Vita Chiesa

Gmg, Papa ad autorità, Panama «hub» della speranza. Aprire «canali a misura d’uomo»

«Punto d’incontro dove giovani provenienti dai cinque continenti, pieni di sogni e speranze, celebreranno, si incontreranno, pregheranno e ravviveranno il desiderio e l’impegno di creare un mondo più umano», il ritratto di Panama giovane: «In questo modo sfideranno le miopi vedute a corto raggio che, sedotte dalla rassegnazione, l’avidità, o prigioniere del paradigma tecnocratico, credono che l’unica strada possibile passi per il gioco della competitività, della speculazione, e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole, chiudendo il futuro ad una nuova prospettiva per l’umanità». «Offrendo ospitalità ai sogni di questi giovani – ha assicurato Francesco – Panama diventa terra di sogni che sfida tante certezze del nostro tempo e crea orizzonti vitali, che indicano una nuova consistenza al procedere con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione verso gli altri». «Durante questo tempo saremo testimoni dell’apertura di nuovi canali di comunicazione e di comprensione, di solidarietà, di creatività e aiuto reciproco», ha proseguito il Papa: «Canali a misura d’uomo che diano impulso all’impegno e rompano l’anonimato e l’isolamento in vista di un nuovo modo di costruire la storia». «Un altro mondo è possibile, lo sappiamo e i giovani ci invitano a coinvolgerci nella sua costruzione affinché i sogni non rimangano qualcosa di effimero o etereo, affinché diano impulso ad un patto sociale nel quale tutti possano avere l’opportunità di sognare un domani», ha concluso Francesco: «Anche il diritto al futuro è un diritto umano». Alla fine del suo discorso, il Papa ha citato le parole di Ricardo Mirò, considerato il poeta nazionale panamense, «il quale, cantando alla patria tanto amata, diceva: ‘Perché vedendoti, o Patria, si direbbe / che ti ha formato la volontà divina / affinché sotto il sole che ti illumina / si unisse in te l’umanità intera’».

Essere terra d’incontri. «Ciascuno di voi occupa un posto speciale nella costruzione della nazione ed è chiamato a far in modo che questa terra possa adempiere la sua vocazione di essere terra di convocazione e di incontri; questo implica la decisione, l’impegno e il lavoro quotidiano affinché tutti gli abitanti di questo territorio abbiano l’opportunità di sentirsi attori del proprio destino, di quello delle loro famiglie e dell’intera nazione». È il primo appello del primo discorso del Papa in terra panamense. «È impossibile pensare il futuro di una società senza la partecipazione attiva – e non solo nominale – di ciascuno dei suoi membri, in modo tale che la dignità sia riconosciuta e garantita attraverso l’accesso all’istruzione di qualità e la promozione di un lavoro degno», il monito alle autorità, dal Palazzo Bolivar: «Entrambe queste realtà sono in grado di aiutare a riconoscere e valorizzare la genialità e il dinamismo creativo di questo popolo e, nel medesimo tempo, sono il miglior antidoto contro qualsiasi tipo di tutela che pretenda di restringere la libertà e sottometta o trascuri la dignità di cittadini, specialmente quella dei più poveri». Per tratteggiare il «genio» proprio di queste terre, Francesco ha citato la «ricchezza dei suoi popoli nativi», enumerandoli uno per uno: «Bribri, Buglé, Emberá, Kuna, Nasoteribe, Ngäbe e Waunana, che tanto hanno da dire e da ricordare a partire dalla loro cultura e visione del mondo: ad essi va il mio saluto e la mia riconoscenza». «Celebrare, riconoscere e ascoltare lo specifico di ognuno di questi popoli e di tutti gli uomini e le donne che formano il volto panamense e saper tessere un futuro aperto alla speranza – l’imperativo del Papa – perché si è capaci di difendere il bene comune al di sopra degli interessi di pochi o al servizio di pochi soltanto quando esiste la ferma decisione di condividere con giustizia i propri beni».

Appello contro la corruzione. «Le nuove generazioni, con la loro gioia e il loro entusiasmo, con la loro libertà, sensibilità e capacità critica, esigono dagli adulti, ma specialmente da tutti quelli che detengono un ruolo direttivo nella vita pubblica, di avere una condotta conforme alla dignità e autorità che rivestono e che è stata loro affidata». Nel suo primo discorso il Papa è partito dalle esigenze dei giovani per tratteggiare un identikit esigente del politico e rinnovare il suo appello a lottare contro la corruzione. «Vivere con austerità e trasparenza, nella concreta responsabilità per gli altri e per il mondo», la consegna di Francesco alla classe dirigente del Paese: «Una condotta che dimostri che il servizio pubblico è sinonimo di onestà e giustizia, e il contrario di qualsiasi forma di corruzione». Di qui la necessità di «un impegno, nel quale tutti – incominciando da quanti ci diciamo cristiani – abbiamo l’audacia di costruire una politica autenticamente umana, che ponga la persona al centro come cuore di tutto». Un impegno, quello politico, che «spinge a creare una cultura di maggiore trasparenza tra i governi, il settore privato e tutta la popolazione», ha sottolineato Francesco citando «quella bella preghiera che voi avete per la Patria: ‘Dacci il pane quotidiano: che possiamo mangiarlo nella nostra casa e con la salute degna di esseri umani’».

Un hub della speranza. «In questi giorni Panama non solo verrà ricordato come centro regionale o punto strategico per il commercio e per il transito di persone; si trasformerà in un ‘hub’ della speranza». Ne è convinto il Papa, che nella parte finale del suo primo discorso, dal Palazzo Bolivar, ha descritto alle autorità presenti il clima della Gmg che oggi entra nel vivo con la cerimonia di accoglienza alla Cinta Costera. «Punto d’incontro dove giovani provenienti dai cinque continenti, pieni di sogni e speranze, celebreranno, si incontreranno, pregheranno e ravviveranno il desiderio e l’impegno di creare un mondo più umano», il ritratto di Panama giovane: «In questo modo sfideranno le miopi vedute a corto raggio che, sedotte dalla rassegnazione, l’avidità, o prigioniere del paradigma tecnocratico, credono che l’unica strada possibile passi per il gioco della competitività, della speculazione, e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole, chiudendo il futuro ad una nuova prospettiva per l’umanità». «Offrendo ospitalità ai sogni di questi giovani – ha assicurato Francesco – Panama diventa terra di sogni che sfida tante certezze del nostro tempo e crea orizzonti vitali, che indicano una nuova consistenza al procedere con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione verso gli altri». «Durante questo tempo saremo testimoni dell’apertura di nuovi canali di comunicazione e di comprensione, di solidarietà, di creatività e aiuto reciproco», ha proseguito il Papa: «Canali a misura d’uomo che diano impulso all’impegno e rompano l’anonimato e l’isolamento in vista di un nuovo modo di costruire la storia». «Un altro mondo è possibile, lo sappiamo e i giovani ci invitano a coinvolgerci nella sua costruzione affinché i sogni non rimangano qualcosa di effimero o etereo, affinché diano impulso ad un patto sociale nel quale tutti possano avere l’opportunità di sognare un domani», ha concluso Francesco: «Anche il diritto al futuro è un diritto umano». Alla fine del suo discorso, il Papa ha citato le parole di Ricardo Mirò, considerato il poeta nazionale panamense, «il quale, cantando alla patria tanto amata, diceva: ‘Perché vedendoti, o Patria, si direbbe / che ti ha formato la volontà divina / affinché sotto il sole che ti illumina / si unisse in te l’umanità intera’».

(testo integrale del discorso del Papa)