Dossier
Gmg, i volti, le voci, i colori
È stata lunga e intensa questa XX Giornata mondiale della gioventù che si è svolta tra le diocesi della Germania e Colonia, ricca di momenti significativi e indimenticabili, ma anche di piccoli disagi organizzativi come i pasti a volte non distribuiti, i trasporti ferroviari in tilt, le porte chiuse agli stadi, la eccessiva rigidità nella gestione delle folle di pellegrini e anche alla mobilitä dei giornalisti.
Partiti due settimane fa con il loro gruppo, 40, 50 o 100 persone, ritrovati in un 1 milione alla veglia e messa conclusiva con Benedetto XVI sulla spianata di Marienfeld. In aereo, in treno, in bici, qualcuno perfino a piedi con una fiaccola accesa, parrocchie, diocesi, associazioni e movimenti di tutto il mondo hanno scelto ciascuno il proprio modo di recarsi nella terra del Papa. Qui hanno trovato una accoglienza affettuosa e gentile da parte delle famiglie che li hanno ospitati nei gemellaggi tra diocesi tedesche e diocesi del mondo. Perché la prima parte della Gmg è stata così, un avvicinarsi lento alla meta passando attraverso la conoscenza diretta del popolo che li ha accolti e delle sue ricchezze culturali, artistiche ed ambientali, cominciando ad incontrare giovani di altri Paesi e a scambiare emozioni ed impressioni in aggiunta ad indirizzi e-mail e numeri di telefono.
Dopo le tre solenni cerimonie di apertura il 16 agosto (anche a Bonn e Dusseldorf), Colonia vede disseminati per due-tre giorni nelle sue chiese e nelle sue vie, dai nomi linguisticamente ostili, una miriade di piccoli eventi, dai forum per la giustizia e la pace agli incontri ecumenici, dai meeting mondiali di associazioni, movimenti o congregazioni religiose ai laboratori artistici per bambini.
Con l’appuntamento fisso quotidiano delle catechesi dei vescovi, ogni Paese ad ascoltare i propri pastori, ben 43 per i 110.000 italiani presenti, il gruppo più numeroso in assoluto, nonostante gli organizzatori tedeschi tentino ancora di sorvolarne il primato, seppur con cifre alla mano.
Poi arriva Benedetto. Timido e schivo ma emozionato a rimettere piede nella sua Germania da Papa, ha il primo, fugace incontro con i giovani dalla prua di un battello che scivola velocemente sul Reno, trenta secondi, il tempo di uno sguardo, ma una grande scenografia per le televisioni. Giornate importanti, quelle del suo primo viaggio: gli ebrei tedeschi in sinagoga, i politici, i seminaristi, i leader dei 3 milioni di musulmani (di cui oltre 2 milioni di turchi) di Germania.
Eccolo, il momento del grande incontro. Centinaia di migliaia in marcia per la spianata di Marienfeld, 27 km di cammino senza che il fango della pioggia del giorno prima scoraggi i viandanti, seduti in allegra attesa con musiche e coreografie in uno spettacolare scenario. La papa-mobile, il saluto al tramonto, la campana che rintocca il ricordo di Giovanni Paolo, le candele che si accendono, la luna che sale. Il dialogo è cominciato, ci si parla e ascolta a vicenda con un po’ di timore, la notte e’ corta da passare all’addiaccio se l’atmosfera è buona. Il giorno sorge con la maestosità della Messa solenne, 8000 sacerdoti concelebranti, un milione di giovani, i Re Magi che recano doni, da riportare a casa. Appuntamento a Sidney fra tre anni.