Nonostante il maltempo migliaia di fedeli hanno assistito ieri sera alla Via Crucis al Colosseo, presieduta da Giovanni Paolo II. Da secoli il Colosseo ospita, in forme diverse, le tappe della “via dolorosa”, e da Paolo VI in poi i papi hanno ripreso la tradizione di questo antico rito, nel suggestivo scenario del monumento che, forse erroneamente, viene associato all’idea del martirio dei cristiani. Seppur malato, papa Wojtyla non ha rinunciato a questo appuntamento che ha seguito seduto sulla sua sedia mobile sulla terrazza del Palatino, dalla quale ha sostenuto la croce per l’ultima “stazione”, la quattordicesima. Lo hanno aiutato nel portare il legno, tra gli altri, una ragazza di Madrid, una famiglia di romani, il suo vicario per la città di Roma, cardinale Camillo Ruini, una suora del Burundi, un frate francescano della Custodia di Terra Santa. Le meditazioni che accompagnano ogni tappa erano state affidate quest’anno dal Papa a un monaco cistercense, ex abate e eremita, il belga padre Jacques André Louf. Giovanni Paolo II è stato concentrato e assorto nel seguire le meditazioni proposte dall’eremita, che sottolineano da una parte la solitudine di Gesù di fronte alle prove che affronta nelle ultime ore della sua vita, ma dall’altra come la sua solitudine produca “comunione”, con Dio, con quanti soffrono con lui, con il cireneo che lo aiuta a portare la croce, con il buon ladrone che ne riconosce l’innocenza. (Ansa)