Vita Chiesa

GIOVANNI PAOLO II: VIA CRUCIS PER LE VITTIME DELLE GUERRE

Quanti uomini «stanno rivivendo nella loro carne il dramma del Calvario». Alla via crucis del venerdì santo, il pensiero di Giovanni Paolo II è andato alle vittime della violenza e delle guerre ed in particolare agli adulti e ai «bambini innocenti» che muoiono «per fame e per stenti». Il Papa, un po’ affaticato dagli impegni del triduo pasquale, è rimasto pressoché immobile nella preghiera ma determinato e attento nel seguire lo svolgersi degli eventi. Ma la termine del rito, al momento di saluto, invece di leggere il testo distribuito alla stampa, ha parlato a braccio, con forza, citando più volte in latino, «ecco il legno che salva il mondo».Una via crucis a cui hanno preso parte soprattutto persone comuni, con i vestiti tradizionali, colorati e festanti, ma rappresentative dei drammi contemporanei: una famiglia irachena; tre laici provenienti dall’Africa, continente dimenticato per il quale il Papa ha lanciato nei giorni scorsi un appello; la vedova e il figlio di Carlo Urbani; il medico ucciso dal virus Sars che lui stesso aveva individuato; i frati francescani custodi della Terra Santa. Wojtyla ha ricordato «quanto numerose sono le vie crucis dimenticate!», pensando «alle tragiche immagini di violenza, di guerre e di conflitti, che quotidianamente ci giungono da tanti luoghi», all’angoscia e al dolore di «individui e di popoli d’ogni continente».«Possiamo restare indifferenti dinanzi a questo lancinante grido di dolore che si leva da tante parti del Pianeta?», si è chiesto il Papa. Un pensiero alla drammatica attualità l’aveva avuto anche nella preghiera iniziale, ricordando le «tante vittime dell’odio, della guerra e del terrorismo». Giovanni Paolo II ha pregato perché «il corso degli eventi del mondo» si svolga secondo la volontà di Dio «nella giustizia e nella pace».Anche nella scelta dei testi delle meditazioni, scritte da Wojtyla stesso nel ’76, il papa ha tenuto conto dell’attualità: la Terra, «un grande pianeta di tombe», Maria «che ha tanto pagato», l’uomo davanti all’indifferenza e alla carità. Sono le parole scritte per la Via Crucis nel 1976, dall’allora cardinale Karol Wojtyla in occasione degli esercizi spirituali fatti dalla Curia romana insieme a Paolo VI. Allora fu un’occasione quasi intima; quest’anno, Giovanni Paolo II ha deciso di usare le sue riflessioni in maniera pubblica e planetaria per la Pasqua dell’anno della guerra in Iraq. Un testo che «era ed e’ tragicamente attuale».«La terra – scrive Wojtyla nell’ultima stazione, nel passaggio più forte della Via Crucis – è diventata un cimitero. Quanti uomini, tanti sepolcri. Un grande pianeta di tombe… tra tutte le tombe sparse sui continenti del nostro pianeta, ce n’è una nella quale il Figlio di Dio, l’uomo Gesù Cristo ha vinto la morte con la morte. ‘O mors. Ero mors tua’». Nella preghiera iniziale per la Via Crucis del 2003, il Papa chiede aiuto alla Madonna: «Con noi è anche Santa Maria. Ella fu sulla vetta del Golgota quale Madre del figlio morente, Discepola del Maestro di verità, nuova Eva presso l’albero della vita. Donna del dolore ‘associata all’Uomo dei dolori che ben conosce il patire’. Figlia di Adamo, sorella nostra, Regina della Pace, Madre di misericordia, ella è china sui suoi figli, ancora esposta a pericoli e affanni, per vederne le sofferenze, udire il gemito che si leva dalla loro miseria, per recare conforto e ravvivare la speranza della pace».

E’ stato il cardinale vicario Camillo Ruini a portare la croce nella prima e seconda stazione, seguito poi da una donna colombiana nella terza e nella quarta. Tre laici provenienti dal continente africano, uno della Liberia, uno della Sierra Leone e una dell’Egitto, hanno sostenuto la croce rispettivamente alla quinta, alla sesta e alla settima stazione. L’ottava e la nota stazione sono state seguite dai frati francescani della Custodia di Terra Santa, mentre i familiari del dottor Carlo Urbani, in nome di Medici senza Frontiere hanno portato la croce alla decima e undicesima. Infine, una famiglia irachena ha sostenuto la croce nelle due penultime stazioni, mentre il papa ha portato la croce nella quattordicesima stazione. Due giovani della diocesi di Roma, infine, hanno sostenuto le torce ai lati della Croce.