Vita Chiesa

Gmg story: «Quel giorno Giovanni Paolo II ci abbracciò tutti»

di Simone Pitossi

Nel 1991 alla Gmg di Czestochowa era un giovane scout. Anche se di lì a poco, la sua vita sarebbe totalmente cambiata. Oggi mons. Gabriele Bandini, 43 anni, è il Rettore del Seminario di Fiesole e responsabile della Pastorale giovanile. Pochi giorni fa, insieme ad una delegazione toscana, è stato in Spagna a preparare la prossima Giornata mondiale della gioventù. Ma quella Gmg in Polonia ha lasciato un segno profondo nel suo cuore. E allora, proviamo a ripercorrere insieme a lui, sul filo dei ricordi, quei giorni di agosto di venti anni fa.

Qual è la prima cosa, il primo sentimento, il primo ricordo che le viene in mente quando pensa a quel momento vissuto nel 1991?

«È stata la prima esperienza alla Gmg in un momento in cui le Giornate della gioventù non erano ancora molto conosciute. Ero inconsapevole di ciò che sarebbe stato: ricordo con tanta emozione l’incontro con tanti giovani».

La scelta della città polacca di Czestochowa ebbe un forte valore simbolico: si trattava della sede di un grande santuario mariano, a cui anche Papa Giovanni Paolo II era molto devoto. E la città si trovava in Polonia, terra natale dello stesso Pontefice, oltre che Paese appena uscito dall’orbita del decaduto regime sovietico. Come vi preparaste a quell’appuntamento?

«All’epoca ero un giovane scout e con il mio gruppo di San Giovanni Valdarno, una ventina, decidemmo di fare a piedi gli ultimi cento chilometri in avvicinamento a Czestochowa. Eravamo attrezzati con le tende e dormivamo lungo il percorso che da Katowice ci portò al Santuario mariano, dove si svolse l’incontro con il Papa. Fu un’esperienza molto intensa e bella».

Com’era la Polonia di allora?

«Mi ricordo questa nazione che, insieme a tutti gli altri paesi l’Est, usciva da un periodo difficile. E c’era un grande senso di attesa per noi, per i giovani che arrivavano da tutto il mondo per incontrarsi con il Papa. Un’immagine che ancora oggi mi colpisce sono le bandiere della Romania con il “buco” al centro: i giovani rumeni avevano tagliato il simbolo del regime comunista dopo la liberazione dalla dittatura di Ceausescu. Un altro ricordo riguarda la generosità e l’accoglienza delle persone: il nostro gruppo di scout non aveva pane e non si riusciva a trovare un panettiere per comprarlo. La notizia si diffuse tra gli abianti del luogo. Così, ad un certo punto, iniziò una processione di bambini e giovani mandati dai genitori a portarci dei pezzi di pane. Dopo la Messa ci invitarono anche ad una colazione comunitaria. L’ultima immagine sono i bambini che, mentre stavamo arrivando a Czestochowa, ci portavano dei mazzi di fiori in segno di accoglienza».

Per la prima volta nella storia delle Giornate Mondiali, il numero di partecipanti superava il milione: i presenti furono infatti oltre un milione e mezzo. Veniva così battuto il precedente record della Gmg di Buenos Aires del 1987. Fu emozionante far parte di un gruppo così imponente di giovani?

«La struttura della Gmg era quella di oggi con le catechesi che precedevano l’incontro con il Papa. L’organizzazione, ovviamente, da allora è migliorata. I polacchi furono sorpresi dalla grande partecipazione di giovani. Ma la sorpresa più grande fu la partecipazione spirituale, nonostante i problemi di organizzazione».

I presenti provenivano da 75 nazioni. Massiccia fu, naturalmente, la presenza dei polacchi ospitanti. Per la prima volta, a questa Giornata Mondiale poterono partecipare anche giovani provenienti dai paesi membri dell’ex Patto di Varsavia. Fu un momento di scambio spirituale ma anche culturale. Com’erano i giovani polacchi?

«Si respirava un grande senso di liberazione, di gioia. Si percepiva, in ogni momento, durante le occasioni di incontri. Tutto era una festa. C’era un senso di aria nuova, di grandi prospettive per il futuro».Il Papa durante la Gmg a Czestochowa disse: «I giovani contano molto, la loro vita è incalcolabilmente preziosa per la vita della Chiesa». Cosa ricorda dei discorsi del Papa?

«Più che i discorsi ricordo i gesti del Papa. Ho impresso nella mente quando Giovanni Paolo II chiamò sul palco una ragazza africana e l’abbracciò in modo paterno e intenso: in quell’abbraccio ci sentivamo rappresentati tutti. Dopo la messa ricordo che il Papa, come era sua abitudine, abbandonò il discorso ufficiale e parlò a braccio invitandoci a essere fuoco e passione».

Lei ha partecipato e, in seguito, organizzato molte altre Gmg che sono seguite. Czestochowa che posto occupa nel suo cuore?

«Sono stato a Denver, Roma e Toronto. Ma Czestochowa ha un posto particolare nel mio cuore, per vari motivi. Innanzitutto perché fu la prima. E poi perché due mesi dopo sarei entrato in Seminario. Aver vissuto quei momenti così intensi costituì un ulteriore stimolo alla strada che avevo deciso di intraprendere. E poi, proprio dopo la Messa del Papa, condivisi con i miei amici quella scelta. Ho ancora una foto appesa in camera che ricorda quel momento».