Vita Chiesa

Gli inni dell Gmg: la colonna sonora di un momento unico

di Marco BenniciIn tutti i documentari che si rispettino c’è sempre un colonna sonora appropriata. Quella delle immagini delle varie Giornate Mondiali della Gioventù sono i suoi inni, realizzati in versione ufficiale nella lingua del paese ospitante. Riascoltarli è aprire il libro della memoria per chi c’è stato e anche per chi le ha vissute solo da lontano. Nove inni per altrettante giornate mondiali. A questi è da aggiungere «Venimus Adorare Eum» l’inno della prossima Gmg. Ancora solo pochi lo conoscono. Sui pulmann di ritorno da Colonia abbiamo ragione di ritenere che sarà in cima alla hit parade di tutti i partecipanti. Il nuovo inno è stato presentato alla giuria del Comitato della Gmg di Colonia ormai più di un anno fa. Tra i requisiti per partecipare un testo collegato al tema della Gmg e una melodia orecchiabile che comunque sappiano rispecchiare la cultura del paese ospitante. Che la musica costituisca un linguaggio universale è risaputo. Che essa possa fornire anche uno strumento per comunicare fede, speranza a carità è argomento su cui si è cominciato a riflettere solo da poco. Nei loro testi e nella loro musica lo fanno sicuramente gli inni delle Gmg. Basta leggerne i titoli e, avendo un po’ di tempo a disposizione, scorrerne i testi. Ma c’è qualcosa di ancora più forte per comprendere pienamente il significato di questi inni. Basta ascoltarli guardando le immagini dei giovani che quelle note le hanno vissute in diretta sotto uno dei nove palchi delle Gmg. Raccontano proprio le tre virtù teologali su cui dovrebbe poggiare il cammino di ogni cristiano. Il primo inno della storia Gmg è stato «Resta qui con noi», targato Gen Rosso. Sebbene contenesse dei riferimenti diretti al momento in cui sarebbe stato fruito non ha faticato molto per acquisire piena dignità di canto liturgico. Quello che probabilmente ha cambiato per sempre la storia della musica cattolica e dei suoi giovani ascoltatori è stato invece «Emmanuel». Entrambi si continuano a cantare. Entrambi continuano a fare emozionare. Gli altri inni sono fatti dello stesso DNA di quelli appena citati. Raccontano la storia di una convocazione, di un incontro. Il Papa che incontra i giovani, i giovani che incontrano Cristo, Cristo che incontra il mondo con tutte le sue ferite. Dietro di essi spesso c’è un lavoro di alta qualità. Ero alla Hope Music School di Frascati (Roma) nel dicembre del 2000, a pochi mesi di distanza dalla GMG di Roma e a pochi mesi di tanti viali pieni di ragazzi che intonavano in tutte le lingue un’unica grande canzone. Ho conosciuto gli autori di «Emmanuel», ho visto come lavorano. Riesco ad immaginare cosa possa significare dare i natali all’inno di una manifestazione di fede e di gioia come sono tutte le Gmg. Questa volta tocca a «Venimus Adorare Eum». Il complemento oggetto è «Emmanuel», nuovamente. Il tema è il cammino dei magi verso Gesù Cristo. Colonia è la città simbolo dei Magi. Le loro reliquie furono fatte portare all’interno del suo Duomo del 1164. Oggi sono venerate da tutti i visitatori della Chiesa Cattedrale della città. Il nuovo inno è uscito dalla penna di Neuss Gregor Linßen. Dietro la scrittura di un inno del genere c’è una mole infinita di lavoro. Devono essere realizzate le partiture per l’orchestra che la suonerà durante le liturgie della Gmg. Deve anche essere tradotta in tutte le lingue perché tutti possano comprendere quello che canteranno.

Questi inni non arriveranno mai in classifica, ammette lo stesso Linßen, qualora questo fosse l’unico metro di valutazione della qualità e della importanza di un pezzo. Sono altri i mezzi di fruizione a cui aspirano. Sono la bocche dei giovani pellegrini e le loro chitarre cotte al sole di un pomeriggio di agosto passato in attesa di incontrare «Eum» insieme al loro Pontefice.