio solenne del Natale si è stagliato come un respiro profondo, che apre alla speranza. E’ in quel momento che, accendendo tutte le luci del duomo di Grosseto, il vescovo Rodolfo si è avvicinato alla Natività, collocata sul lato sinistro del presbiterio, ha alzato il velo che copriva la statua del Bambinello, portata da Betlemme nel lontano 1961 da don Franco Cencioni, e si è inginocchiato in segno di adorazione, mentre la corale intonava l’Adeste Fideles.
E’ così che è iniziata la celebrazione della notte nella cattedrale di Grosseto, la sera del 24 dicembre. Una celebrazione anticipata di oltre tre ore sull’orario solito, a motivo del “coprifuoco” che dispone il rientro nelle proprie abitazioni entro le 22.
Buono l’afflusso dei fedeli, accolti in duomo dai volontari della Misericordia, che hanno assicurato il servizio d’ordine con grande cura. Alla celebrazione è intervenuta anche l’assessore alle politiche sociali del Comune di Grosseto, Mirella Milli, in rappresentanza del Comune. La sua presenza ha dato lo spunto al Vescovo di sottolineare il desiderio che “questa festa, che nasce dalla fede, entri nelle realtà civili, sociali della nostra città e in tutto quello che la riguarda e che sia una buona notizia, aiutando tutti a impegnarsi di più, in un clima di famiglia, di rispetto delle diversità e di collaborazione”.
“C’è un Bene presente nella nostra vita sempre, ma che a Natale si ravviva, diventa più luminoso”, ha esordito il vescovo Rodolfo nell’omelia della Messa della notte. Poi, richiamando i riferimenti storici cantati nella Kalenda, ha sottolineato: “la nascita di Gesù ha avuto un tale rilievo nella storia da diventare il centro del calendario.Tutto ciò che fino ad allora era attesa, desiderio di bene, di pace e di speranza è diventato certezza che è iniziato qualcosa di nuovo. Dio con noi, l’Emmanuele: questo è il nome della novità della storia, in una scelta povera e condizionata dai tempi e dal potere, ma vero fondamento nuovo per tutti e per tutto!”
“Cristo si è privato della sua gloria per mettersi al di sotto di ogni uomo, di ogni realtà, di ogni povertà – ha proseguito – di ogni oppressione, di ogni fatica, di ogni pesantezza e lo ha fatto nella libertà di Dio, che nulla può condizionare, se non l’amore! Noi chiamiamo tutto questo Natale; il senso è che il Figlio di Dio è diventato definitivamente uno di noi! Oggi: è come se quel momento fosse diventato un oggi che attraversa tutta la storia. Su questo incontro tra noi e Cristo possiamo condurre tutte le attese, tutte le speranze dell’umanità, di ogni persona. In quella nascita si realizzano tutte le promesse di Dio fatte ai padri, ma anche le promesse che sono nel cuore di ogni uomo. Non è una storia! Quel bambino è nato per noi; quel piccolo ci salva! in Lui si è resa manifesta tutta la bontà di Dio, che arriva a noi. E se Dio è il Bene, in quel bambino arriva a noi tutto Dio!”
“Tutto questo ci riguarda, tocca la nostra storia personale – ha aggiunto il Vescovo in un altro passaggio – E’ come dire noi, che da bimbi, da adulti, da anziani, nei tempi buoni o in quelli difficili come l’attuale Lo conosciamo, ci accorgiamo anche quanto ancora abbiamo da camminare per entrare pienamente in questo incontro”.
“Questa novità che ha segnato l’umanità – è stata un’altra riflessione offerta dal vescovo – affermando la grandezza della vita e la dignità di ogni uomo nato da donna, dice il destino di ogni uomo, perché possa diventare figlio di Dio. Questo è ciò che ci annuncia il Natale! Non diamo per scontate queste affermazioni! Ci servano da base per il modo in cui guardiamo l’umanità e per tanti gesti di attenzione, di servizio, di difesa e di amore della vita che possiamo compiere, perché se Dio ha tanto amato il mondo da darci il suo figlio, quale valore ha la persona di ognuno in questo mondo! Bianco, nero; del nord o del sud; abitante o immigrato; lontano o vicino!”
“Il Bene è il Natale di Gesù! Il Bene che ha creato per me questa nascita e che spinge ciascuno a rivivere i Suoi stessi sentimenti. Quale bene è questo bambino! E’ un bene a cui aprirsi, come la notte si apre alla luce. Ecco, questo è il Natale, anzi: questo è Gesù, questo è Dio nato per noi. Non basta dire buon Natale, bisogna dire Gesù!”, ha esortato il vescovo Rodolfo. Che, infine, riflettendo sul momento attuale, segnato dalla pandemia, ha detto: “Quest’anno, la situazione che viviamo ci offre un Natale potato, ma che potrà diventare una grazia se, sapendo andare oltre ciò che non possiamo fare o avere, con sincerità, intensità e con un po’ di tempo, ci mettiamo di fronte a questo fatto, a questo amore, a questa vicinanza in cui Dio ci chiede di essere accolto, adorato. E ci chiede di farla nostra, questa verità, come un tesoro che già conosciamo, ma che forse ancora non ci ha preso il cuore come potrebbe. La gioia dei pastori quella notte a Betlemme può essere anche per noi!”
IL PRESEPE
Al termine della Messa della notte il Vescovo ha raggiunto il presepe realizzato in cattedrale, nella cappella del Crocifisso, dagli operai delle chiese di Montepescali e lo ha benedetto e incensato. Raffigura, da un lato la torre di Babele, a significare che oggi come ieri spesso non riusciamo a capirci, a comprendere le ragioni altrui, a dialogare. Sull’altro lato la Natività, con Cristo Signore entrato nella storia per unire e per dare più vita alla vita.
Il Vescovo, il giorno di Natale, ha presieduto il Pontificale solenne delle 11. I 4 seminaristi e i 2 giovani del propedeutico, coordinati da don Andrea Pieri, hanno servito all’altare in entrambe le celebrazioni. La Messa della notte è stata animata col canto da una componente della corale Puccini, mentre la Messa del giorno dal coro della cattedrale. In entrambe le circostanze ha curato e diretto Luca Bernazzani, responsabile musica sacra dell’ufficio liturgico diocesano. All’organo Enzo Merone.
IN CARITAS
Accanto al Natale celebrato nella liturgia, c’è stato anche il Natale celebrato nel servizio ai poveri. La Caritas diocesana, coi suoi volontari, il 25 dicembre ha, infatti, preparato e consegnato il pranzo di Natale a oltre 70 persone, fra senzatetto e domiciliari per anziani e disabili, alcuni segnalati dalle parrocchie della città. Nella sede della mensa i piatti sono stati cucinati, porzionati e confezionati; poi l’unità mobile ha provveduto alla consegna del pasto ancora caldo.
La Caritas nei giorni che hanno preceduto il Natale ha ricevuto varie donazioni in generi alimentari: da Coldiretti grazie alla “spesa sospesa” del mercato di campagna amica, dai bambini della scuola primaria di via Montebianco e Istia, quelli della scuola d’infanzia e primaria di Campagnatico e Arcille, Conad, ad altre realtà del territorio.