Europa

Gmg, 26 novembre. Il Papa ai giovani: siete una gioiosa speranza

Il messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale della Gioventù, che sarà celebrata nelle Chiese particolari il prossimo 26 novembre, sul tema “Lieti nella speranza” (Rm 12,12).

“Come è stato bello il nostro incontro a Lisbona! Una vera e propria esperienza di trasfigurazione, un’esplosione di luce e di gioia!”. Lo scrive il Papa, nel messaggio per la prossima Giornata mondiale della Gioventù, che sarà celebrata nelle Chiese particolari il prossimo 26 novembre, sul tema “Lieti nella speranza” (Rm 12,12). “Lo scorso mese di agosto ho incontrato centinaia di migliaia di vostri coetanei, provenienti da tutto il mondo, riuniti a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù”, ricorda Francesco: “Ai tempi della pandemia, in mezzo a tante incertezze, avevamo nutrito la speranza che questa grande celebrazione dell’incontro con Cristo e con altri giovani potesse realizzarsi. Questa speranza si è realizzata e, per molti di noi lì presenti – me compreso – è andata al di là di ogni aspettativa!”. “Al termine della Messa conclusiva nel Campo della Grazia, ho indicato la prossima tappa del nostro pellegrinaggio intercontinentale: Seoul, in Corea, nel 2027”, si legge ancora nel messaggio: “Ma prima di allora vi ho dato appuntamento a Roma, nel 2025, per il Giubileo dei giovani, dove sarete anche voi pellegrini di speranza”. “Voi giovani, infatti, siete la gioiosa speranza di una Chiesa e di un’umanità sempre in cammino”, l’omaggio del Papa: “Vorrei prendervi per mano e percorrere insieme a voi la via della speranza. Vorrei parlare con voi delle nostre gioie e speranze, ma anche delle tristezze e angosce dei nostri cuori e dell’umanità che soffre”.

La gioia “non è il frutto dell’impegno umano, dell’ingegno o dell’arte. È la gioia che deriva dall’incontro con Cristo”. Spiega ancora il Papa nel messaggio. “La gioia cristiana viene da Dio stesso, dal sapersi amati da lui”, prosegue Francesco, che cita le parole pronunciate da Benedetto XVI nella Gmg di Madrid del 2011: la gioia deriva dalla “certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito nella storia. Sono accettato, sono amato”. E precisava: “In fin dei conti abbiamo bisogno di un’accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. È bene esistere come persona umana, anche in tempi difficili. La fede rende lieti a partire dal di dentro”.

“Viviamo in un tempo in cui per molti, anche giovani, la speranza sembra essere la grande assente”. Denuncia Papa Francesco. “La giovinezza è un tempo pieno di speranze e di sogni, alimentati dalle belle realtà che arricchiscono la nostra vita”, scrive Francesco: “lo splendore del creato, le relazioni con i nostri cari e con gli amici, le esperienze artistiche e culturali, le conoscenze scientifiche e tecniche, le iniziative che promuovono la pace, la giustizia e la fraternità, e così via”. “Purtroppo tanti vostri coetanei, che vivono esperienze di guerra, violenza, bullismo e varie forme di disagio, sono afflitti dalla disperazione, dalla paura e dalla depressione”, l’analisi del Papa: “Si sentono come rinchiusi in una prigione buia, incapaci di vedere i raggi del sole. Lo dimostra drammaticamente l’alto tasso di suicidi tra i giovani in diversi Paesi”. Tra gli esempi utili per vincere la depressione e sperimentare la gioia, il Papa cita il protagonista del film «La vita è bella», “un giovane padre che, con delicatezza e fantasia, riesce a trasformare la dura realtà in una specie di avventura e di gioco, e così regala al figlio “occhi di speranza”, proteggendolo dagli orrori del campo di concentramento, salvaguardando la sua innocenza e impedendo che la malvagità umana gli rubi il futuro”. “Ma non sono solo storie inventate!”, puntualizza Francesco: “È quello che vediamo nella vita di tanti santi, i quali sono stati testimoni di speranza pur in mezzo alle più crudeli cattiverie umane. Pensiamo a San Massimiliano Maria Kolbe, a Santa Giuseppina Bakhita, o ai Beati coniugi Józef e Wiktoria Ulma con i loro sette figli”.

“La speranza cristiana non è facile ottimismo e non è un placebo per i creduloni: è la certezza, radicata nell’amore e nella fede, che Dio non ci lascia mai soli”. “La speranza cristiana non è negazione del dolore e della morte, è celebrazione dell’amore di Cristo Risorto che è sempre con noi, anche quando ci sembra lontano”, assicura Francesco. “Quando la scintilla della speranza è stata accesa in noi, a volte c’è il rischio che venga soffocata dalle preoccupazioni, dalle paure e dalle incombenze della vita quotidiana”, spiega il Papa: “Ma una scintilla ha bisogno di aria per continuare a brillare e ravvivarsi in un grande fuoco di speranza. Ed è la dolce brezza dello Spirito Santo ad alimentare la speranza”. “La speranza è alimentata dalla preghiera”, ricorda Francesco: “Pregando si custodisce e si rinnova la speranza. Pregando teniamo accesa la scintilla della speranza. Pregare è come salire in alta quota: quando siamo a terra, spesso non riusciamo a vedere il sole perché il cielo è coperto di nuvole. Ma se saliamo al di sopra delle nubi, la luce e il calore del sole ci avvolgono; e in questa esperienza ritroviamo la certezza che il sole è sempre presente, anche quando tutto appare grigio”. “Quando le fitte nebbie della paura, del dubbio e dell’oppressione vi circondano e non riuscite più a vedere il sole, imboccate il sentiero della preghiera”, l’esortazione di Francesco, perché “se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora”, come scrive Benedetto XVI nella Spe salvi.

“Prendiamoci ogni giorno il tempo per riposare in Dio di fronte alle ansie che ci assalgono”. E poi il Papa chiede ai giovani di “scegliere uno stile di vita basato sulla speranza”. E fa una “proposta concreta: provate a condividere ogni giorno una parola di speranza” sui social media, dove “sembra più facile condividere cattive notizie che notizie di speranza”. “Diventate seminatori di speranza nella vita dei vostri amici e di tutti quelli che vi circondano”, l’esortazione finale: “A volte la sera uscite con i vostri amici e, se c’è buio, prendete lo smartphone e accendete la torcia per fare luce. Nei grandi concerti, migliaia di voi muovono questi moderni lumini al ritmo della musica, creando una scena suggestiva. Di notte la luce ci fa vedere le cose in modo nuovo, e perfino nell’oscurità emerge una dimensione di bellezza. Così è per la luce della speranza che è Cristo. Da lui, dalla sua risurrezione, la nostra vita è illuminata. Con Lui vediamo tutto in una luce nuova”. “Si dice che quando le persone si rivolgevano a San Giovanni Paolo II per parlargli di un problema – racconta Francesco – la sua prima domanda fosse: ‘Come appare alla luce della fede?’. Anche uno sguardo illuminato dalla speranza fa apparire le cose in una luce diversa. State vicino in particolare a quei vostri amici che magari in apparenza sorridono, ma che dentro piangono, poveri di speranza. Non lasciatevi contagiare dall’indifferenza e dall’individualismo: rimanete aperti, come canali in cui la speranza di Gesù possa scorrere e diffondersi negli ambienti dove vivete”.