Toscana

Gmg, da Toronto un messaggio di speranza

DI SIMONE PITOSSIAffetto e incoraggiamento a continuare sulla strada intrapresa. Così i giovani presenti a Toronto contraccambiano l’amicizia dimostrata loro dal Papa. Questa Giornata mondiale per la Gioventù vuole quindi segnare un punto ancora più avanzato del rapporto che è nato e cresciuto in questi anni tra i giovani e il Santo Padre. A raccontare il clima e i sentimenti dei «papaboys» provenienti da tutti gli angoli del mondo in questa tranquilla e popolosa città canadese della costa atlantica è don Gabriele Bandini, responsabile della pastorale giovanile per la diocesi di Fiesole.

Il giovane sacerdote è a Toronto con un gruppo di giovani diocesani. Insieme a loro ci sono anche altri pellegrini della nostra regione. «Siamo ospitati – inizia a raccontare don Bandini – in una scuola superiore cattolica, la “Father Henry Carr School”, alla periferia nordovest della città. Con noi ci sono anche la gran parte dei giovani provenienti dalle diocesi toscane. C’è stata fatta una grande accoglienza. Anche perché molti in questa zona sono gli italocanadese. Il preside stesso della scuola, incaricato anche di curare l’accoglienza, è di origini italiane e parla correntemente la nostra lingua. Insomma, ci sentiamo come a casa».

All’«Exhibition place» – un grande spazio aperto ed attrezzato della città – si tengono tutte le grandi celebrazioni. «Qui si è svolta – continua – la messa di apertura presieduta dal cardinal Aloysius Ambrozic, arcivescovo di Toronto. Nell’omelia ha sottolineato la bellezza di ritrovarsi insieme nel nome di Gesù. È stata una festa di canti e di colori. Grande gioia poi, quando sugli schermi sono passate le immagini di tutte le Giornate mondiali della gioventù, accompagnate dai diversi inni». Tutto è molto bello e intenso ma diverso rispetto a due anni fa a Roma. «La sensazione – accenna il sacerdote – è che rispetto al 2000 il campo di azione dei giovani sia stato ristretto: tutto si svolge intorno alla grande piazza e all’interno dell’Exhibition Place siamo tutti di noi. Manca un po’ il contatto con la gente che è ridotto agli spostamenti in autobus o metropolitana».

Ma il clima comunque è bello. «Le persone – spiega – sono incuriosite, ci chiedono da dove veniamo, domandano informazioni. Si comincia a respirare insomma l’aria del grande evento: i giovani stanno cambiando la vita quotidiana ordinaria di Toronto. Le vie, le piazze, i luoghi di incontro hanno i colori e le facce dei giovani provenienti da tutte le parti del mondo dall’Africa all’Australia, dall’Asia all’Europa». E i giovani canadesi? «Sono moltissimi – risponde don Bandini – e hanno desiderio di conoscere esperienze di movimenti, gruppi e associazioni ecclesiali diverse rispetto alle loro».

Il mattino è dedicato alla preparazione spirituale con le catechesi e la partecipazione alla Messa. Nel pomeriggio ci sono invece incontri con la città, con spettacoli e feste varie sul tema della Giornata. «Uno degli incontri più belli – sottolinea – è quello tra i giovani italiani e gli immigrati italiani a Toronto».

Ma i «papaboys» cosa si aspettano dal Papa? «La grande amicizia – risponde il sacerdote – che ha sempre dimostrato ai giovani. Ma, considerate le non ottimali condizioni fisiche del Santo Padre, questa volta c’è un desiderio in più. Sono i giovani che vogliono donare qualcosa al Papa: infatti si sono accorti che quando sta in mezzo a loro è come rigenerato. E allora vogliono stargli vicino, incoraggiarlo e sostenerlo in questa compito e fargli sentire il loro affetto».

Il compito che Giovanni Paolo II ha assegnato ai giovani, «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo», è impegnativo. «Si parla spesso – spiega don Bandini – di globalizzazione. Ecco, il tema vuole proprio far prendere coscienza ai giovani che sono importanti e hanno una grande responsabilità per il mondo in cui vivono. È più facile capire tutto ciò in queste occasioni in cui tutte le razze sono rappresentate. Il Papa ha voluto consegnare ai giovani cristiani il compito di portare una speranza e una luce nuova in questo mondo ferito, in modo da poter sconfiggere le tenebre del male, del terrorismo, dell’oppressione, della diseguaglianza. E le “ferite” del mondo sono particolarmente visibili qui in America dove si respirano ancora gli effetti del tragico 11 settembre».Uno dei momenti più commeventi? «La Croce della Gmg portata in processione verso l’altare con i giovani che si protendevano in avanti per toccarla. Queste due assi di legno, nello loro estrema semplicità, sono il simbolo di un cammino che stiamo facendo in questi anni. La Croce è carica ormai di avvenimenti e storie raccolte in giro per il mondo. E per i giovani – conclude don Gabriele Bandini – è una cosa importante: è il segno della salvezza che il Signore ci ha donato».• • Gmg, i discorsi del Papa• Così la Gmg in Toscana• I giovani sono il sale non lo zucchero — DI GAETANO BONICELLI• La preoccupazione del Papa per le sorti del mondo — DI PIER ANTONIO GRAZIANI• La Chiesa tedesca si prepara al 2005• Gmg, la guida e la cordata – DI DOMENICO SIGALINI• Gmg, il programma• La diretta da Toronto di Sat2000• Toronto accoglie i giovani