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Governo: dopo due mesi ci ritroviamo al punto di partenza
Si parte da un dato di fatto: «A distanza di due mesi le posizioni di partenza dei partiti sono rimaste immutate. Non è emersa alcuna prospettiva di maggioranza di governo». Del resto «nei giorni scorsi è tramontata anche la possibilità di una intesa tra Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico». Spesso, nelle cronache politiche, ci si esercita nel cercare di tratteggiare lo stato d’animo del Presidente Mattarella. Così lo si dipinge a volte come irritato, altre come sorpreso, altre ancora come sconfortato o deluso. Ma non è questione di psicologia. Il Capo dello Stato ragiona sui dati politici effettivi e questi, purtroppo, sono ben sintetizzati nel tweet del Quirinale: dopo due mesi ci ritroviamo al punto di partenza.
Con l’aggravante che in questi due mesi i partiti hanno consumato praticamente tutte le ipotesi che si potevano prendere in considerazione.
Non è inutile ricordare i tentativi compiuti dal Colle per sondare sistematicamente le diverse possibilità. Si è iniziato con due giri di consultazioni con tutti i soggetti in campo compiuti in prima persona dal Capo dello Stato. Poi Mattarella ha affidato un mandato esplorativo al presidente del Senato per verificare l’ipotesi di un accordo tra centro-destra e M5S. Fallito anche questo tentativo, il Quirinale ha assegnato un secondo mandato esplorativo al presidente della Camera per verificare la via di un’intesa tra M5S e Pd, con l’esito ormai noto. Nel frattempo si sono svolte due elezioni regionali – in Molise e in Friuli-Venezia Giulia – e il dibattito pubblico è stato invaso da un profluvio di dichiarazioni in cui è stato affermato tutto e il contrario tutto e in cui i potenziali alleati di un momento sono diventati un momento dopo i più detestabili avversari politici. A fronte di questa situazione, quindi, il Quirinale fa sapere che «il Presidente Mattarella svolgerà nuove consultazioni, in un’unica giornata, quella di lunedì, per verificare se i partiti abbiano altre prospettive di maggioranza di governo».
Un’ultima chiamata, pare proprio di capire. Il Capo dello Stato è sempre pronto a dare credito anche in extremis a un’iniziativa politica che dimostri di avere numeri certi e trasparenti in Parlamento. Manon è difficile immaginare che, nelle consultazioni di lunedì, Mattarella potrebbe per la prima volta verificare in modo esplicito le condizioni necessarie per promuovere un «governo del Presidente».
Una soluzione estrema e niente affatto scontata, che dovrebbe comunque passare per la fiducia delle Camere e quindi trovare il sostegno delle forze politiche. Sostegno il più ampio possibile, se non quasi unanime, visto che chiamerebbe in causa in modo specifico l’autorevolezza e la credibilità del Capo dello Stato. Anche in questo caso, dunque, i partiti dovrebbero assumersi le loro responsabilità e finora non hanno dato segnali molto rassicuranti in questo senso.
Sullo sfondo ci sono scadenze decisive per l’Italia. Dal vertice europeo di giugno alla prossima legge di bilancio, che qualcuno dovrà pur fare almeno per evitare che scatti l’aumento automatico dell’Iva. Soprattutto c’è un Paese che il 4 marzo ha eletto i suoi rappresentanti e avrebbe il diritto di avere da essi un governo nella pienezza delle sue funzioni.