Toscana
GOLPE A SAO TOME E PRINCIPE: CONDANNA UNANIME DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE
Il fulmineo colpo di Stato di ieri mattina nella Repubblica di São Tomé e Principe ha sollevato un coro unanime di condanne giunte, col passare delle ore, da tutto il mondo. La prima a denunciare la gravità di quanto avvenuto è stata la Nigeria, partner commerciale del piccolo arcipelago africano nella gestione delle presunte riserve petrolifere presenti nelle acque circostanti, che non solo ha offerto tutto il proprio sostegno al presidente Fradique de Menezes, ma ha anche lanciato un duro monito ai golpisti: avvisiamo questi avventurieri militari di desistere dalla loro azione e di restituire il potere al governo legittimo.
Ma dalla Nigeria sono arrivate parole che molti commentatori hanno letto come una vera e propria minaccia di intervento militare: qualsiasi atto che metta a rischio la vita e le proprietà dei nigeriani presenti a Sao Tomé riceverà una risposta appropriata. Approfittando dell’assenza di Menezes, che ieri si trovava in visita ufficiale proprio in Nigeria, un gruppo di militari locali in poche ore è riuscito a prendere il potere nella ex colonia portoghese, abitata da poco più di 140 mila persone.
I golpisti, dopo essere riusciti ad ottenere il controllo di alcune strutture ed istituzioni chiave, hanno proceduto all’arresto del premier Maria des Neves e di tutti i ministri presenti nel Paese. L’avvenimento è stato criticato dall’intera comunità internazionale, che in dichiarazioni e comunicati ufficiali ha affiancato la parola condanna con un crescendo di aggettivi.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha condannato fermamente quanto avvenuto, chiedendo il ristabilimento immediato e incondizionato dell’ordine costituzionale. Una condanna veemente è arrivata dalla Comunità dei Paesi di lingua portoghese (Cplp, che oltre a Sao Tomé e Principe raggruppa Angola, Capoverde, Guinea-Bissau, Mozambico, Brasile, Portogallo e Timor Est), dall’Organizzazione internazionale della Francofonia (Oif) e dalla Comunità economica e monetaria degli Stati dell’Africa Centrale (Cemac) che convocherà nei prossimi giorni un summit straordinario per discutere della situazione nell’arcipelago. Dall’Africa sono arrivate anche le critiche dirette del presidente mozambicano Joaquim Chissano, attualmente alla presidenza dell’Unione Africana (Ua), e del suo omologo sudafricano Thabo Mbeki, i quali hanno lanciato un appello urgente perché venga ristabilito l’ordine.