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Gli appelli del Papa alla pace
La guerra in Libano è di fatto iniziata il 12 luglio scorso, con il rapimento, da parte degli Hezbollah, di due soldati israeliani che pattugliavano il confine. Lo stesso giorno l’aviazione israeliana bombardava postazioni Hezbollah in Libano e quest’ultimi cominciavano a lanciare razzi sulla Galilea.
Due giorni dopo, il card. Angelo Sodano, commenta a Radio Vaticana «le notizie preoccupanti» che giungono dal Medio Oriente e riferisce la preoccupazione del Papa per il possibile «degenerare in un conflitto con ripercussioni internazionali». «La Santa Sede afferma Sodano condanna sia gli attacchi terroristici degli uni sia le rappresaglie militari degli altri. Infatti, il diritto alla difesa da parte di uno Stato non esime dal rispetto delle norme del diritto internazionale, soprattutto per ciò che riguarda la salvaguardia delle popolazioni civili. In particolare deplora ora l’attacco al Libano, una Nazione libera e sovrana, ed assicura la sua vicinanza a quelle popolazioni, che già tanto hanno sofferto per la difesa della propria indipendenza. Ancora una volta appare evidente che l’unica via degna della nostra civiltà sia quella del dialogo sincero fra le Parti in causa». E ricorda come il conflitto in atto in Terra Santa tragga origine da «oggettive situazioni di violazione del diritto e della giustizia». Ma che «né gli atti terroristici né le rappresaglie» possono trovare giustificazione.
In quei giorni Benedetto XVI è in Val d’Aosta per un periodo di riposo. Domenica 16 luglio, invitando a «speciali preghiere per la pace», il Papa ribadisce il concetto espresso da Sodano. «Le notizie dalla Terra Santa dice ai 10mila saliti a Les Combes per l’Angelus sono per tutti motivo di nuove gravi preoccupazioni (…). All’origine di tali spietate contrapposizioni prosegue vi sono purtroppo oggettive situazioni di violazione del diritto e della giustizia. Ma né gli atti terroristici né le rappresaglie, soprattutto quando vi sono tragiche conseguenze per la popolazione civile, possono giustificarsi. Su simili strade, come l’amara esperienza dimostra non si arriva a risultati positivi».
Il 20 luglio la sala stampa vaticana fa sapere che, di fronte all’aggravarsi della situazione, il Papa «indice per domenica 23 luglio, una speciale giornata di preghiera e di penitenza». In particolare, Benedetto XVI auspica che «cessi immediatamente il fuoco tra le Parti, si instaurino subito corridoi umanitari per poter portare aiuto alle popolazioni sofferenti e si inizino poi negoziati ragionevoli e responsabili, per porre fine ad oggettive situazioni di ingiustizia». «I Libanesi prosegue il comunicato vaticano hanno diritto di vedere rispettata l’integrità e la sovranità del loro Paese, gli Israeliani hanno diritto a vivere in pace nel loro Stato ed i Palestinesi hanno diritto ad avere una loro Patria libera e sovrana».
Il 2 agosto, in piazza San Pietro, durante l’udienza generale, alla quale partecipavano anche 40 mila ministranti da tutta Europa, Benedetto XVI invita di nuovo a «pregare per la cara e martoriata regione». «I nostri occhi afferma sono pieni delle agghiaccianti immagini dei corpi straziati di tante persone, soprattutto di bambini (…). Desidero ripetere che nulla può giustificare lo spargimento di sangue innocente, da qualunque parte esso venga! Con il cuore colmo di afflizione, rinnovo ancora una volta un pressante appello all’immediata cessazione di tutte le ostilità e di tutte le violenze, mentre esorto la comunità internazionale e quanti sono coinvolti più direttamente in questa tragedia a porre al più presto le condizioni per una definitiva soluzione politica della crisi, capace di consegnare un avvenire più sereno e sicuro alle generazioni che verranno».
Nuovo appello il mercoledì successivo, 9 agosto, in occasione dell’udienza generale nell’Aula «Paolo VI». «In riferimento al tragico conflitto in corso» il Papa ricorda le parole dei suoi predecessori, a partire da Paolo VI all’Onu, nell’ottobre 1965: «Non più gli uni contro gli altri, non più, giammai… Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani». «Di fronte agli sforzi in atto per giungere finalmente al cessate-il-fuoco e ad una soluzione giusta e duratura del conflitto ripeto, con l’immediato mio predecessore Giovanni Paolo II, che è possibile cambiare il corso degli avvenimenti quando «prevalgono la ragione, la buona volontà, la fiducia nell’altro, l’attuazione degli impegni assunti e la cooperazione fra partner responsabili».
Domenica 13 agosto, all’Angelus, da Castel Gandolfo, Benedetto XVI torna a parlare di Medio Oriente, anche all’interno di un’ampia riflessione dedicata alle ferie estive. «Il clima delle ferie afferma non ci fa dimenticare il grave conflitto in atto in Medio Oriente. Gli ultimi sviluppi fanno sperare che cessino gli scontri e che sia prontamente ed efficacemente assicurata l’assistenza umanitaria alle popolazioni. L’augurio di tutti è che finalmente prevalga la pace sulla violenza e la forza delle armi».
Nel giorno dell’Assunta, quando ormai è iniziata la tregua, Benedetto XVI affida a Maria le «ansie dell’umanità per ogni luogo del mondo straziato dalla violenza», unendosi spiritualmente alla celebrazione presieduta in quelle ore nel Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa dal suo inviato speciale, il card. Etchegaray», e a quella nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, presieduta dal nunzio, mons. Antonio Franco.
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