Cultura & Società

Giulio Salvadori: Il «poeta di Dio» in odor di beatificazione

di Michele Francalanci

La sua fama non si è diffusa abbastanza quanto meriterebbe una persona del suo spessore. Giulio Salvadori nato a Monte San Savino il 14 settembre 1862 è uno degli intellettuali di spicco della letteratura italiana di fine ‘800 inizi ‘900. Conosciuto anche come il «Poeta di Dio», per la sua particolare devozione e il suo impegno nell’annuncio della fede cattolica in versi artistici e nella vita di tutti i giorni, il suo Paese di origine festeggia dal 14 settembre al 7 ottobre i 150 anni della sua nascita, con un ricco programma di incontri che vede la presenza di ospiti illustri, come il cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola (che il 14 presiede la Santa Messa nella chiesa di Sant’Agostino), il professor Lorenzo Ornaghi, Ministro per i beni e le attività culturali, mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia e il prof. Angelo Bianchi, preside della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua inclinazione verso gli studi umanistici si manifesta fin dai primi anni della sua vita, e si consolida grazie ad amicizie importanti, come quella con lo storico e archeologo Gian Francesco Gamurrini, che riconosce in lui da subito le doti dello scrittore e del letterato invitandolo alla lettura dei classici. La sua fede religiosa invece è alimentata fra gli altri dalla madre Elisa Nenci, che porta spesso i figli al vicino convento delle Vertighe. Qui Giulio troverà l’ispirazione per la stesura di due poesie che scriverà in età adulta, ricordando quelle uscite dell’infanzia.

Quarto di una famiglia di sette figli, nel 1875 si trasferì con i suoi a Roma, per via delle difficoltà economiche incontrate dal padre Bernardo, commerciante di professione. Per il giovane Giulio la residenza nella capitale offrì la migliore opportunità per lo sviluppo delle sue doti letterarie. Strinse amicizia con D’Annunzio, Scarfoglio, Pascarella e iniziò a collaborare alla Cronaca Bizantina, la rivista letteraria più celebre e raffinata dell’Italia di fine secolo. Un suo sonetto venne elogiato dal Carducci e dal ricchissimo epistolario custodito nella sua città natale da un gruppo di laici del Centro studi e documentazione «G. Salvadori», emerge come egli entrò in contatto con i personaggi più noti del periodo: Capuana, Fogazzaro, Pascoli, Papini, Perosi, Gentile… Il periodo della Cronaca Bizantina rappresentò però per Giulio Salvadori anche il momento più critico della sua vita spirituale. La rivolta contro la cultura romantica, condotta dai redattori della rivista, fu anche una ribellione contro i valori cristiani. Nel 1884 ottenne l’insegnamento di letteratura italiana nel liceo di Ascoli Piceno. Qui dopo una forte passione d’amore ritrovò anche la fede, l’anno successivo. La sua vita fu quindi interamente dedicata alla sua passione per lo studio, che cercò di trasmettere anche ai suoi studenti con generosa disponibilità e spirito di servizio, e la sua stessa spiritualità si concretizzò in una continua dedizione allo svolgimento di opere di bene, carità e amicizia. Numerose furono in quel periodo le sue opere e pubblicazioni. Nel 1889 uscì la sua prima raccolta di canti religiosi, il Canzoniere Civile, si iscrisse al Terz’Ordine Francescano, e nel 1894 nacque con il suo appoggio l’«Unione per il bene», formata da persone di ogni fede e cultura, ma tutte desiderose di un rinnovamento morale della società.

Fu professore di Letteratura italiana all’università «La Sapienza» e preside della Facoltà di lettere e filosofia dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché revisore per volere del Papa Pio X dei testi del Catechismo insegnato e divulgato tutt’oggi nelle stanze delle parrocchie d’Italia e del mondo, come testimonia una lettera scritta dal segretario della commissione Mons. Pietro Benedetti a Padre Cordovani. Quando le ultime bozze del catechismo furono pronte, nel 1912, il segretario ricordò al Pontefice «esser quello il momento di passare il testo a qualche letterato esperto e sicuro che ne rivedesse la forma, lo stile, la lingua. Il Papa pensò un pochino poi disse: – Ci vorrà un professore, anzi professorone che conosca proprio bene l’italiano. Ecco: andate in nome mio da Giulio Salvadori. Lo conoscete? Risposi che era nostro vicino a Piazza Navona… Andate, portategli il testo e ditegli che mi faccia la carità di rivederlo come può e sa far lui. Si tratta di un’opera buona. Ci vuole un buon letterato, che sia anche un buon cristiano: e quello lì è un santo».

Bastano queste parole pronunciate dal Santo Padre, per comprendere la levatura della sua persona, sia dal punto di vista intellettuale che spirituale, e per capire perché è in corso nei suoi confronti la causa di beatificazione. E adesso Monte San Savino cerca di tenere alta la conoscenza e la diffusione della sua figura con i festeggiamenti dei 150 anni della sua nascita.