Il “silenzio di Dio” non indica “un’assenza” dalla storia, ma è “il giudizio divino sul male”, da cui il Signore però “fa sorgere un mondo nuovo”, un “futuro di pace e di felicità”. Lo ha detto oggi il Papa, che nella consueta udienza settimanale è sembrato riferirsi indirettamente alla guerra in Iraq, quando commentando il Cantico di Isaia ha fatto notare che “la storia non è in mano al fato, al caos, o alle potenze oppressive: l’ultima parola spetta al Dio giusto e forte”. Il Dio del Vecchio Testamento, ha ricordato il Pontefice, “ha liberato il suo popolo dalla schiavitù egiziana” e viene dipinto “come un prode, come un guerriero”, che “semina il terrore tra gli avversari, che opprimono gli altri e commettono ingiustizia”. “Col ritorno degli Ebrei dalla deportazione di Babilonia ha aggiunto sempre interpretando le immagini bibliche – si sta per compiere un nuovo esodo e i fedeli devono essere certi che la storia non è in mano al fato, al caos, o alle potenze oppressive: l’ultima parola spetta al Dio giusto e forte”. Poi il Santo Padre è tornato sul tema del silenzio di Dio, già oggetto di un’altra sua recente catechesi: “Il silenzio divino ha osservato è spesso motivo di perplessità per il giusto e di scandalo, come attesta il lungo libro di Giobbe. Tuttavia non si tratta di un silenzio che indica un’assenza, quasi che la storia sia lasciata in mano ai perversi e il Signore rimanga indifferente e impassibile. In realtà, quel tacere sfocia in una reazione simile al travaglio di una partoriente che s’affanna, sbuffa, urla. E’ il giudizio divino sul male, raffigurato con immagini di aridità, distruzione, deserto, che ha come meta un risultato vivo e fecondo”.In realtà, ha sottolineato infatti in Pontefice commentando il Cantico di Isaia nella consueta udienza settimanale, “il Signore fa sorgere un mondo nuovo, un’era di libertà e di salvezza, rendendo possibile continuare a confidare in Dio e nel suo futuro di pace e di felicità”. Il Papa ha fatto poi un nuovo accenno implicito alla tragica situazione internazionale, quando ha affermato che “scoprire, con gli occhi della fede, questa presenza divina nello spazio e nel tempo, ma anche in noi stessi, è sorgente di speranza e di fiducia, anche quando il nostro cuore è turbato e scosso”. Il tema del silenzio di Dio è tornato anche alla fine della catechesi, nel saluto ai pellegrini polacchi: Dio “è ininterrottamente presente e agisce nella storia umana”, ha detto il Papa, e “anche quando sembra tacere davanti all’oppressione, l’ingiustizia o ogni altro male che tocca l’uomo, non cessa di amarlo e gli viene in aiuto sempre, se l’uomo si rivolge a lui con fiducia”. “Anche all’uomo credente, soprattutto se porta il peso di un’esperienza dolorosa ha ammesso Giovanni Paolo II può sembrare che Dio taccia. Perfino i santi mistici hanno vissuto questo stato che San Giovanni della Croce ha chiamato notte oscura dell’anima’. Il profeta Isaia insegna che chi nonostante tutto con fiducia crede che Dio è vicino e opera, potrà sopravvivere al tempo di prova e con gioia ringrazierà Dio per il suo costante amore che libera da ogni male”. Sir