Massa Carrara - Pontremoli

GIOVANI: UN CAMMINO CHE CONTINUA

DI MATTEO SPICUGLIA E FRANCESCA FIALDINI Un’esperienza che rimarrà nel tempo e aiuterà la pastorale giovanile ad andare verso le varie realtà. Ad un mese dalla settimana di «ascolto di strada», che dal 27 marzo al 4 aprile ha portato in diocesi oltre 150 giovani missionari, si cominciano ad analizzare i primi frutti e a domandarsi come affrontare il futuro.Tra i tanti progetti che stanno nascendo, il primo è quello di ripetere l’iniziativa di «chiesa aperta» nella notte del sabato per proporre ai giovani, in modo concreto e diretto, l’annuncio della fede. LE PAROLE DEL VESCOVO«Vi ringrazio, perché ci avete insegnato un nuovo metodo di evangelizzazione che cercheremo di portare avanti con tutte le nostre forze», ha detto il vescovo monsignor Eugenio Binini al termine dell’esperienza. Parole che rendono bene lo spirito dell’iniziativa che ha fatto capire quanto sia importante ascoltare le mille sfaccettature di una generazione che mai come oggi sente il bisogno di smarcarsi da etichette e facili generalizzazioni. I giovani non sono solo quelli della parrocchia legati da tempo alla Chiesa, ma anche la persona senza riferimenti concreti di vita, l’emarginato di strada o il tossicodipendente, colui che ha difficoltà a stabilire relazioni profonde e sente il bisogno in primo luogo di essere ascoltato.Durante la «settimana» sono stati contattati oltre oltre 15mila giovani: 200 i luoghi di missione, tra cui 50 locali, 35 scuole, 30 zone a rischio, 18 luoghi di spaccio, 7 mercati, 4 luoghi di prostituzione. STORIE SINGOLARII riscontri sull’importanza dell’esperienza sono stati numerosi: al di là dei dati, comunque, ciò che ha colpito sono state le tante storie di singole persone che hanno chiesto di cambiare vita, che hanno riconsiderato i loro giudizi sulla Chiesa partendo da un’esperienza nuova, che si sono sentite toccate in profondità. Dall’incontro con le diverse realtà sono emerse tematiche di vario tipo che spingono la Chiesa a fare qualcosa e a dare delle risposte. Nelle scuole, ci si è accorti che le conoscenze relative alla fede cristiana risultano superficiali, spesso frutto del «sentito dire», di usanze, tradizioni o imposizioni educative. Da più parti, specie nei luoghi di sofferenza, si sono levate reazioni meravigliate di chi ha detto di «non aver mai sentito nessuno dire queste cose». È una generazione che fa i conti con la solitudine e con la fatica di relazionarsi e che convive con il problema della droga. L’evangelizzazione di strada, invece, ha dato modo ad ogni ragazzo di incontrare qualcuno disposto ad ascoltare, a donare un po’ di tempo, a confrontarsi. È emblematico l’incontro con un giovane senza fissa dimora di 30 anni, invitato ad entrare in chiesa; che ha raccontato: «Sentire la mano di questi ragazzi sulla spalla, mi ha dato una pace che non sentivo da tempo. Questa serata mi ripaga di tanti anni difficili». Una piccola testimonianza che fa capire come un ascolto reale debba andare oltre i pregiudizi, l’indifferenza e i muri.

SENTINELLE DEL MATTINO

La «settimana d’ascolto» chiaramente invita a guardare avanti ed è quello che l’Ufficio per la pastorale giovanile della Diocesi sta facendo. L’esperienza ha presentato un metodo, ha suggerito uno stile, ma ora è importante portare avanti il lavoro iniziato. In queste settimane ci si sta interrogando su come poter rispondere alle attese incontrate: tra le ipotesi, anche quella della «mini evangelizzazione»: andare incontro ai ragazzi nei locali, nelle scuole, nei luoghi di aggregazione, negli ambienti difficili. Dare continuità a ciò che si è intrapreso è sempre una sfida grande, ma l’entusiasmo c’è, anche perché l’andare verso i giovani risponde all’invito del Papa a sentirsi responsabili dell’evangelizzazione dei propri coetanei. Sono parole profonde che il pontefice ha ripetuto più volte, nelle Giornate Mondiali della Gioventù. Del resto questo è il compito delle «sentinelle del mattino»!