“Con profonda tristezza seguo le drammatiche vicende della Liberia e della regione settentrionale dell’Uganda. Faccio appello all’impegno di tutti affinché quelle care popolazioni africane ritrovino pace e sicurezza, e non venga loro negato il futuro a cui hanno diritto. Esprimo inoltre la mia vicinanza alle Chiese locali, duramente colpite nelle persone e nelle opere, mentre incoraggio i Pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza”. È l’appello rivolto questa mattina da Giovanni Paolo II, al termine dell’udienza generale, all'”impegno di tutti” per la pace e la sicurezza in Liberia e Uganda. La Liberia è in crisi dall’aprile 1980. Il 17 giugno scorso il governo e la guerriglia liberiani, riuniti in Ghana, avevano raggiunto un accordo di tregua che avrebbe dovuto portare entro 30 giorni a un accordo di pace definitivo. L’intesa però è saltata e i combattimenti sono ripresi su larga scala. Nel nord Uganda, invece, la guerriglia dell’esercito di resistenza del Signore (Lra) imperversa da anni, colpendo soprattutto la popolazione civile. Negli ultimi mesi l’Lra ha intensificato le sue attività, compiendo razzie, uccisioni e rapimenti di giovani nei villaggi indifesi.Durante l’udienza generale il Papa era tornato sul tema della presenza di Dio nella storia. “Il Signore non è un sovrano distante dalle sue creature, – ha detto – ma è coinvolto nella loro storia, come Colui che propugna la giustizia, schierandosi dalla parte degli ultimi, delle vittime, degli oppressi, degli infelici”.“Non siamo abbandonati a noi stessi ha ammonito Giovanni Paolo II commentando il salmo 145 -, le vicende delle nostre giornate non sono dominate dal caos o dal fato, gli eventi non rappresentano una mera successione di atti privi di senso e meta”. L’uomo, quindi, “si trova di fronte ad una scelta radicale tra due possibilità contrastanti”: cedere alla “tentazione” di “confidare nei potenti”, adottando “i loro criteri ispirati alla malvagità, all’egoismo e all’orgoglio” (per finire poi nella “disperazione”), o all’opposto scegliere “la via della fiducia nel Dio eterno e fedele”, che significa “condividere le scelte” di Dio, “fondarsi sulla solidità incrollabile del Signore, sulla sua eternità, sulla sua potenza infinita”. Di qui l’invito del Papa a praticare lo “spirito delle Beatitudini”, che consiste nel “vivere nell’adesione al volere divino, offrire il pane agli affamati, visitare i prigionieri, sostenere e confortare i malati, difendere e accogliere gli stranieri, dedicarsi ai poveri e ai miseri”, preparandosi così al “giudizio finale, che suggellerà la storia”.Sir