Gmg Lisbona 2023
Gmg Lisbona: il Papa incontra gli operatori della carità
“Stare vicini ai più fragili”. È l’ultima raccomandazione del Papa a rappresentanti di alcuni Centri di assistenza e di carità, incontrati nel Centro Paroquial de Serafina, nella terza giornata a Lisbona.
“Stare vicini ai più fragili”. È l’ultima raccomandazione del Papa a rappresentanti di alcuni Centri di assistenza e di carità, incontrati nel Centro Paroquial de Serafina, nella terza giornata a Lisbona. “Tutti siamo fragili e bisognosi, ma lo sguardo di compassione del Vangelo ci porta a vedere le necessità di chi ha più bisogno”, spiega Francesco, nel testo scritto e consegnato: “E a servire i poveri, i prediletti di Dio che si è fatto povero per noi : gli esclusi, gli emarginati, gli scartati, i piccoli, gli indifesi. Sono loro il tesoro della Chiesa, sono i preferiti di Dio! E, tra di loro, ricordiamoci di non fare differenze”. “Per un cristiano, infatti, non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta”, ribadisce il Papa: “Connazionali o stranieri, appartenenti a un gruppo o ad un altro, giovani o anziani, simpatici o antipatici”.
L’esempio citato è quello di “un giovane portoghese vissuto molto tempo da”, Giovanni Ciudad: “Sognava una vita avventurosa e così, da ragazzo, partì da casa in cerca della felicità. La trovò dopo tanti anni e molte avventure, quando incontrò Gesù. E fu così felice della scoperta che decise di cambiare perfino il nome e di chiamarsi, da allora in poi, non più Giovanni Ciudad, ma Giovanni di Dio. E fece una cosa ardita: andò in città e si mise a chiedere l’elemosina per strada, dicendo alla gente: ‘Fate del bene, fratelli, a voi stessi!’. Capite? Chiedeva la carità, ma diceva a quelli che gliela facevano che, aiutando lui, in realtà aiutavano prima di tutto sé stessi! Spiegava, cioè, che i gesti d’amore sono un dono anzitutto per chi li fa, prima ancora che per chi li riceve; perché tutto quello che si accaparra per sé andrà perso, mentre quello che si dona per amore non andrà mai sprecato, ma sarà il nostro tesoro in cielo. Per questo diceva: ‘Fate del bene, fratelli, a voi stessi!’”.
“L’amore non rende felici solo in cielo, bensì già qui in terra, perché dilata il cuore e permette di abbracciare il senso della vita”, ricorda il Papa: “Se vogliamo essere davvero felici, impariamo a trasformare tutto in amore, offrendo agli altri il nostro lavoro e il nostro tempo, dicendo parole e compiendo gesti buoni, anche con un sorriso, con un abbraccio, con l’ascolto, con lo sguardo. Cari ragazzi, fratelli e sorelle, viviamo così! Tutti possiamo farlo e tutti ne abbiamo bisogno, qui e ovunque nel mondo”. “Sapete poi cosa successe a Giovanni?”, le parole rivolte ai bambini: ”Che non lo capirono! Pensavano che fosse matto e lo chiusero in un manicomio. Ma lui non si demoralizzò, perché l’amore non si arrende, perché chi segue Gesù non perde la pace e non si piange addosso. E proprio lì, in manicomio, portando la croce, arrivò l’ispirazione di Dio. Giovanni si rese conto di quanto i malati avessero bisogno di aiuto e, quando finalmente lo lasciarono uscire, dopo alcuni mesi, cominciò a prendersi cura di loro con altri compagni, fondando un ordine religioso: i Fratelli Ospedalieri. Alcuni, però, cominciarono a chiamarli in un altro modo, proprio con le parole di quel giovane che diceva a tutti: ‘Fate-del-bene-fratelli’! A Roma noi li chiamiamo così: i Fatebenefratelli”.