Italia
Governo Letta, ecco chi sono i 21 ministri
Enrico Letta ha mantenuto la parola: niente ex premier nella squadra di governo, ringiovanimento al primo posto nella scelta dei ministri, 7 donne su 21 componenti dell’esecutivo per dare giusto peso alla rappresentanza di genere. Nell’insieme, ci sono state parecchie sorprese rispetto ai nomi che erano filtrati alla vigilia: da Cecile Kyenge a Josefa Idem, da Carlo Trigilia a Nunzia De Girolamo.
Al lavoro di cesello sui nomi, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe contribuito anche il colloquio tra il presidente incaricato e il Presidente della Repubblica, iniziato alle 15. La scelta di Fabrizio Saccomanni al ministero dell’Economia, fino a oggi direttore generale della Banca d’Italia, è assai probabile che sia stata decisa di concerto tra Palazzo Koch, Enrico Letta e Giorgio Napolitano. Ed è una nomina che sembra rappresentare una forte garanzia per l’Europa e i mercati finanziari. Alla fine Silvio Berlusconi ha dovuto cedere rispetto all’idea di mettere in quella casella Renato Brunetta. Il Pdl ha dovuto mediare pure sulla scelta di Anna Maria Cancellieri alla Giustizia.
“E’ un governo politico con record di presenza femminile”, ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo la lettura della lista dei ministri fatta da Letta, aggiungendo: “Non c’è bisogno di nessuna formula speciale è un governo politico formato nella cornice istituzionale e secondo la prassi. Il mio auspicio è che ci sia la massima coesione”.
Napolitano ha precisato di essersi limitato ad “assecondare” il lavoro del presidente incaricato. Filippo Patroni Griffi, già ministro alla Pubblica amministrazione del governo Monti, resterà al fianco di Letta nella veste di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. La presenza di Angelino Alfano come vicepremier e titolare del Viminale, caratterizza il ruolo di peso del Pdl. Al ministero degli Esteri approda Emma Bonino dopo un tira e molla sul nome di Massimo D’Alema, gradito al Pdl e un po’ meno paradossalmente al Pd.
Proprio la rappresentanza del Partito democratico, a una prima lettura, appare non adeguata alle aspettative del partito. Dietro le quinte, si sarebbe tentato di accontentare senza successo tutte le correnti piddine in un momento di forte sbandamento politico. Alla fine, ricapitolando, l’ex popolare Dario Franceschini farà il ministro per i Rapporti con il Parlamento, mentre Andrea Orlando, giovane “turchiano” vicino a Bersani, diventa ministro dell’Ambiente. Poi ci si può sbizzarrire nel misurare quanto di renziano o daleminao c’è nel pedigree degli altri ministri targati Pd. Il problema si riproporrà con la scelta di viceministri e sottosegretari, quando alcune componenti potrebbero prendere la rivincita. Nomi esterni alla politica sono quelli di Saccomanni all’Economia e di Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, al Lavoro e alle Politiche sociali.
Al dicastero della Difesa si insedierà Mario Mauro, capogruppo di Scelta civica al Senato, che così libera una carica istituzionale. Flavio Zanonato, Pd, sindaco di Padova avrà la responsabilità dello Sviluppo economico. Alle Infrastrutture e Trasporti arriva Maurizio Lupi (Pdl), vicepresidente della Camera (altra carica istituzionale che si libera). Alle Politiche agricole va la deputata Pdl Nunzia De Girolamo, all’Istruzione Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza, ex rettore dell’Istituto Sant’Anna di Pisa e deputato Pd. Ai Beni e attività culturali e Turismo approda Massimo Bray, direttore editoriale Treccani e deputato Pd. Al ministero della Salute va Beatrice Lorenzin, deputato Pdl.
Quanto ai ministeri senza portafoglio, confermato agli Affari europei il ministro del governo Monti Enzo Moavero Milanesi. Agli Affari regionali e autonomie c’è Graziano Delrio, presidente dell’Anci. Alla Coesione territoriale il sociologo Carlo Trigilia, alle Riforme Costituzionali il senatore Pdl Gaetano Quagliariello, all’Integrazione Cecile Kyenge, originaria del Congo, alle Pari opportunità, Sport e Politiche giovanili la campionessa olimpica e senatrice Pd, nata in Germania, Josefa Idem, alla Pubblica amministrazione e semplificazione Gianpiero D’Alia. Quello che prende il via domani, come ha ricordato più volte il Capo dello Stato, è l’unico governo possibile in questa fase politica.
Tre più uno i «toscani». Sono undici i parlamentari entrati a far parte del Consiglio dei ministri e molti di questi sono sono stati eletti nelle circoscrizioni del Nord. Si registra infatti una scarsa rappresentanza del Sud, da questo punto di vista, anche se diversi sono comunque nati nel Meridione. Solo due, Gianpiero D’Alia (ministro della P.A. e della Semplificazione) in Sicilia e Nunzia De Girolamo (ministro delle Politiche agricole) in Campania, sono stati eletti in circoscrizioni meridionali. Gaetano Quagliariello (ministro per le Riforme costituzionali) è stato eletto in Abruzzo, mentre Andrea Orlando (ministro dell’Ambiente) in Liguria. Due ministri sono stati eletti parlamentari in Emilia Romagna: Dario Franceschini (ministro per i Rapporti con il Parlamento) e Josefa Idem (ministro per le Pari opportunità). E altri due in Lombardia: Maurizio Lupi (ministro delle Infrastrutture) e Mario Mauro (ministro della Difesa). Della circoscrizione Lazio è Beatrice Lorenzin (ministro della Sanità), mentre eletta in Toscana è Maria Chiara Carrozza (ministro dell’Istruzione). Infine Angelino Alfano (ministro dell’Interno), pur essendo siciliano, è stato eletto in Piemonte. I «toscani» complessivamente sono comunque tre (oltre naturalmente al presidente del consiglio Enrico Letta, pisano): tutta toscana è Maria Chiara Carrozza, perché è nata a Pisa ed è rettore della Scuola Superioe Sant’Anna; ha studiato a Firenze, pur essendo leccese di nascita, il ministro dei beni culturali Massimo BrayCarlo Trigilia, ministro per la coesione territoriale.