Quando era ancora in culla, suo padre Nello – allora segretario della Biblioteca Vaticana – pubblicava l’edizione critica dell’epistolario di Giuseppe Toniolo. La figura dell’economista cattolico è dunque familiare a Giovanni Maria Vian, 60 anni, dall’autunno 2007 direttore dell’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede: «In casa ho spesso sentito parlare di quell’uomo, perché oggetto delle ricerche di papà» confida a «Toscana Oggi». Vian definisce il prossimo beato un «grande cattolico, che parla a tutti, anche a chi cattolico non è».Toniolo fu, prima di tutto, sposo e padre. Significativo il suo carteggio con Maria Schiratti: negli scritti dell’una e dell’altro emerge la consapevolezza di come il loro sia un rapporto a tre, dove il terzo protagonista è Dio. Potrebbe essere oggi utilizzato per la preparazione dei fidanzati al matrimonio «Direi di sì. La Chiesa fa bene a proporre ai fedeli – e non solo a loro – figure di quei laici cattolici che, come Toniolo o, più di recente, Bachelet, hanno avuto una vita pubblica intensa, e, nel contempo, sono stati mariti, padri, nonni esemplari».Toniolo fu padre di sette figli. Su di loro esercitò una paternità spirituale molto forte. Oggi l’educazione alla fede è spesso affidata agli specialisti. In casa la si fa poco «Credo di sì. Non ho esperienza diretta: sono vedovo, senza la fortuna di avere avuto figli. Ma da quello che osservo, purtroppo il ruolo della famiglia sembra essersi molto indebolito. Anche nell’educazione cristiana».Oggi la famiglia Toniolo potrebbe essere socia dell’Associazione famiglie numerose. Allora l’apertura alla vita, la scelta di essere in tanti in casa, non faceva notizia. Ai nostri tempi molto di più. Quali le ragioni?(ride)« È vero. Un tempo le famiglie erano molto più numerose. Soprattutto nel mondo contadino. Penso alla famiglia Roncalli: tredici figli, di cui il quarto, Angelo Giuseppe, divenne papa con il nome di Giovanni XXIII. Questa realtà era espressione di una fiducia nel futuro che oggi sembra essersi un po’ appannata. Non negli immigrati, per fortuna: loro – ancora oggi – considerano i figli una ricchezza non solo economica, ma anche morale, spirituale».Monsignor Domenico Sorrentino, postulatore della causa di beatificazione di Giuseppe Toniolo, ha definito il venerabile «l’economista di Dio». In tempi in cui sono gli spread a condizionare la politica, cosa potrebbe dire Toniolo a economisti e politici?«Cosa direbbe Toniolo? Che l’economia è materia troppo importante per essere lasciata solo agli economisti, né deve dipendere esclusivamente da proprie leggi: va soggetta a un’etica. Lo ripete di continuo Benedetto XVI, che come i suoi predecessori è attentissimo a questi temi».E ai laici cattolici impegnati in politica?«Toniolo visse in un periodo delicato: quello della Questione romana e del Non expedit (poi attenuato da Pio X, un grande papa riformatore, senza alcuna nostalgia temporalista, forse perché nato sotto l’Austria e non sotto lo Stato pontificio, come quasi tutti i suoi predecessori più vicini). I laici cattolici erano sospesi tra la partecipazione e la non partecipazione alla vita politica. Lo stesso Toniolo si trovò stretto tra i cattolici intransigenti e chi invece avrebbe con le sue posizioni disatteso le indicazioni della gerarchia, come Romolo Murri. In questa situazione egli decise di puntare più sull’impegno sociale che su quello in politica, offrendo il proprio contributo di idee alla formazione di una visione cristiana necessaria per leggere le vicende del mondo. Oggi, probabilmente, continuerebbe a spendersi in questo impegno culturale. E sarebbe importante. Con la fine della Democrazia cristiana, i cattolici si trovano in diversi schieramenti. Dovrebbero almeno ritrovarsi sul piano culturale, in alcune battaglie comuni. Consapevoli di essere – come ama dire papa Benedetto XVI – una minoranza creativa. Ma non per questo intimorita. Poi se si riuscissero a trovare sbocchi politici anche più efficaci, tanto meglio».