Vita Chiesa

Grosseto, al via l’11 marzo la seconda edizione della scuola «Economia e comunità»

Il percorso, rivolto a tutti coloro che desiderano approfondire i contenuti di un’altra economia possibile, prenderà il via sabato prossimo, 11 marzo, e si concluderà a settembre. Cinque moduli, di cui uno residenziale di due giorni a Loppiano – informano i promotori dell’iniziativa –  vedranno docenti universitari, economisti, imprenditori, sociologi, che accompagneranno i corsisti in un percorso innovativo, in grado di offrire elementi specifici per acquisire nuovi paradigmi e nuovi criteri con cui approcciare concretamente l’economia. Le iscrizioni vengono raccolte presso la Caritas diocesana. Direttore scientifico della scuola è Luigino Bruni, ordinario di Economia alla Lumsa di Roma e docente all’Istituto universitario Sophia di Loppiano. Nel percorso proposto quest’anno, un’attenzione particolare sarà dedicata al tema del rapporto col territorio (il cosiddetto capitalismo vegetale) e a quello del convivere e dell’urbanistica come strumento per costruire legami di coesione.

«Abbiamo lanciato questa esperienza sul territorio – sottolinea il vescovo, Rodolfo Cetoloni – lo scorso anno, mentre la Chiesa era in pieno anno giubilare della misericordia. Fu un seme che gettammo per riaffermare che possiamo, anche in questo tempo della storia, generare nuovi frutti di misericordia se siamo capaci di ricostruire relazioni risanate con gli altri, con le cose, con il denaro stesso. Lo si può fare se ci formiamo ad un nuovo modo di intendere queste stesse relazioni facendoci aiutare da chi – economisti, docenti, imprenditori – analizzano le trasformazioni in atto e possono, quindi, offrirci uno sguardo competente sulla realtà». «Fin dal percorso intrapreso lo scorso anno – commenta il direttore di Caritas, don Enzo Capitani – abbiamo compreso che un’altra economia è davvero possibile, diversa dal capitalismo, che mette al centro solo il possesso e l’uso del denaro fine a se stesso. La domanda che ci siamo fatti e che continuiamo a farci è se da questa crisi sia possibile uscirne, non solo in termini di ripresa economica, ma anche di cambiamenti culturali e relazionali. Noi crediamo di sì, purché però si abbia la consapevolezza e la forza di reimpostare la dottrina del profitto per trasformarla in esperienza di redistribuzione delle ricchezze, che evitino ulteriori sperequazioni».