Toscana
GIOVANNI PAOLO II, IL ROSARIO PER INVOCARE LA PACE
La recita quotidiana del Rosario per invocare la pace. E’ quanto ha chiesto il Papa domenica 29 settembre durante la recita dell’Angelus «ai singoli, alle famiglie, alle comunità cristiane», annunciando anche che «per dare forza a questo invito» sta preparando «un documento, che aiuti a riscoprire la bellezza e la profondità di questa preghiera». «Penso alle nazioni – ha detto il Papa -, ma anche alle famiglie. Quanta pace verrebbe assicurata nei rapporti familiari, se si riprendesse la recita del Santo Rosario in famiglia!»
Per Giovanni Paolo II «Siamo davanti a una situazione internazionale gravida di tensioni, a tratti incandescente. In alcuni punti del mondo dove lo scontro è più forte – penso in particolare alla martoriata terra di Cristo – si tocca con mano che a poco valgono i tentativi della politica, pur sempre necessari, se gli animi restano esacerbati e non si è capaci di un nuovo sguardo del cuore per riprendere con speranza i fili del dialogo. Ma chi può infondere tali sentimenti, se non Dio solo? E’ più che mai necessario che a Lui salga da tutto il mondo l’invocazione per la pace. Proprio in tale prospettiva, il Rosario si rivela preghiera particolarmente indicata. Esso costruisce la pace anche perché, mentre fa appello alla grazia di Dio, depone in chi lo recita quel germe di bene, dal quale si possono sperare frutti di giustizia e di solidarietà nella vita personale e comunitaria».
«Il Rosario – ha spiegato il Papa – è un percorso di contemplazione del volto di Cristo compiuto – per così dire – con gli occhi di Maria. E’ pertanto una preghiera che si radica nel cuore stesso del Vangelo, resta in piena sintonia con l’ispirazione del Concilio Vaticano II ed è in perfetta linea con l’indicazione che ho dato nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte: è necessario che la Chiesa “prenda il largo” nel nuovo Millennio ripartendo dalla contemplazione del volto di Cristo.