Vita Chiesa
Giovani uniti per l’Europa
Le emozioni sono molteplici. Roberta fra quindici giorni si sposa ma oggi è qui: non ha potuto partecipare all’organizzazione e si è ritagliata questa giornata di condivisione per esserci fino in fondo. Gabriella e Grazia sono due signore convinte di assistere a un momento storico e vorrebbero poter raccontare ai nipotini: «quel giorno io c’ero». Francesca ha 10 anni e scrive: «Volevo andare a Stoccarda, però è andata mia zia e non vedo l’ora che torni e mi racconti tutto». Anna di Firenze esce commossa: «Non riesco a trattenere le lacrime nel vedere che tanti giovani si sentono uniti tra loro e con i loro fratelli di tutta Europa».
Francesca dagli occhi azzurrissimi ed Emanuele dal sorriso contagioso dichiarano: «È un momento di comunione con altre realtà ecclesiali, altri movimenti, altri carismi; un arricchimento che ci fa conoscere nella Chiesa altre realtà finora non conosciute adeguatamente. Noi del Movimento Giovanile Costruire speriamo di aver portato un contributo sia pur piccolo alla giornata di oggi». E Silvia Morsan della Comunità di S. Egidio: «È bello soprattutto perché si vede possibile contribuire alla costruzione di un’Europa che abbia un’anima». Elisa del Rinnovamento dello Spirito ha partecipato al coro dai colori dell’arcobaleno che era espressione dei vari movimenti: «Ci siamo incontrati nelle parrocchie in mezzo a mille problemi – racconta – ma poi alla fine si appianava tutto. Anche stamani per la prima volta davanti ai microfoni è stata dura, però ugualmente bello». Accanto a lei i due figli piccoli e buonissimi: «I bimbi sono attratti dai canti e dalle danze» spiega la mamma sorridendo. «È stato bello lavorare insieme – dichiara Serena Perini dell’Associazione Papa Giovanni XXIII – Il Movimento dei Focolari si è fatto carico della maggior parte dei doveri; noi abbiamo contribuito alla tavola rotonda con la testimonianza di una ragazza rumena in rappresentanza delle tante che vengono rapite o ingannate per essere avviate al commercio sessuale».
Una testimonianza sui giovani presenti ci viene da Fabio del Movimento Shalom: «Io sono stato assegnato al gruppo di accoglienza, e pur avendo esperienza con i giovani ho provato una sensazione strana. Alcuni studenti non sapevano perché erano qui, eppure secondo me qualcosa hanno ricevuto anche se loro non lo sanno. Più passa il tempo e più è difficile stare con i giovani: sono tanto spaesati, eppure da parte di noi adulti basterebbe talmente poco ». Concorde Gianni Castorani delle Sentinelle del Mattino: «In questo ambito europeo vedo soprattutto l’urgenza di una nuova evangelizzazione. Quando si perdono i punti di riferimento occorre tornare alla base, ritrovarsi per annunciare insieme. I giovani che incontro per strada aspettano qualcosa, hanno sete di Dio». «Dell’incontro di Stoccarda si parlava da tempo, poi abbiamo saputo della possibilità del collegamento satellitare e ci siamo messi a lavorare tutti insieme – racconta Maria Bencivenni della segreteria organizzativa – Ne è venuto fuori un bel mosaico. E non lo si è fatto solo come cattolici: al mattino ha parlato il pastore Affuso e al pomeriggio si è chiuso con una preghiera ecumenica».
«Lavorando in èquipe con fratelli di altri movimenti è stato possibile realizzare l’unità nella diversità – ribadisce Gaetano Lastilla dei Cursillos di Cristianità – Sono convinto che l’Europa può realizzare l’unità puntando sui valori spirituali che ne sono un naturale catalizzatore». Ottimista anche Silvana Guiducci, presidente regionale dell’associazione genitori delle scuole cattoliche Agesc: «Noi genitori condividiamo lo spirito di una manifestazione che valorizza le comuni radici cristiane dell’Europa. Voglio sperare che questo sia il segno di una nuova primavera». Più riflessivo Claudio Borghesi vicepresidente dell’AGe di Firenze: «In questi anni sono stati fatti grandi passi, da un inizio lento e faticoso legato a questioni di carattere economico fino a questo allargamento a 25 stati. La speranza è che ci sia una ricaduta positiva a favore della gente, e questo può accadere solo se si afferma a livello europeo uno spirito di fraternità, contro una cultura che prescinde dal fattore umano».
«Negli anni si è individuato un linguaggio comune che sa parlare nella Chiesa e fuori della Chiesa per avvicinare tutti al Vangelo – rileva Michele Brancale, moderatore della tavola rotonda del pomeriggio – La buona notizia è un linguaggio sapido e molto concreto che riesce a vincere la Babele presente nelle nostre città». Un concetto ribadito dall’avvocato Mario Cioffi della Consulta delle associazioni laicali di Firenze: «L’Europa non deve essere una semplice entità economica o politica, ma essere soprattutto fondata sullo spirito, sulla libertà e sulla fraternità nel rispetto della persona e della sua altissima dignità. Solo così potremo onorare le radici cristiane che sono l’humus dell’Europa».