Italia

Greenaccord, sull’ambiente un tavolo tra cattolici e laici

di Marco LapiFirenze si candida a divenire sede permanente del Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato organizzato dall’associazione Greenaccord. Dopo il debutto dello scorso anno a Frascati, infatti, è toccato al capoluogo toscano ospitare, sabato 25 e domenica 26 giugno, una cinquantina di giornalisti provenienti da tutta Italia per dibattere con esponenti dell’associazionismo ecclesiale, delle realtà ispirate alla dottrina sociale della Chiesa e infine dell’ambientalismo laico sul rapporto fondamentale, ma forse sottovalutato, tra ambiente e pace. E l’accoglienza non certo formale, ma carica di interesse, registrata da parte dell’arcidiocesi e delle istituzioni – in particolare della Banca Cassa di Risparmio di Firenze che ha ospitato i lavori nella propria sede di rappresentanza – ha permesso alla dirigenza dell’associazione di spendere, a conclusione del Forum, più di una parola verso l’istituzionalizzazione di questo appuntamento nel capoluogo toscano. Non solo: si è parlato anche della possibilità di fare di Firenze la sede di un tavolo permanente di lavoro nello spirito di Greenaccord, che, come ha sottolineato nel suo saluto introduttivo Claudio Farnetani , responsabile per i rapportri con i mass media dell’associazione, non è ne intende essere un nuovo organismo ecologista ma porsi «a servizio dei colleghi per organizzare momenti di confronto». Questo, infatti, il senso degli appuntamenti fin qui organizzati, in particolare quelli dell’autunno 2003 e 2004 a Rapolano Terme, sede delle due edizioni del Forum internazionale ora destinato a spostarsi a Monteporzio Catone, in provincia di Roma, dove per il prossimo ottobre è già annunciata la presenza del premio Nobel per la pace Wangari Maathai.

La riflessione del Forum fiorentino ha preso le mosse, sabato 25, da un’ampia panoramica intraecclesiale, iniziata con una relazione su «L’ambiente nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa», svolta dal teologo salesiano don Paolo Carlotti , e proseguita con la presentazione delle esperienze in campo ambientale maturate all’interno di diverse realtà ecclesiali.

In particolare hanno suscitato interesse le realizzazioni nel campo dell’educazione ambientale portate avanti dall’Agesci a Cesena e dal Centro di spiritualità e cultura «don Paolo Chiavacci», della diocesi di Treviso, a Crespano del Grappa. Della prima ha parlato Daniele Zavalloni , presentando l’esperienza dell’Ecoistituto delle Tecnologie Appropriate, organizzazione di volontariato onlus, e in particolare dell’«aula di ecologia all’aperto» e del lavoro teso alla riscoperta e alla valorizzazione delle biodiversità, talvolta anche tramite il recupero di sementi non più presenti in Italia ma inconsapevolmente «salvate» dagli emigrati che a suo tempo le avevano portate in America e ora affidate a «contadini custodi». E ha spiegato come sia bello vedere i bambini che, affascinati dai «miracoli» della terra, presto rinunciano a guardare la tv per curare il proprio piccolo orto.

Non meno interessante la relazione di Laura Bertollo sull’attività dell’unica esperienza diocesana di questo tipo a livello nazionale, dedicata al sacerdote che ne fu il fondatore oltre a essere stato vero e proprio pioniere dell’ecologia in tempi in cui parlare di ambiente da difendere, soprattutto da parte di un prete, poteva apparire quantomeno strano. Le proposte consistono in soggiorni di educazione ambientale a contatto con la natura, destinati ai ragazzi anche se, come ha sottolineato la Bertollo, sarebbe non meno importante pensare agli adulti.

Da ricordare anche, al termine della prima giornata, il calore – già espresso al mattino nel saluto del vescovo ausiliare Claudio Maniago – con cui il cardinale Ennio Antonelli ha accolto i convegnisti in battistero per la celebrazione della Messa, concludendo tra l’altro la propria omelia con la lettura di una stupenda pagina sulla bellezza della natura come manifestazione di Dio, tratta da «I fratelli Karamazov» di Dostoevskij. «Il creato – ha affermato tra l’altro il cardinale – non può essere manomesso arbitrariamente né sacralizzato e considerato intangibile», come magari può arrivare a fare un certo estremismo ambientalista che non considera più l’uomo al centro della creazione. Estremismo che non si è comunque manifestato, il giorno seguente, nelle parole dell’associazionismo ambientalista laico, rappresentato dal segretario generale del Wwf Italia Michele Candotti, dal direttore generale di Greenpeace Donatella Massai e dal direttore di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, protagonisti della tavola rotonda seguita agli interventi di Gianfranco Tilli, presidente della Confcooperative Toscana, e di Franco Pasquali, segretario generale della Coldiretti, due associazioni ugualmente laiche ma profondamente ancorate alla dottrina sociale della Chiesa. Nel pomeriggio, invece, le conclusioni di padre Giuseppe Reale sono state precedute dalla presentazione dei sussidi «Responsabili per il creato» per insegnanti di religione, a cura di Nicoletta Doro. L’impegno dei cattolici per l’educazione ambientale prosegue quindi anche nelle scuole.

Ecologia e difesa della vitaLa salvaguardia del creato può costituire sempre più un terreno di confronto e di lavoro comune tra cattolici e laici, arrivando a investire anche aspetti fondamentali di carattere etico, come la difesa stessa della vita umana. È quanto emerso nella tavola rotonda di domenica 26 giugno, coordinata dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, Massimo Lucchesi, alla quale hanno preso parte Donatella Massai di Greenpeace, Michele Candotti del Wwf Italia e Fausto Ferruzza di Legambiente. Quest’ultimo, in particolare, ha raccontato quanto sia stato forte, all’interno dell’associazione, il travaglio di fronte alle tematiche del referendum sulla legge 40, durato per un intero anno e risoltosi in un indicazione per la libertà di coscienza. Non solo: Ferruzza ha anche sottolineato come la posizione critica verso una tecnica che non si riesce più a dominare ma sembra quasi vivere di vita propria abbia generato negli animi ecologisti «un profondo e nuovo bisogno di sacro».