Vita Chiesa
Giovani tra associazioni e parrocchia
DI CECILIA MORI
La chiesa della Santissima Annunziata al Santa Maria della Scala era gioiosamente gremita di giovani arrivati a Siena da ogni parte della Toscana, per partecipare al convegno regionale di pastorale giovanile che si è svolto domenica scorsa. Momento importante di preghiera e d’incontro, per riflettere insieme sul rapporto tra aggregazioni laicali ed uffici diocesani di pastorale giovanile, per una maggiore collaborazione e per crescere in maniera dinamica nella comunione.
«Molti sentieri, un’unica via», il tema guida del convegno aperto da monsignor Giovanni De Vivo, vescovo delegato per la Pastorale Giovanile, che dopo un breve saluto ha presentato il relatore monsignor Ferdinando Charrier già vescovo ausiliare di Siena negli anni 1985 – 1989 e attualmente vescovo di Alessandria.
La riflessione ha toccato un argomento delicato e attuale: il rapporto tra le aggregazioni laicali e la pastorale territoriale della Chiesa. Tema interessante per coloro che, orientandosi sui programmi pastorali mondiali, nazionali e diocesani, intendono evangelizzare, testimoniando e promuovendo il cammino della Chiesa nel terzo millennio.
Qual è il significato dell’essere cristiano nella storia e perché «ci sta dentro» con amore? Il cristiano è chiamato a leggere la storia alla luce del progetto di verità e d’amore di Dio. La comunità di credenti s’inserisce nella storia quale discepola di Cristo, per continuarne l’opera e per verificare, attraverso la missione evangelizzatrice, se i principi e i valori contenuti nel progetto divino trovano compimento nell’agire degli uomini. Il cristiano vive nella storia, ma guarda oltre e sa che il suo cammino è orientato verso l’eternità.
«Per loro vocazione – si legge al n.31 della Lumen Gentium – è proprio dei laici cercare il Regno di Dio, trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio». «I laici – come ha ricordato Monsignor Charrier – non sono cristiani di serie B ma discepoli del Signore, chiamati a vivere la fede nella realtà di tutti gli uomini e di tutti i giorni. L’ambiente sacro in cui lavorano è il mondo intero».
Nella società il cristiano s’incontra con Dio, ogni attività è luogo di relazione col Padre: lo trova nella professione e in ogni altra attività orientata al bene e alla verità. La sua spiritualità deve essere pienamente incarnata nel quotidiano, per costruire una vita di comunione. In questa dimensione di servizio, come amore condiviso, s’inseriscono appieno le molte forme di apostolato con cui i laici santificano il mondo animandolo in Cristo.
Queste forme d’aggregazione sono chiamate a realizzare quella «pastorale d’ambiente sempre più indispensabile, per raggiungere quanti sono ancora in attesa del vangelo e per dare efficacia al contributo dei cattolici alla vita della società».
«Nella Chiesa non tutti camminano per la stessa via – si legge al n.32 della Lumen Gentium – tutti però sono chiamati alla santità». I laici sono quindi protagonisti, anche nell’azione direttamente orientata all’evangelizzazione; se ciò non fosse, Pio XI non avrebbe affermato che «i primi ed immediati apostoli degli operai devono essere gli operai; industriali e commercianti gli apostoli degli industriali e degli uomini di commercio».
Le aggregazioni non sono fine a se stesse, non operano per realizzare un profitto interno, sono parte della Chiesa, che suscita in loro un dinamismo sempre nuovo, altrimenti sarebbero associazioni senz’anima e «maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita».
Le comunità cristiane debbono aprirsi a questa comunione, manifestando la gioia della diversità nell’uguaglianza, con l’unico obiettivo di vivere nella Chiesa e con la Chiesa, per investire nel progetto di Dio sull’uomo. «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio». Non c’è tempo per indugiare, guardarsi indietro o adagiarsi nella pigrizia.
«Io dormivo e sognavo che la vita non era che gioia; mi svegliai e ho visto che la vita non era che servizio. Io ho servito e ho visto che il servizio era la gioia», quest’aforisma di Tagore, citato spesso da Vittorio Bachelet per anni presidente dell’Azione Cattolica Italiana, può aiutarci nell’impegno generoso ed umile di ogni giorno, ad essere tralci uniti a Cristo vera vite.
Ho chiesto ad alcuni di loro le attività e i progetti futuri messi in opera nelle rispettive diocesi. Roberta Moschini di Pescia mi ha raccontato che nella sua diocesi c’è la Consulta, organo costituito dai responsabili delle varie aggregazioni presenti nel territorio, che si riunisce ogni due mesi per stimolare, coinvolgere altri giovani e per avvicinare le realtà parrocchiali. Quest’anno a Pescia si terrà il «Cantagiovani», manifestazione canora biennale alla quale parteciperanno parrocchie della diocesi.
Don Fabrizio Orsini, incaricato per la Pastorale Giovanile e Vocazionale della diocesi di San Miniato mi ha detto che stanno preparando un Sinodo dei giovani per la domenica in albis. Le parrocchie stanno elaborando un lavoro, tramite gruppi d’ascolto, su ciò che i giovani vorrebbero dalla Chiesa. Al termine di questa prima fase saranno consegnate simbolicamente al vescovo le richieste dei giovani, cui la Chiesa locale cercherà di dare risposte.
Per la diocesi di Firenze incontro una ragazza, Silvia Borselli, che mi ha parlato dell’equipe per la Pastorale Giovanile impegnata in attività di animazione, di volontariato, di spiritualità e attenta ai bisogni del territorio. Infatti, a breve, sarà fatto un sondaggio parrocchiale per creare, laddove necessario, un gruppo di supporto orientativo, all’interno delle comunità stesse.
La disponibilità a pensare e operare «in grande», il saper cogliere in ogni situazione la possibilità di andare oltre e di cercare la novità, uniti al desiderio di comunicare la speranza del vangelo, sono i segni particolari di giovani, sulla cui carta d’identità è leggibile un unico nome: Cristo, ieri, oggi e sempre.