Vita Chiesa

Gmg Panama, Papa Francesco ai giovani detenuti: Dio non vede etichette e condanne, ma figli

«Il Papa condivide la sofferenza e la speranza di questi giovani e vuole incontrare i giovani che non possono partecipare alla Gmg». È quanto affermato dal direttore ad interim della Sala Stampa Vaticana, Alessandro Gisotti, durante la conferenza stampa che si è svolta questa mattina a Panama nella quale ha fatto il punto sull’incontro di Papa Francesco con i giovani detenuti del «Centro de Cumplimiento de Menores» a Pacora.

Un altro «venerdì di misericordia» lo ha definito Gisotti, accostandolo ai «venerdì di misericordia» di Roma. «Il Santo Padre – ha aggiunto – era visibilmente toccato da questo incontro, quest’ascolto, le parole di questi giovani. È la prima volta nella lunga storia delle Gmg che la liturgia penitenziale ha luogo in un carcere. E la confessione è stato un momento di grazia, dell’amore di Dio che vince il male. Penso che attraverso i gesti e le parole, ma maggiormente con questi gesti, il Papa volesse comunicare a quei giovani che non sono soli e che non sono separati dall’amore di Dio». «Una gioventù – ha concluso – di persone che sono ferite molto profondamente ma che hanno bisogno dell’amore di Dio e penso che Papa Francesco oggi abbia testimoniato loro, e con loro a tutti noi, che nessuno è separato dalla misericordia di Dio, dall’amore di Dio».

Per la prima volta, la tradizionale liturgia penitenziale della Gmg si è celebrata in un carcere. Commentando il passo evangelico di Luca, in cui i farisei e gli scribi si scandalizzano per il comportamento di Gesù,  Francesco ha ricordato  che «mentre quelli si limitavano solo a mormorare», Gesù «accoglie i peccatori e mangia con loro». Sono due prospettive diverse che si contrappongono: «uno sguardo sterile e infecondo – quello della mormorazione e del pettegolezzo – e un altro che chiama alla trasformazione e alla conversione: quello del Signore».

La scelta di Gesù – ha spiegato il Papa – è quella di «stare vicino e di offrire nuove opportunità». Sembra invece più facile, ha aggiunto, «dare titoli e etichette che congelano e stigmatizzano non solo il passato ma anche il presente e il futuro delle persone». «Etichette che, in definitiva, non producono altro che divisione: di qua i buoni, di là i cattivi; di qua i giusti, di là i peccatori». Ma ognuno di noi, ha osservato Francesco, «è molto di più delle sue etichette». «Questo atteggiamento – ha aggiunto il Pontefice – inquina tutto perché alza un muro invisibile che fa pensare che emarginando, separando e isolando si risolveranno magicamente tutti i problemi». «Ci affascina – ha detto il Santo Padre – aggettivare della gente». Ma questa cultura delll’aggettivo, ha affermato, scredita la persona.

Gesù, ha affermato Francesco, rompe anche «il mormorio interiore che emerge in chi, avendo pianto il proprio peccato, e consapevole del proprio errore, non crede di poter cambiare».  Dal Papa anche una forte esortazione: «Aprite la finestra del cuore e guardatelo».

Francesco ha sottolineato infine che alla mormorazione e alla condanna bisogna contrapporre le vie dell’inclusione e dell’integrazione: «Una società si ammala quando non è capace di far festa per la trasformazione dei suoi figli; una comunità si ammala quando vive la mormorazione che schiaccia e condanna, senza sensibilità. Una società è feconda quando sa generare dinamiche capaci di includere e integrare, di farsi carico e lottare per creare opportunità e alternative che diano nuove possibilità ai suoi figli, quando si impegna a creare futuro con comunità, educazione e lavoro».

Le parole di Papa Francesco sono state precedute dalla testimonianza di un giovane detenuto, arrestato nell’aprile del 2016: «Una notte, mentre meditavo, mi sono detto che non tutto era finito perché il mio proposito era grande.  In quel momento ho capito che il Padre mio, Dio, era accanto a me». «Sono grato a Cristo – ha aggiunto – perché ha messo quelle persone sulla mia strada per aiutarmi a concludere gli studi secondari e ottenere questo cambiamento nella mia vita. Ciò che spero, e quel che vedo per me in un futuro, è di diventare uno chef internazionale». «Non ci sono parole – ha concluso – per descrivere la libertà che sento in questo momento».

(testo integrale del discorso del Papa)