Vita Chiesa

GMG SYDNEY, BARANGAROO; BENEDETTO XVI: NON LASCIATEVI INGANNARE, DIO NON PUO’ ESSERE LASCIATO IN PANCHINA

“Cari amici, la vita non è governata dalla sorte”. “La vostra personale esistenza è stata voluta da Dio, benedetta da lui e ad essa è stato dato uno scopo! La vita non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze”, ma “una ricerca del vero, del bene e del bello”. Lo ha detto oggi il Papa, nel discorso tenuto in occasione della Festa di accoglienza dei giovani sul molo di Barangaroo a Sydney (testo integrale). “Proprio per tale fine – ha aggiunto Benedetto XVI – compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà” e “nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia”. Di qui l’esortazione ai giovani: “Non lasciatevi ingannare” da chi vede “in voi semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità. Cristo offre di più! Anzi, offre tutto!” poiché è “la Verità”, “la Via e pertanto anche la Vita”. Al suo arrivo a Barangaroo, il Papa è stato accolto da un gruppo di giovani aborigeni australiani e da alcuni giovani dell’area del Pacifico che hanno intonato canti indigeni e cantato “Tu es Petrus”. “Di fronte a me vedo un’immagine vibrante della Chiesa universale” ha esordito il Pontefice dando il benvenuto anche ai “non cattolici o non cristiani” perché “nessuno è obbligato a rimanere all’esterno” della Chiesa.

Dopo aver rievocato “quei pionieri – sacerdoti, suore e frati” anche giovanissimi, giunti “a questi lidi” dall’Europa, che con la loro testimonianza di vita hanno costruito “gran parte dell’eredità sociale e spirituale” di oggi e hanno ispirato “un’altra generazione”, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero alla beata Mary MacKillop e al beato Peter To Rot. Il Pontefice si è quindi soffermato sulle “ferite” della terra: “l’erosione, la deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine per alimentare un insaziabile consumismo”, e ha sottolineato “le ferite” della società. Oggi, ha detto, “un veleno” minaccia di “corrodere ciò che è buono, riplasmare ciò che siamo e distorcere lo scopo per il quale siamo stati creati”. Citando “l’abuso di alcool e di droghe, l’esaltazione della violenza e il degrado sessuale”, ha aggiunto: “Vi è anche qualcosa di sinistro che sgorga dal fatto che libertà e tolleranza sono così spesso separate dalla verità”, nella convinzione che “non vi sia una verità assoluta a guidare le nostre vite”. “Il relativismo, dando valore in pratica indiscriminatamente a tutto, ha reso l”esperienza’ importante più di tutto”, ma “le esperienze, staccate da ogni considerazione di ciò che è buono o vero, possono condurre” a “confusione morale”, “indebolimento dei principi”, “perdita dell’autostima e persino alla disperazione”.

“Il compito di testimone non è facile. Vi sono molti, oggi, i quali pretendono che Dio debba essere lasciato ‘in panchina’ e che la religione e la fede, per quanto accettabili sul piano individuale, debbano essere o escluse dalla vita pubblica o utilizzate solo per perseguire limitati scopi pragmatici” ha osservato ancora il Pontefice. “Questa visione secolarizzata tenta di spiegare la vita umana e di plasmare la società con pochi riferimenti o con nessun riferimento al Creatore. Si presenta come una forza neutrale, imparziale e rispettosa di ciascuno” ma “in realtà, come ogni ideologia, il secolarismo impone una visione globale. Se Dio è irrilevante nella vita pubblica, allora la società potrà essere plasmata secondo un’immagine priva di Dio, e il dibattito e la politica riguardanti il bene comune saranno condotti più alla luce delle conseguenze che dei principi radicati nella verità”. “Tuttavia – ha ammonito il Papa – l’esperienza mostra che” quando “Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il ‘bene’ comincia a svanire” e “ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico”.

“Sappiamo riconoscere che l’innata dignità di ogni individuo poggia sulla sua più profonda identità, quale immagine del Creatore, e che perciò i diritti umani sono universali, basati sulla legge naturale, e non qualcosa dipendente da negoziati o da condiscendenza, men che meno da compromesso?”: questo l’interrogativo posto da Benedetto XVI ai giovani, invitati a “riflettere su quale posto hanno nelle nostre società i poveri, i vecchi, gli immigranti, i privi di voce. Come può essere che la violenza domestica tormenti tante madri e bambini? Come può essere che lo spazio umano più mirabile e sacro, il grembo materno, sia diventato luogo di violenza indicibile?”. “Cari amici – ha proseguito il Pontefice -, la creazione di Dio è unica ed è buona. Le preoccupazioni per la non violenza, lo sviluppo sostenibile, la giustizia e la pace, la cura del nostro ambiente sono di vitale importanza per l’umanità. Tutto ciò – ha avvertito – non può però essere compreso a prescindere da una profonda riflessione sull’innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, una dignità che è conferita da Dio stesso e perciò inviolabile”.

Per Benedetto XVI “il nostro mondo si è stancato dell’avidità, dello sfruttamento e della divisione, del tedio di falsi idoli e di risposte parziali, e della pena di false promesse”. “Il nostro cuore e la nostra mente – ha sottolineato – anelano ad una visione della vita dove regni l’amore, dove i doni siano condivisi, dove si edifichi l’unità, dove la libertà trovi il proprio significato nella verità, e dove l’identità sia trovata in una comunione rispettosa. Questa è opera dello Spirito Santo! Questa è la speranza offerta dal Vangelo di Gesù Cristo!”. Di qui l’auspicio conclusivo: “Sia questo il messaggio che voi portate da Sydney al mondo!”.

Sir