Vita Chiesa

Gli 84 anni di Wojtyla: un Papa al centro della storia

di Silvano Spaccatrosi A 84 anni non cessa ancora di stupire. Nel giorno del suo compleanno un altro suo libro “Alzatevi, andiamo!” si aggiunge agli altri da lui scritti sulla sua esperienza umana e spirituale e all’enorme quantità di documenti del suo magistero. E non basta. Sorprendendo un po’ tutti, annuncia altri viaggi: sicuramente in Svizzera, ai primi di giugno dopo aver incontrato il presidente Bush in Vaticano, e probabilmente a Lourdes ad agosto e a Loreto con l’Azione Cattolica a settembre. Insomma, nonostante gli impedimenti della malattia, il Pontefice continua a stare lì, al centro della storia, anzi soprattutto ora che nuove minacce mettono a rischio la convivenza e la pace tra i popoli. La sofferenza sembra essere diventata per lui un punto di forza, non di debolezza. Perché la fonte a cui attinge è inesauribile: quella stessa fede nell’aiuto di Dio che l’ha portato – operaio, sacerdote, vescovo, Papa – a intersecare un secolo della storia dell’umanità tra i più sconvolgenti: l’affermazione e la caduta del nazismo e del comunismo, lui stesso protagonista non secondario, le speranze attivate dal progetto di una nuova Europa, realmente solidale, ora il terrorismo scatenato da un fondamentalismo islamico che rinnega la misericordia del Dio dei Padri. Eppure quelle 84 candeline illuminano non soltanto il capo di una Chiesa che rappresenta un sesto dell’umanità, ma un punto di riferimento costante per gli uomini di buona volontà che ancora può offrire molto. Uomo di pace, che ancora chiede il dialogo anziché lo scontro. Che confida nel faro della sua vita: Colui che dà la pace del cuore senza la quale ci saranno sempre delle armi pronte a far fuoco.“Aprite le porte a Cristo”, aveva esortato all’i nizio del Pontificato, oltre 25 anni fa. “Alzatevi, andiamo!”, ripete oggi, facendo sue le parole che Gesù rivolge agli apostoli incerti e quasi sopraffatti dallo sconforto.

È la sua strada maestra: fidiamoci del Signore, continua a chiedere, Lui sa dove ci conduce. Per questo, appunto, rappresenta una sponda sicura anche di questi terribili tempi. E per questo non può essere arruolato da nessuna fazione: quella del pacifismo fine a se stesso così come da chi crede che la giustizia possa essere imposta con lo strumento della guerra.

Anche nel nuovo conflitto irakeno, come nel 1991, aveva messo in guardia dalle avventure senza ritorno. Sarebbe troppo facile ribadirlo a George Bush che alla caduta di Saddam Hussein ha legato le speranze di una stagione di inedita democrazia in Medio Oriente. Non servirebbe. Sono la giustizia, il rispetto dei diritti dei popoli – in Iraq, in Israele e Palestina così come in tanti Paesi del mondo in preda a fame e violenza – che aiutano a prevenire i conflitti e non viceversa. Certo, è una strada tutta in salita perché deve far conto sulle energie migliori e sul consenso, ma aiuta a costruire una vera pace.

Dovrebbero intenderlo anche gli europei: stanno accogliendo nella sostanza il suo progetto della “casa comune”, senza le innaturali divisioni del passato. Ma poi dell’Europa dimenticano le radici cristiane, quasi che oltre mille anni di storia fossero trascorsi invano. A rischio, anche in questo caso, di costruire sulla sabbia.

Le 84 candeline illuminano, dunque, una vita spesa al servizio degli altri e segnata, purtroppo anche da una “via crucis” personale. Il Pontefice ammirato per la sua energia fisica, che ha confortato con la sua presenza i cristiani di ogni angolo della terra, ha dovuto accettare una progressiva riduzione della sua mobilità. Sembrava emarginato dalle nuove forze in campo, un anziano che non aveva più molto da dire dinanzi ai nuovi miti: la globalizzazione, il mercato senza freni, la scienza che manomette il mistero della vita. Chiudendo, in una parola, le porte al messaggio di solidarietà di cui è portatore il cristianesimo.

Illusioni e arroganza che mostrano già i propri limiti, mentre lui, Giovanni Paolo II, trova nella sofferenza e nella fede lo spirito per offrire vie d’uscita meno precarie. Oggi, dunque, apre un nuovo spiraglio sul suo cammino personale, che forse non sarà neppure l’ultimo. Ma quel che conta è che noi tutti, senza cedere allo sconforto, possiamo far affidamento ancora su di lui.