Italia
Governo, Sbarra: “La crescita richiede redistribuzione”
Legge di bilancio 2025: entra nel vivo l'iter parlamentare della manovra. E scatena il dibattito. Abbiamo intervistato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra per avere il suo punto di vista
Legge di bilancio 2025: entra nel vivo l’iter parlamentare della manovra. E scatena il dibattito soprattutto sui punti relativi a sanità, pensioni, banche e natalità. Il disegno di legge, composto da 144 articoli, contiene alcuni punti chiave come la conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro dipendente fino a 40 mila euro alla riduzione a tre aliquote Irpef, l’anticipo delle imposte per banche e assicurazioni pari da 3,4 miliardi, il finanziamento aggiuntivo al fondo sanitario da 1,3 miliardi per il 2025, alcuni incentivi per la famiglia e la natalità. Abbiamo intervistato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra per avere il suo punto di vista.
Segretario Sbarra , le agenzie di rating guardano oggi con una certa fiducia all’Italia: è dovuto alla prudenza in materia di bilancio dimostrata dal governo? E soprattutto, è un buon segno?
«È indubbiamente un segnale incoraggiante per l’economia complessiva e per la credibilità del paese. Otteniamo un riconoscimento, per così dire, “di sistema” con una dinamica positiva che ha coinvolto il Pil, la quantità dell’occupazione, il consolidamento di alcuni indici macroeconomici, a cominciare dall’export. Risultati resi possibili anche dal dinamismo delle relazioni sociali e industriali. Basti pensare a quanto aiuto arriva dall’incidenza dei rinnovi contrattuali sull’andamento tributario. Ora si tratta di procedere sulla strada del realismo, puntando a coniugare sostenibilità, risanamento dei conti e crescita dei salari, della produttività, della coesione sociale e territoriale, della qualità e del protagonismo del lavoro, del contrasto alla povertà e alla marginalità sociale. Sono obiettivi che si tengono insieme e che richiedono sinergia e cooperazione tra istituzioni, politica e parti sociali responsabili».
Qual è il suo giudizio generale sulla manovra?
«Per come entra in Parlamento, è una legge di bilancio che recepisce molte rivendicazioni che la Cisl ha avanzato sin dal mese di luglio. Ci sono passi in avanti significativi che dobbiamo difendere nell’iter parlamentare e ulteriori avanzamenti e modifiche che proveremo a conquistare dentro e fuori dal perimetro della Manovra, nell’interlocuzione politica, parlamentare e di governo. Un limite molto grande ai margini di miglioramento sta nel peso di un patto di stabilità europeo che drena dalle casse pubbliche ben 12 miliardi, a cui si aggiunge l’enorme tassa occulta di 38 miliardi del superbonus da sostenere nel 2025».
Diventano strutturali sia l’accorpamento su tre scaglioni delle aliquote Irpef sia la riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti, estendendola ai redditi fino a 40.000 euro. Cosa ne pensa?
«Si tratta di misure che la Cisl ha sostenuto con forza per anni. La riduzione del cuneo contributivo- fiscale, da sola, impatta oltre 14 milioni di lavoratori, generando fino a 1.200 euro in più ogni anno sulle buste paga di chi guadagna fino a 40.000 euro. Con l’accorpamento delle aliquote Irpef in tre scaglioni per sostenere i redditi bassi, il totale delle risorse impegnate raggiunge 17,5 miliardi di euro, ben oltre metà dei 30 miliardi complessivi della Manovra. Questi interventi rappresentano un passo decisivo verso un sistema fiscale più equo. Chiediamo però uno sforzo in più per includere maggiormente le fasce medie di reddito».
Ci sono altre buone (o cattive) notizie per i lavoratori?
«Positiva è la scelta di sostenere la contrattazione decentrata con la conferma della detassazione dei salari di produttività, il welfare contrattuale e il rafforzamento dei fringe benefit. Apprezziamo anche lo stanziamento per i rinnovi contrattuali nel settore pubblico nel triennio ‘25-‘27 con l’impegno a recuperare risorse anche per la tornata ‘28-’30. Importante il rifinanziamento dell’Ape sociale di opzione donna e la conferma di quota 103 sul versante delle flessibilità pensionistiche. Guardando al 2025 bisogna però tornare a sedersi al tavolo delle regole pensionistiche per dare alla previdenza una riforma organica nel segno dell’inclusione, soprattutto per donne e giovani. Sul piano del contenimento della spesa pubblica non ci piace il taglio strutturale dell’organico rivolto alla scuola e il blocco parziale del turnover nel pubblico impiego, nell’università e nella ricerca».
Aumentano anche il contributo per il settore della sanità. Eppure i sindacati di medici e infermieri ritengono lo stanziamento per il settore insufficiente…
«Sulla sanità abbiamo per il 2025 risorse per 1,3 miliardi aggiuntivi in Bilancio che si sommano a un ulteriore miliardo a legislazione vigente che abbiamo conquistato in passato. Quindi 2,3 miliardi che vogliamo orientare sulla medicina territoriale e sulle misure atte ad abbattere le liste di attesa. Bastano? Pensiamo di no. Ma il segno positivo c’è, e ora va rafforzato con dotazioni fresche che permettano di sbloccare le assunzioni e stabilizzazioni del personale medico, infermieristico e tecnico. È fondamentale, inoltre, superare i limiti ai tetti di spesa per il reclutamento di personale imposto alle strutture».
Anche per le famiglie ci sono incentivi e detrazioni, e incentivi per i nuovi nati (per famiglie con Isee sotto a 40 mila euro). È un’inversione di tendenza per tornare a fare figli oppure non è abbastanza?
«La crisi demografica descritta da ultimo dall’Istat richiede un impegno sinergico e pluridimensionale: servono politiche familiari incisive, una maggiore accessibilità ai servizi d’infanzia, conciliazione vita-lavoro, maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, distribuzione equa dei carichi di cura, valorizzazione di una terza età attiva e generativa per un proficuo scambio intergenerazionale, qualità e stabilità dell’occupazione . Anche qui, vediamo elementi tutt’altro che negativi: così per la stabilizzazione delle super-deduzioni per le assunzioni di lavoratrici madri, e alla conferma triennale degli incentivi per chi assume giovani e donne al Sud. Penso ancora all’assegno di 1.000 euro per i nuovi nati e all’estensione dei congedi parentali all’80% per tre mesi. Positivo anche il ripristino dell’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, per assicurare maggior tutela agli anziani, mentre le pensioni minime vanno decisamente rafforzate».
Il prelievo sulle banche è equità fiscale oppure fumo negli occhi?
«Lo consideriamo un primo passo, che però andrebbe reso più stringente ed esteso anche a multinazionali della logistica, del digitale, dell’energia e del settore farmaceutico. La crescita richiede redistribuzione, senza furori ideologici che frenano investimenti. Noi proponiamo di agire anche sulle grandi rendite immobiliari e finanziarie, evitando agevolazioni generalizzate e premiando le aziende che dimostrano responsabilità sociale, applicano i contratti, investono su salute e sicurezza e attuano pratiche partecipative».