Italia

Giovani: Istituto Toniolo, solo l’11,7% ha svolto il servizio civile

L’indagine di approfondimento è stata condotta su un campione di 1.783 persone ed è rappresentativa su scala nazionale dei giovani tra i 19 e i 30 anni, spiega Alessandro Rosina, ordinario di demografia e statistica sociale dell’Università cattolica di Milano e coordinatore del Rapporto giovani, secondo il quale questi valori «risultano molto più bassi rispetto all’interesse dichiarato dai giovani stessi attraverso un’offerta adeguata». Ben l’80,4% degli intervistati si dichiara infatti «molto» o «abbastanza» d’accordo con il fatto che per tutti i giovani sia utile fare un’esperienza di impegno civico a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro. Si sale all’85% tra le donne (75% per i maschi) e all’84% al Sud e nel Centro, mentre il Nord si attesta al 76%. Pochi, prosegue Rosina, «attualmente conoscono bene il ‘servizio civile universale’ che il governo progetta di attivare: meno del 10%; poco più del 35% ne ha sentito parlare vagamente».

Secondo l’indagine, gli aspetti considerati per un’esperienza di questo tipo sono anzitutto quello di «aiutare i giovani a crescere come persone» (96% concordano «molto» o «abbastanza» con questa affermazione) seguiti dall’«arricchire le competenze utili per la vita sociale e lavorativa» (95%) e dall’incentivare la formazione di «cittadini attivi e intraprendenti» (94,3%). Molto alti, pur venendo dopo, sono anche gli aspetti più rivolti alle ricadute positive della propria azione verso gli altri («esprimere valori di solidarietà» e «rafforzare il senso di comunità», rispettivamente al 93,9% e al 92%). La remunerazione non è l’aspetto più importante, anche se raggiunge una percentuale comunque piuttosto elevata l’87,9%. Emerge quindi una particolare attenzione al valore di crescita, formativo e attivante a beneficio di chi lo svolge. Un forte segnale di riconoscimento che si fa qualcosa di utile per la comunità ma che è, prima ancora, molto arricchente per se stessi. Gli aspetti positivi dell’impegno civico e sociale sono maggiormente riconosciuti dalle donne e nell’Italia centrale.

I «Neet» (Not in Education, Employment or Training – due milioni di giovani tra i 19 e 29 anni in base ai dati Istat 201), secondo l’indagine dell’Istituto Toniolo presentata questa mattina a Roma «risultano essere i meno informati sul servizio civile universale (meno del 5% lo conosce bene, circa la metà rispetto agli altri giovani)», ma ne riconoscono l’utilità, seppur su livelli minori rispetto agli altri giovani. Tra gli aspetti considerati importanti, il fatto di «aiutare i giovani a crescere come persone» (62,7%), l’«essere anche un’occasione per arricchire conoscenze e competenze utili per la vita sociale e lavorativa» (60,1%), e lo stimolare i giovani a diventare cittadini attivi e intraprendenti (57,7%). Emerge, secondo i ricercatori dell’Istituto Toniolo che ha promosso l’indagine, «il desiderio di essere attivi e l’interesse per strumenti di stimolo alla crescita e all’intraprendenza, oltre che concretamente utili per migliorare competenze spendibili sul mondo del lavoro». Più del resto dei giovani (51% rispetto al 43,6%), i Neet «assegnano molta importanza all’aspetto della remunerazione» e risultano in ogni caso «molto interessati al servizio civile universale»: rispetto al resto dei giovani sono di più sia quelli che vorrebbero valutare meglio (20,7% contro il 14,1%) sia quelli che manifestano un diretto e immediato interesse (52,6% contro il 36,4).