Toscana
Gmg, da Toronto un messaggio di speranza
Il giovane sacerdote è a Toronto con un gruppo di giovani diocesani. Insieme a loro ci sono anche altri pellegrini della nostra regione. «Siamo ospitati inizia a raccontare don Bandini in una scuola superiore cattolica, la Father Henry Carr School, alla periferia nordovest della città. Con noi ci sono anche la gran parte dei giovani provenienti dalle diocesi toscane. C’è stata fatta una grande accoglienza. Anche perché molti in questa zona sono gli italocanadese. Il preside stesso della scuola, incaricato anche di curare l’accoglienza, è di origini italiane e parla correntemente la nostra lingua. Insomma, ci sentiamo come a casa».
All’«Exhibition place» un grande spazio aperto ed attrezzato della città si tengono tutte le grandi celebrazioni. «Qui si è svolta continua la messa di apertura presieduta dal cardinal Aloysius Ambrozic, arcivescovo di Toronto. Nell’omelia ha sottolineato la bellezza di ritrovarsi insieme nel nome di Gesù. È stata una festa di canti e di colori. Grande gioia poi, quando sugli schermi sono passate le immagini di tutte le Giornate mondiali della gioventù, accompagnate dai diversi inni». Tutto è molto bello e intenso ma diverso rispetto a due anni fa a Roma. «La sensazione accenna il sacerdote è che rispetto al 2000 il campo di azione dei giovani sia stato ristretto: tutto si svolge intorno alla grande piazza e all’interno dell’Exhibition Place siamo tutti di noi. Manca un po’ il contatto con la gente che è ridotto agli spostamenti in autobus o metropolitana».
Ma il clima comunque è bello. «Le persone spiega sono incuriosite, ci chiedono da dove veniamo, domandano informazioni. Si comincia a respirare insomma l’aria del grande evento: i giovani stanno cambiando la vita quotidiana ordinaria di Toronto. Le vie, le piazze, i luoghi di incontro hanno i colori e le facce dei giovani provenienti da tutte le parti del mondo dall’Africa all’Australia, dall’Asia all’Europa». E i giovani canadesi? «Sono moltissimi risponde don Bandini e hanno desiderio di conoscere esperienze di movimenti, gruppi e associazioni ecclesiali diverse rispetto alle loro».
Il mattino è dedicato alla preparazione spirituale con le catechesi e la partecipazione alla Messa. Nel pomeriggio ci sono invece incontri con la città, con spettacoli e feste varie sul tema della Giornata. «Uno degli incontri più belli sottolinea è quello tra i giovani italiani e gli immigrati italiani a Toronto».
Ma i «papaboys» cosa si aspettano dal Papa? «La grande amicizia risponde il sacerdote che ha sempre dimostrato ai giovani. Ma, considerate le non ottimali condizioni fisiche del Santo Padre, questa volta c’è un desiderio in più. Sono i giovani che vogliono donare qualcosa al Papa: infatti si sono accorti che quando sta in mezzo a loro è come rigenerato. E allora vogliono stargli vicino, incoraggiarlo e sostenerlo in questa compito e fargli sentire il loro affetto».