Vita Chiesa
Grosseto, è morto don Giovanni Bernardelli. Aveva 90 anni e da 61 era prete
Aveva 90 anni, compiuti il 22 novembre scorso. Da 61 anni era prete. Venne ordinato a Pisa il 3 settembre 1961. La morte lo ha raggiunto nella casa canonica degli Olmini di Sticciano, parrocchia voluta dal vescovo Galeazzi sul finire degli anni ’50, in seguito alla riforma agraria dell’Ente Maremma, quando sembrò che quella zona della piana maremmana avrebbe avuto un grande sviluppo in termini di densità abitativa. La parrocchia, che fu eretta staccandone il territorio dalle parrocchie confinanti di Ribolla, Montemassi e Montepescali, è rimasta una realtà rurale, nella quale don Giovanni ha speso praticamente tutta la vita fin dal suo arrivo in Maremma nella seconda metà degli anni ’60. Anche negli ultimi anni, quando i problemi di salute lo avevano segnato pesantemente, al punto che ormai da tempo si muoveva solo su una carrozzella, non ha mai voluto lasciare la canonica e la chiesa annessa, nonostante i tentativi ripetuti del vescovo Cetoloni di persuaderlo. Aveva solo accettato l’aiuto di un badante.
Le esequie saranno celebrate domani, venerdì 16 dicembre, alle ore 15, nella chiesa parrocchiale di Ribolla. Saranno presiedute dal vescovo Giovanni.
Nato a Motteggiana, nel Mantovano, il 22 novembre 1932, era diventato prete a 29 anni. Personalità complessa, dotato di grande cultura e affascinato dalla sapienza della civiltà greca e bizantina, aveva anche nei tratti esteriori un qualcosa che richiamava proprio quelle realtà: barba lunga, capelli lasciati crescere sulle spalle, tonaca sempre indosso anche dopo la riforma del Concilio, amava molto studiare e pregare in greco antico. Così come amava dipingere. Il suo progetto, mai completato, era quello di abbellire la chiesa degli Olmini con affreschi alle pareti rimasti pressoché allo stato di bozzetti.
Oltre alla parrocchia, un ambito che ha visto don Bernardelli molto impegnato è stato quello dell’insegnamento della religione nelle scuole superiori di Grosseto, in modo particolare al liceo scientifico “Marconi” e al liceo-ginnasio “Carducci-Ricasoli”, dove poté in qualche modo soddisfare la sua passione per il greco antico, che propinava ai suoi studenti con dotte citazioni tratte dal Vangelo, con le quali era anche solito imbastire delle simpatiche gare tra alunni, con tanto di premio ai vincitori, che consisteva solitamente in snack al cioccolato, con cui riempiva il grande borsone che portava con sé. Don Bernardelli non aveva la patente di guida, per cui si spostava in sella alla sua bicicletta, con la quale di tanto in tanto – grazie anche all’indulgenza dei conducenti – saliva anche sui bus di linea. In alternativa non disdegnava neppure l’autostop.
Colpivano in lui gli occhi cerulei e lo sguardo acuto, penetrante. In Diocesi non ha mai ricoperto incarichi di particolare rilievo anche per il suo essere schivo, riservato, poco portato per le linee pastorali che si erano affermate dopo il Concilio, e talvolta persino guardingo nelle sue relazioni.
Viveva in canonica con la sorella, ex insegnante elementare, anche lei molto anziana.
“Ho conosciuto pochissimo don Bernardelli – dice il vescovo Giovanni – Andai a trovarlo agli Olmini nel settembre 2021, a poche settimane dal mio ingresso in Diocesi, per portargli gli auguri della Chiesa di Grosseto in occasione del 60° di sacerdozio; ci sono ritornato successivamente e avevo già calendarizzato una visita nella settimana prenatalizia per fargli gli auguri di Natale. Purtroppo non è stato possibile. Quel che posso dire è che, pur cogliendo tratti di simpatica eccentricità nella sua figura umana, ho ravvisato in lui la sapienza di chi ha cercato Dio con cuore sincero per tutta la vita, amandolo e servendolo con le doti che Dio stesso gli ha concesso. Parlando con alcuni suoi ex studenti – va avanti il Vescovo – ho colto nelle loro parole espressioni di simpatia e di affetto: aveva lasciato un buon ricordo. Desidero ringraziare coloro che in questi anni si sono presi cura di lui e della sorella: alcune parrocchiane che davvero con straordinaria premura li hanno accompagnati in questi ultimi anni, così come i badanti che lo hanno assistito”.