Cultura & Società
Greenaccord, un tempo da salvare
di Marco Lapi
C’è anche un’ecologia del tempo, e mai come oggi se ne sente il bisogno. Oltre all’ambiente, infatti, siamo chiamati a salvaguardare la nostra stessa vita, recuperandone il senso e la qualità. E il tempo stesso, quindi, diventa qualcosa da salvare e da disintossicare, o disinquinare se si preferisce, dalle distorsioni della società dei consumi.
Su questo tema («Il tempo del Creato, il tempo dell’uomo»), si è svolto a Pistoia, da venerdì 26 a domenica 28 giugno, il sesto forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato organizzato da Greenaccord, primo di un trittico che si annuncia davvero affascinante e che comprende anche lo spazio e il cammino. La cui trattazione, anziché concludere logicamente il percorso, sarà anticipata al 2010, Anno Santo Compostelano, visto il legame della città con San Giacomo, anzi San Jacopo, che ne è patrono e cui è dedicato il meraviglioso altare argenteo nella cattedrale di San Zeno.
Il tempo, dunque. La cui concezione, com’è emerso dai molti, ricchissimi contributi succedutisi nei tre giorni, è centrale per giungere ad una corretta «comprensione delle attuali crisi economiche, sociali ed ecologiche», come ha ricordato nella sua sintesi finale il presidente del Comitato scientifico di Greenaccord Andrea Masullo. «Se guardo dentro di me, alla vita della mia comunità e della mia gente ha affermato venerdì 26 nella sua prolusione il vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi vedo che dilaga una degradazione del tempo con un approccio aggressivo o almeno concitato al tempo; vedo che il tempo è competitore, è nemico, si è abbreviato». Da qui la «violazione sui ritmi della natura che vengono chimicamente violentati per produrre il più possibile nel minor tempo possibile quasi che il tempo, secondo i ritmi naturali, fosse antieconomico, uno spreco, una perdita di tempo». Con la «banalità» come risultato, dovuta a «superficialità, crisi del vuoto, decisività delle sensazioni, centralità dell’attimo e del frammento».
Di grande interesse sono state le riflessioni teologiche e scientifiche che si sono intrecciate alla comunicazione di esperienze e ai risultati di ricerche sociologiche. Tra tutte, ha colpito moltissimo quella dell’astrofisico Piero Benvenuti, che ha affermato con forza, nell’anno dedicato a Galileo e a Darwin, come scienza e fede siano tutt’altro che metodi di conoscenza contrapposti. «Il dialogo tra questi due approcci – ha affermato – sta finalmente cominciando a dare i suoi frutti: l’auspicio è anzi il superamento stesso del concetto di dialogo, perché in fondo la ricerca della verità è una e certamente non ci può essere conflitto». «Oggi – ha aggiunto – sappiamo che l’universo è in costante evoluzione, e che spazio e tempo non sono entità assolute ma relative. E la stessa Creazione è qualcosa di a-temporale, nel senso che il concetto biblico di in principio si pone al di fuori del tempo e l’atto creativo continua. Non c’è quindi contraddizione tra le due concezioni». L’unico contatto verticale tra il Logos e il Chronos, ha concluso Benvenuti, è l’incarnazione, avvenuta in un momento del tempo ma cosmica, in quanto capace di abbracciarlo tutto. Sulla distorsione del tempo è tornato poi il teologo Gianni Manzone, sottolineando come la vittoria del «Chronos» materiale ci lascia come orfani del «Kairòs», di quel tempo che dà senso alla vita e ci fa vincere l’angoscia della quotidianità, perché, come afferma il Qoelet, la coerenza dell’agire nel tempo è resa possibile solo dal riferimento di ciò che sta oltre il tempo. Da qui anche l’importanza della domenica e del suo rispetto, come giorno che richiama al senso della vita e fa pregustare il compimento della fatica del lavoro.
Le esperienze hanno invece particolarmente caratterizzato la giornata conclusiva di domenica 28. Don Giorgio Dall’Oglio, parroco di Colle Aperto, in provincia di Mantova, ha parlato della sua «parrocchia ecologica», con tanto di pannelli solari ma anche con l’intelligente recupero di materiale povero o usato negli arredi e nelle pavimentazioni, con risultati non solo accettabili ma addirittura sorprendenti. Padre Stefano Piva della Comunità monastica di Siloe ha invece presentato assieme all’architetto Edoardo Milesi il monastero eco-sostenibile che sta sorgendo presso Poggi del Sasso, nel comune di Cinigiano. Quattro lati di cui solo uno concluso, quello orientale, con le celle dei monaci, e un secondo in costruzione. «Per noi ha ricordato padre Stefano l’utilizzo di tecnologie eco-sostenibili non rappresenta soltanto un discorso tecnico, di praticità, ma tocca direttamente anche la spiritualità. Un cammino interiore che porta a cercare e trovare dentro se stessi il bello e il bene e che di conseguenza trascina poi a determinate scelte». Il primo passo è stato concepire un edificio che evitasse la dispersione termica e permettessero di ridurre al minimo gli sprechi energetici. «Una volta che avremo le risorse necessarie ha spiegato ancora il monaco di Siloe le investiremo per intero nel solare termico, nel fotovoltaico e nell’eolico; gli edifici che stiamo costruendo sono già completamente predisposti per accogliere queste tecnologie che permettono lo sfruttamento di energie rinnovabili e pulite». E anche la piccola azienda agricola dei monaci, che produce olio, peperoncino e zafferano, è ovviamente ecosostenibile in quanto completamente impostata sull’agricoltura biologica.
Dunque, come ha affermato Andrea Masullo al termine della sua sintesi, «non dobbiamo avere paura del cambiamento, anzi con il nostro impegno personale, con il nostro stile di vita, noi cristiani dobbiamo farci avanguardie di quel cambiamento di cui il mondo ha sempre più urgente bisogno». Bisogna allora «riconoscere la semplice verità che ciò che è ecologicamente sostenibile non può che essere anche economicamente necessario, e ciò che non è sostenibile solo apparentemente può sembrare economicamente conveniente». È quindi necessario «riportare al centro del sapere e dell’agire l’uomo nella sua integrità, superando il dualismo fra fisicità e spiritualità: in altre parole riconciliare il tempo dell’uomo e il tempo del creato».
Antonio Bertolotto è un serissimo «ad» (amministratore delegato) di un’azienda («Marcopolo Engineering») che ha invertito la narrazione del cantautore genovese: lui dal letame ci trae non diamanti ma almeno un bel profitto economico con un’azienda che negli States del presidente «abbronzato» definirebbero con i parametri della «green economy». Presta servizio negli enormi allevamenti del nord Italia che «producono» carne: vacche, suini, galline che ogni giorno scaricano tonnellate di deiezioni da cui l’azienda tira fuori biogas che rivende conseguendo, appunto, un giusto profitto. Tutto è partito da un’osservazione banale: quando una mucca fa la sua cacca, il terreno coinvolto sembra, all’apparenza, penalizzato. Ma ripassateci dopo un anno: in quel punto troverete erba assai più folta. Guardando i ritmi della natura, un’azienda dà quindi lavoro a molte persone risolvendo oltretutto il problema (grande per via delle enormi dimensioni di questi allevamenti industriali che lui stesso, Bertolotto, amerebbe vedere meno grandi per tornare a dimensioni più umane): cosa fare delle tonnellate di, preziosissimo ma ingombrante, letame animale.
La sezione centrale del forum di Greenaccord ha raccontato belle storie di «lentezza». La velocità del tempo moderno, questa la sintesi, è alla radice delle crisi sociali e ambientali. Moderato da Luciano Scalettari inviato di «Famiglia Cristiana» e impegnato in coraggiose inchieste proprio sui traffici illegali di rifiuti tossici il confronto si è aperto con Cinzia Scaffidi per conto di Slow Food. Il cibo ha detto non può essere visto solo come «carburante» per il nostro corpo che, oltretutto, di cibo, ne ingurgita, e male, anche troppo. Portato un duro attacco al modello di «agricoltura industriale» orientato solo al mercato e a produrre in tempi sempre più rapidi quantità sempre maggiori di prodotti, Scaffidi ha esaltato le dimensioni dell’altra agricoltura: quella «sostenibile». Non è solo romanticume perché ci sono da valutare i costi economici, sulle nostre spalle, dell’agricoltura industriale. Un solo esempio riferito alle pazzesche offerte, nei supermercati, di insalate già condite: insalate che costano fino a 22 euro al chilo. E allora provoca la Scaffidi non sarebbe meglio lavorare due ore in meno e mangiare insalate prodotte da noi nel nostro orto?
D’accordo sulla necessità di ripensare i nostri modelli (quelli basati sul Pil senza considerare altre variabili: felicità, gentilezza, serenità), anche Bruno Contigiani. Ci mancherebbe altro: lui ha inventato la «giornata mondiale della lentezza». Si è soffermato sui «costi sociali della velocità». Portando felici esempi (a proposito di turismo: perché andare tutti quanti in luoghi esotici quando «pochi chilometri dopo Pavia c’è Cuneo con le sue risaie che in certi momenti sembra di essere in Vietnam o in Cambogia»?) ha aggiunto che «andando troppo veloce non si riesce a trovare le scappatoie, le vie d’uscita, si riesce solo a drammatizzare le situazioni, non si è capaci di trovare il tempo per leggere un libro ai nostri figli».
Nel tempo «recuperato» c’è comunque una «urgenza». L’ha raccolta il presidente di Azione Cattolica, Franco Miano. È quella dei «progetti educativi per i giovani» pensati sulle tematiche del Creato: bisogna partire dai fondamenti spirituali e biblici, dall’educazione alla responsabilità per il bene comune e da scelte concrete per capire come sia possibile consumare di meno, riutilizzare, vivere più sobri. Lavoro grande ma esaltante. E mons. Arrigo Miglio, presidente Cei per i problemi sociali, ha illustrato il messaggio per la quarta giornata sulla salvaguardia del Creato, quest’anno dedicata al «dono dell’aria, bene indispensabile alla vita di tutti». Un altro vescovo, quello di Pistoia aveva già fornito la considerazione base. «Il Creato e lo Spirito ha detto Mansueto Bianchi sono gli ancoraggi che possono riconsegnarci un’ecologia del tempo, liberandoci dal tempo inquinato, dal tempo negato diventato ultimamente vita negata, persona negata».
Assegnati i premi «sentinella del creato»
Annunciato nell’edizione 2008 del «forum» (dedicata al rapporto fra clima e povertà), il premio «Sentinella del Creato» ha inaugurato quest’anno il suo cammino. Tre i giornalisti premiati e scelti non solo da Greenaccord ma anche dal Ucsi e Federazione dei settimanali cattolici (nella foto un momento della premiazione).
A sorpresa c’è stata un’aggiunta: un quarto premio, stavolta «alla carriera», che sarà riproposto anche nelle edizioni successive. Azzeccata la scelta del primo super-premiato: Angelo Branduardi, menestrello (com’è fin troppo facile definirlo) dell’amore, cantore dei sentimenti, interprete delicato di San Francesco d’Assisi. Branduardi non poteva intervenire a Pistoia e il premio gli è stato consegnato qualche giorno prima, a Roma, dal presidente di Grenaccord, Giampaolo Marchetti. Nella Sala Maggiore del palazzo comunale di Pistoia è stata comunque proietta una videointervista («la musica è come l’aglio: o si ama o si detesta», ha detto il menestrello) e Branduardi ha fatto una promessa: interverrà al prossimo forum di Viterbo, quello in novembre per la stampa internazionale dedicato ai mutamenti climatici.
Consegnati dal presidente toscano dell’Ordine Giornalisti, Massimo Lucchesi, in una piacevole serata condotta da Alessandra Canale, Roberto Amen e Claudio Farnetani, i premi ordinari sono andati a Elena Scarici (redattore del settimanale diocesano di Napoli), Mariella Cossu (giornalista cagliaritana impegnata nell’informazione agricola), Beppe Rovera (torinese, conduttore di Ambiente Italia, seguitissima trasmissione di Rai3). (M.B.)