Vita Chiesa

Gmg, catechesi card. Betori: «Un’altra frontiera della missione»

Se davvero l’incontro con Gesù nella fede “è stato per noi un’esperienza di gioia e di bellezza, non possiamo che sentire il desiderio di condividere con altri la notizia di lui, la buona notizia, il Vangelo”. È questo “slancio missionario” che ha permesso al Vangelo di Gesù di “giungere fino a me, in una catena ininterrotta di testimoni, a cominciare dai suoi primi discepoli e poi lungo i secoli della storia della Chiesa. Io ne sono il destinatario che non può considerarsi ultimo, se non vuole assumere su di sé la responsabilità di provocare una frattura in questa catena della testimonianza”. E se un tempo questo compito “lo si poteva pensare come diretto verso regioni che non avevano mai sentito risuonare la parola del Vangelo”, oggi, “si impone un’altra frontiera della missione, collocata accanto a noi, a volte persino nel nostro ambiente sociale e familiare, addirittura nel nostro stesso cuore: è la frontiera della nuova evangelizzazione, in cui c’è da risvegliare una fede assopita, richiamare un Vangelo dimenticato, rendere nuovamente presente la persona di Gesù a suo tempo allontanata”.

Su questa frontiera, ha avvertito il porporato, “non esistono ‘specialisti’, ma ciascuno è responsabile unico di un servizio all’annuncio del Vangelo e non può essere rimpiazzato da altri, qui e ora”. Richiamando il messaggio conclusivo del Sinodo dei vescovi dell’ottobre scorso, dedicato alla nuova evangelizzazione, il cardinale Betori ha chiarito: “L’invito vale per ciascuno di noi: mettersi accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo, che, in modo consapevole o meno, sentono il bisogno di trovare un’acqua capace di appagare la loro sete di verità su se stessi, sul significato della vita e della storia”. Si tratta di “un andare alle periferie dell’esistenza dell’uomo, secondo l’immagine cara a Papa Francesco”. In realtà, ha aggiunto l’arcivescovo, “l’impegno missionario è al tempo stesso impegno a testimoniare un’esperienza viva e credibile dell’amore tra gli uomini. Creare spazi di esperienza di comunione è un presupposto fondamentale dell’annuncio, perché l’interrogativo suscitato dalla parola nel cuore dei nostri interlocutori possa trovare un luogo in cui confrontarsi e scorgere le forme concrete in cui la verità si mostra quale fattore propositivo di una storia nuova per l’umanità”.