Vita Chiesa
Gmg 2019. Giovani italiani ai vescovi: «No a formalismi e rigidità. Sogniamo una Chiesa-famiglia»
Solo tre minuti ai vescovi per presentare la propria riflessione. Poi la parola deve passare ai giovani per un dialogo il più possibile libero e leggero. Nessuna cattedra, nessun moderatore. Tutti hanno diritto di intervenire. Ecco la «catechesi» della Gmg del futuro: si costruisce insieme. Insieme si cercano le risposte. Siamo nella scuola Enrico Fermi a Panama. è qui il «quartier generale» dei giovani italiani che partecipano alla Giornata mondiale della gioventù. è in queste aule e negli spazi della vicina parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe che si stanno svolgendo tra oggi e domani gli «incontri» tra i vescovi italiani e i giovani.
Una catechesi che si trasforma in dialogo. Divisi in 14 gruppi, di una quarantina di persone, ai ragazzi vengono fatti vedere via whatsapp due clip di don Mario Antonelli, vicario per la pastorale giovanile della diocesi di Milano. «Che cosa ci consegna la storia del nostro Paese e a che cosa ci sta chiamando? Quale può essere il sogno di Dio per noi, come giovane Chiesa italiana?». I giovani si fermano. Riflettono in silenzio. Poi divisi in piccoli gruppi, si confrontano. Si mettono a confronto le storie. Alcuni raccontano come hanno incontrato Dio nella loro vita. Parlano del futuro della Chiesa. Vedono che i sacerdoti sono sempre meno e si chiedono cosa possono fare perché la Chiesa possa di nuovo attirare i giovani. Si interrogano sui ragazzi che abbandonano la parrocchia una volta finito il percorso di catechesi e si chiedono cosa possono fare perché ciò non succeda. Dicono di sognare una Chiesa-famiglia, capace di accogliere tutti e conciliare le differenze. E dicono di provare disagio di fronte alle eccessive formalità e rigidità di alcuni sacerdoti.
Alla fine parte un dialogo serrato con i vescovi. Giovani e impegno per il Paese. Nell’aula 6, una quarantina di giovani delle diocesi di Sardegna e Ivre si incontrano con mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura. Anche qui, fin dall’inizio, le etichette cadono e il monsignore» diventa per tutti «don Giovanni». La prima domanda è sull’attualità, sull’impegno dei cattolici in Italia. «C’è qualcuno nel nostro Paese che vuole un ritorno dei cristiani alle catacombe», risponde. «Io non ci sto ad una visione catacombale della Chiesa italiana. Non si tratta di peccare di i ingerenza». Si tratta di «Vangelo che cammina lungo le strade della storia». Nella parrocchia Nostra Signora di Guadalupe, anche il vescovo di Avezzano mons. Pietro Santoro incalza i giovani: «Le vostre storie di fede non sono un ‘io-tù dinanzi ai nostri specchi, ma storie sorprendenti da consegnare attraverso la Chiesa, alla storia del nostro Paese, oggi Paese di ‘rare visionì, sempre più incattivito, rancoroso e frammentato. Siate la generazione raccontata nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo».
Le due ore passano veloci e i ragazzi si incamminano verso la parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe per la Messa con il cardinale Bassetti. è la prima volta nella storia che i giovani italiani possono ritrovarsi tutti insieme in una messa durante una Giornata mondiale della Gioventù. Sono 900 e riescono ad entrare tutti nell’immensa cappella della parrocchia. Il primo pensiero va a Susanna Rufi, la ragazza romana, animatrice dell’oratorio, morta a causa di una meningite fulminante, al ritorno dalla Gmg di Cracovia. «Tendi la mano! forza! La tua vita è fatta per amare, c’è qualcuno che ti aspetta!». È l’incoraggiamento che il presidente della Cei rivolge ai giovani nell’omelia della messa. «C’è bisogno che le nostre mani vengano guarite perché possano imparare ad allargarsi, distendersi: perdere la forma infantile del pugno per assumere quella del palmo».