Cultura & Società

GIUBBI, LE PROVE DELL’INNOCENZA

Sabato 14 giugno, a San Miniato, è stato presentato il volume contenente la relazione finale della Commissione di studio istituita dall’attuale vescovo, mons. Edoardo Ricci, per studiare la figura del suo predecessore Ugo Giubbi protagonista suo malgrado di vicende dolorosissime. Come è noto, il 22 luglio 1944 una cinquantina di persone rimase uccisa nella cattedrale di San Miniato in seguito ad un’esplosione sulla cui natura ancora non sembra esservi concordanza di opinioni: fu subito detto che si trattava di una carica esplosiva fatta brillare deliberatamente dai militari tedeschi per uccidere quella gente, ma ora sta prendendo corpo l’ipotesi che si sia trattato di uno o più proiettili d’artiglieria, probabilmente alleati (il fatto avvenne proprio nel corso di un cannoneggiamento); in ogni caso, al di là di questa discussione (la Commissione non ha espresso pareri in materia, perché non di sua pertinenza), dato che il ricovero in duomo di quelle persone era stato concordato dal vescovo con il comando germanico, si sparse subito la diceria che egli fosse a conoscenza delle intenzioni stragiste dei Tedeschi e che le condividesse: a nulla valsero le conclusioni di una commissione d’inchiesta appositamente istituita dall’amministrazione comunale democratica che, pur addebitando ai Tedeschi la responsabilità della strage, definì l’operato del clero sanminiatese, e dunque anche del vescovo, in quei frangenti «superiore ad ogni elogio»: l’immagine del vescovo collaborazionista divenne un luogo comune negli anni della «guerra fredda» ed ha finito per diffondersi e radicarsi ben oltre i confini di San Miniato.La Commissione storica ha accertato la totale estraneità del Giubbi alla strage.

Giubbi, ecco le prove dell’innocenza