Toscana
Grosseto, ben 18 liste per il «dopo Bonifazi»
Grosseto è una delle molte piccole città che raccontano la provincia italiana. Una città «aperta ai venti e ai forestieri», secondo la felice definizione del suo scrittore più importante: Luciano Bianciardi. Una città che negli ultimi anni ha conosciuto un aumento consistente della popolazione, arrivato ormai a superare le 80mila unità, ma sulla quale si è abbattuto duramente anche il vento della crisi economica, che ha indebolito un tessuto produttivo fatto per lo più da piccole o piccolissime aziende e che in gran parte si regge sul pubblico impiego. Poche prospettive per i giovani, una carenza di collegamenti (soprattutto viari) che fiaccano le prospettive di sviluppo delle aziende e, di conseguenza, un incremento esponenziale delle persone che si rivolgono alla Caritas, realtà che rappresenta un elemento di coesione sociale molto forte.
E’ in questo quadro che Grosseto si appresta ad eleggere il nuovo sindaco, dopo i dieci anni di Emilio Bonifazi, che nel 2005 fu scelto dall’allora Margherita, vinse le primarie anche con il sostegno dei Ds e riconquistò il Comune maremmano al centrosinistra dopo due lustri di governo del centrodestra.
La campagna elettorale è alle sue battute finali e forse più complicate, con ben otto candidati che aspirano alla fascia di primo cittadino e ben diciotto liste collegate. Complessivamente, dunque, sono quasi 600 i «maratoneti» da campagna elettorale, che con metodi classici (i «santini») o social stanno battendo palmo a palmo il territorio per conquistarsi il consenso della gente. Un esercito talmente corposo, che si calcola che almeno una famiglia su due abbia un parente o affine in lista.
Una partita apertissima, dunque, a cui gli schieramenti arrivano da percorsi totalmente diversi. Il centrosinistra si è affidato a combattutissime primarie di coalizione per individuare il candidato, che avrà il compito non facile di mantenere il Comune sotto le insegne del Pd e alleati. Primarie combattutissime perché a sfidarsi sono stati il vice sindaco uscente, Paolo Borghi (Pd) e il collega di partito Lorenzo Mascagni, consigliere negli ultimi due mandati. Una sfida che alla fine ha visto prevalere il secondo sul primo, con non poche fatiche da parte della dirigenza (anche regionale) dei democratici nel ricomporre il quadro. Mascagni è sostenuto, oltre che dal suo partito, anche dai Socialisti, dalla lista civica «Mascagni sindaco» e dalla lista «Passione per Grosseto», che ha nell’ex presidente della Camera di commercio (e già candidato governatore della Toscana) Gianni Lamioni il suo ispiratore. E proprio l’accordo con Passione ha fatto uscire dall’alleanza l’Udc, che dopo cinque anni col centrosinistra, ha trovato l’accordo col centrodestra. Centrodestra che si affida all’imprenditore agricolo Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che ha avuto il pregio di fare quel che ai big del centrodestra non è riuscito a Roma: compattare attorno al suo nome tutte le anime. Vivarelli Colonna, infatti, è sostenuto da ben otto liste: Forza Italia, Lega nord, Udc, Fratelli d’Italia, Movimento autonomista toscano, la civica «Maremma migliore» e «Prima Grosseto-Italia Patria nostra».
Agguerriti anche gli altri sei candidati sindaco. Giacomo Gori guida il Movimento 5 Stelle, dopo cinque anni sui banchi del consiglio comunale a condurre battaglie su tanti argomenti diversi. Massimo Felicioni, espressione della civica «Grosseto oggi per domani», anche lui uscito da cinque anni sui banchi dell’opposizione. Si riaffaccia alla politica grossetana anche Marco Barzanti, assessore nel primo mandato Bonifazi, che ruppe poi con la maggioranza. Barzanti guida il Partito dei Comunisti d’Italia.
Alla sinistra del Pd anche la lista «Insieme a sinistra», che punta sull’avvocato Massimo Ceciarini mettendo insieme Sel, Possibile e altre realtà di sinistra.
Completano il quadro Carlo Vivarelli, candidato per Toscana Stato e il giovanissimo Federico Trotta, candidato a sorpresa, per Forza Nuova.
I temi più dibattuti? Sicurezza, decoro, lavoro. Temi al centro del confronto pubblico promosso una settimana fa dall’Azione Cattolica e dall’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, che sono riusciti ad avere tutti gli otto candidati disponibili al confronto. Quattro, in particolare, i temi su cui si sono misurati: le politiche familiari, la sussidiarietà, il bene comune e le povertà vecchie e nuove di cui Grosseto non è immune. Sullo sfondo, però, la vera questione è come superare quel senso di disorientamento, di sfiducia e a volte di rabbia che sta emergendo anche in una città tutto sommato tranquilla come il capoluogo maremmano, che cerca di capire come essere, anche in questo inizio di terzo millennio, ancora terra «aperta ai venti e ai forestieri», mentre manca la speranza concreta sul domani.