Vita Chiesa
Giovanni Paolo II va oltre la storia
Mentre nella preghiera faccio memoria delle immagini e delle sensazioni che abbiamo vissuto intorno al nostro amato Papa Giovanni Paolo II, fino al culmine solenne e sobrio della Messa esequiale, riecheggia nel mio cuore una Parola antica: «Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà» (Is 11,1-5).
All’improvviso comprendo che ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato con stupore in questi giorni è una vera e propria «rivelazione». Non si tratta di un avvenimento storico, né di un fatto epocale, né di un accadimento eccezionale, e neanche di un fenomeno mediatico. Ma di un evento che è oltre la storia, al di là e al di qua di essa: un evento meta-storico, che ci sta davanti come una visione: «Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà (…) Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare» (Is 11,6-9). Dove la profezia messianica trascolora, in una significativa ed inesorabile dissolvenza, i tratti vigorosi del papa slavo e l’immagine inedita dei grandi della terra, che siedono vicini gli uni accanto agli altri, con lo sguardo e il cuore convergenti verso un unico punto, nel quale scambiarsi il segno di pace.
È un evento oltre la storia, che ne esprime le più profonde attese, che ne illumina il processo e il cammino, che attinge allo stesso modo all’origine e al fine di essa, e ne è il segreto e la verità. È un evento che sta fuori delle coordinate di spazio e tempo, di causa ed effetto, del prevedibile e del progettabile, che pure sono la storia; che supera i nostri giudizi e pregiudizi, che sovrasta i nostri criteri e si impone con la forza della Verità.
Ciò che abbiamo contemplato è l’irrompere della luce divina nel nostro quotidiano esistere, e rimane davanti ai nostri occhi e nella nostra memoria come un richiamo eterno e presente per sempre, una parola di speranza, una tensione positiva. Come una promessa di Dio: è possibile! Per questo sento che ogni considerazione che si impadronisce di questo evento meta-storico e che lo rimpicciolisce nelle nostre prospettive di parte, ne tradisce il messaggio, ne fallisce il senso: ciò che è avvenuto non rientra nel percorso mentale del «se . Allora», non si rivela come qualcosa che per essere vero deve avere dei risultati riconoscibili e delle conseguenze efficaci. Perché quello di cui tutti siamo stati sia testimoni che protagonisti, è la parabola evangelica della storia, è la visione apocalittica, cioè la rivelazione, di ciò che certamente sarà, ma non sappiamo quando.