Toscana

Giovani donne in politica: idee chiare e grande impegno

di Marco Lapi

Touchés. Nel nostro servizio di due settimane fa sui giovani cattolici impegnati in politica (Giovani cattolici e impegno politico) c’era, sì, la par condicio, ma non le pari opportunità; anzi, neppure una piccola «quota rosa». Due per partito, rigorosamente, ma tutti baldi giovani, chi più e chi meno, comunque rigorosamente al maschile. Qualcuno – anzi qualcuna, ebbene sì – ce l’ha fatto notare e ci ha chiesto non solo di rimediare ma evitando di uscire, in modo «scontato», a ridosso dell’8 marzo. Cosa che quindi facciamo subito ben volentieri, senza «scollinare» nel mese delle mimose.

Cominciamo da Letizia Beoni, nata a Firenze ma da sempre residente in Casentino, alle spalle gli studi in economia e all’attivo un lavoro nel settore delle risorse umane. Lo scorso anno è stata eletta nelle liste del Pd al Consiglio provinciale di Arezzo e confermata al Comune di Stia, dove nel quinquennio precedente era stata assessore all’istruzione, prima come esponente della Margherita e poi dei democratici. «Prima dell’impegno amministrativo – racconta – mi sono fortemente impegnata nell’associazionismo educativo cattolico come volontaria, formatrice e quadro e nel volontariato socio-sanitario partecipando ad esperienze di servizio in Italia e all’estero. L’impegno in politica è stato per me naturale prosecuzione dei valori vissuti e delle testimonianze avute in questa mia esperienza di educanda e poi di educatrice».

Secondo Letizia, sia dalla propria esperienza che dall’auspicio di mons. Bagnasco per una nuova «leva» di cattolici in politica «emerge la necessità che le associazioni educative cattoliche accrescano al loro interno la consapevolezza di dover essere impegnate nell’educazione alla cittadinanza attiva attraverso l’assunzione personale e comunitaria delle responsabilità che la realtà presenta loro, educando i ragazzi e le ragazze che sono loro affidati ad una metodologia di lettura della realtà che li porti ad individuare efficacemente le cause che sono ostacolo alla piena e spedita realizzazione del bene comune ed ad adoperarsi in un’ottica di servizio alla comunità e all’uomo per la loro rimozione». Comunque, aggiunge, «è necessario che tutti i credenti, non solo quelli impegnati nell’amministrazione della cosa pubblica, abbiano luoghi dove accrescere la consapevolezza di essere protagonisti del cambiamento, testimoni coerenti di valori, persone capaci di modificare la realtà a partire dai luoghi che quotidianamente vivono ed agiscono: il lavoro, la famiglia, l’associazionismo». Tre, a parere della democratica casentinese, le sfide che invece attendono i cattolici direttamente impegnati: «opporsi e creare un’alterativa all’eccessivo personalismo che pervade la politica e che rende incapaci le organizzazioni politiche di generare gruppi di persone competenti e con percorsi politico-amministrativi solidi»; «essere testimoni con il proprio stile personale della possibilità di far progredire la nostra società in campo tecnico, economico, scientifico senza avvilire l’uomo, indipendentemente dallo schieramento di cui si fa parte; infine «raccogliere la sfida della diarchia all’interno delle organizzazioni chiedendo che laddove possibile gli incarichi di quadro e coordinamento siano affidati congiuntamente ad un uomo ed ad una donna».

«Fino da quando eravamo bambine – ricorda la fucecchiese Alessandra Lucci – io e mia sorella Claudia siamo state abituate a parlare sempre di tutto, stimolate dall’esperienza dei nostri genitori che ci hanno sempre spinto a non dare niente per scontato. Sia nostro padre che nostra madre hanno avuto esperienze di impegno politico e l’attitudine a pensare a noi stessi non come singoli ma come parte di un insieme che deve trovare le forme migliori prima per convivere e poi per cercare di realizzarsi come esseri umani, è sempre stata presente». Per Alessandra – guida ambientale escursionistica nonché titolare di un’azienda agrituristica biologica nel comune di Scandicci, una lunga esperienza nella Coldiretti alle spalle (delegata del Movimento femminile provinciale e regionale, poi presidente della Federazione interprovinciale di Firenze e Prato, presidente della Federazione regionale toscana dal 2001 al 2006 e vicepresidente nazionale dell’associazione agrituristica Terranostra dal 2003 al 2008) – l’impegno in politica nasce con l’elezione al Consiglio comunale di Fucecchio nel giugno 2009, cui si aggiunge, in autunno, la nomina nell’assemblea del Circondario Empolese Valdelsa, ma affonda le radici proprio… nella terra. «Personalmente – aggiunge infatti – ho iniziato a rendermi conto che il mio impegno non poteva limitarsi al mio lavoro quando, due giorni dopo aver iniziato la mia avventura di agricoltore, ho cominciato a scontrarmi con la complessità della realtà che, secondo me, in gran parte dipendeva da regole e prassi assurde. Ho cominciato così a pensare che anche incidere sul sistema dal quale dipendeva la mia attività fosse parte integrante del mio lavoro». Da qui l’impegno nella Coldiretti, al termine del quale – conclude – «ho sentito la mancanza di un impegno sociale, che si è trasformata in una scelta di impegno politico per portare il contributo della mia esperienza e delle mie speranze all’interno del mondo in cui ho la ventura di vivere. Ho scelto l’Udc per la condivisione degli ideali di fondo, per la visione dell’essere umano non come singolo ma come essere in cui e attraverso cui si realizza un progetto che non sta nel singolo uomo». E per finire «con un sorriso», aggiunge una battuta sull’essere donna in politica, una realtà che definisce «talvolta ancora faticosa»: «Se qualcuno mi chiedesse se è un problema, risponderei per l’ennesima volta che dipende da quale uomo te lo chiede».

Erica Mazzetti, geometra, appassionata tra l’altro di trekking e viaggi ma anche impegnata come volontaria nell’associazionismo paesano, è capogruppo del Pdl al Comune di Vernio, nell’Appennino Pratese. «In primo luogo – esordisce – fare politica a livello amministrativo locale per me significa tenere in considerazione le esigenze di ogni singolo cittadino e adoperarsi per risolverle nel modo migliore, mettendo al centro dell’azione politica il suo interesse e non quello degli amministratori, dato che il cittadino deve essere il principale interlocutore di coloro che governano una comunità e non suddito dell’amministrazione». A maggior ragione, quindi, «un cattolico impegnato in politica dovrebbe portare avanti i principi ed i valori dettati dalla dottrina cristiana con naturalezza», non «con senso di ambiguità» o, peggio, per approfittarsene.

Più in generale, prosegue Erica, «visto anche i momenti economici di incredibile crisi, dovremo evitare gli sprechi di risorse pubbliche ed intervenire sul territorio con piccole azioni concrete passando dalle parole ai fatti e adottando interventi rapidi per fronteggiare le esigenze quotidiane, ma anche di più ampio respiro per creare le condizioni di un nuovo futuro». «Credo però – aggiunge – che occorra qualità nello stile e nel metodo di amministrare: il mio impegno è per una politica che si limiti ad intervenire laddove il pubblico è veramente necessario, ritirandosi dai molti spazi che attualmente occupa in modo improprio, con effetti distorsivi sulla libera facoltà di espressione dei protagonisti economici e sociali della comunità. Penso a una pubblica amministrazione gentile ed efficente, che riduca inutili ingombri e soprattutto il peso della burocrazia, classico stile delle amministrazioni locali di sinistra, che eviti inutili esosità nelle tariffe e tassazioni, sveltendo gli iter amministrativi, e dia certezza e trasparenza di comportamento ai cittadini, superando odiose forme di accanimento burocratico che spesso colpiscano esclusivamente le piccole esigenze del popolo».

Candidata a sindaco lo scorso anno dopo una prima legislatura sui banchi dell’opposizione, ha fatto parte del direttivo di Azzurro Donna Prato e del Coordinamento Provinciale Pratese di Forza Italia ma è anche stata candidata alla Camera nelle politiche del 2008. Tutte esperienze che ricorda volentieri: «Ormai da sei anni – conclude – faccio parte di un gruppo politico, prima Forza Italia poi Pdl, dal quale ho ricevuto molte soddisfazioni sia personali che politiche, facendo gruppo tra i vari attori , con umiltà e senso di responsabilità, senza la presunzione di essere migliore di un altro. Credo che per ciascuno ci sia il suo momento di gloria politica: basta impegnarsi in modo corretto e rispettoso, soprattutto nei confronti dei più anziani i quali dovrebbero fare da veri padri politici a noi trentenni, avere fiducia in noi e con la propria esperienza aiutarci ad essere la nuova classe dirigente». Donne comprese, ovviamente.