Cultura & Società

Giovani corpi plasmati dai media

di Gianni RossiIl vero problema della televisione è l’auditel». Carlo Conti, uno dei presentatori più noti e amati dal grande pubblico, lo dice a chiare lettere: «Ormai tutto è sacrificato agli ascolti. Spero che con l’avvento del digitale qualcosa possa cambiare, grazie soprattutto al moltiplicarsi dell’offerta». Conti è intervenuto ad un dibattito, anzi, un vero e proprio talk show, dal titolo: «Giovani Corpi e mass media», organizzato presso «Officina giovani» di Prato dalla Pastorale giovanile della Diocesi. Con lui la grande ballerina Liliana Cosi che, proprio a proposito dell’auditel, ha mosso più di un dubbio sulla attendibilità delle rilevazioni. Del resto i primi ad esprimere forti perplessità sono gli esperti in materia, tutti (o quasi) coalizzati contro il sistema promosso da Rai e Mediaset.Ad Officina giovani, il «contenitore» di espressività creato all’interno degli ex Macelli comunali, si parlava di come i media influenzino la percezione del corpo, il costume, il modo di vestire. Ma è chiaro che la televisione ha fatto da padrona, con i suoi vizi e le sue (poche, almeno in questa materia) virtù.

Carlo Conti, consapevole dei limiti, ha comunque cercato di difenderla: «È un grande ristorante, dove si mangia di tutto. L’importante – ha affermato – è saper scegliere». Liliana Cosi è sembrata apprezzare molto meno il menu: «A me pare che ormai sia diventato un ristorante che sa presentare soltanto i soliti piatti». Discorso diverso – Conti ne è consapevole – va invece fatto sui minori, che non hanno criteri di valutazione. «Per questo il ruolo dei genitori è importante. Il problema è che vi abdicano troppo spesso». Manca lo spirito critico, manca l’avvertenza degli effetti che la tv esplica o, più semplicemente, come ha detto Conti, «l’essere umano è un animale. Il problema è che troppo spesso diventa pecora».

Ma i ragazzi sono davvero dei pecoroni per quanto riguarda la moda? Seguono i modelli che la tv e gli altri media propongono? «Che ci sia un certo conformismo mi pare evidente – sottolinea il presentatore – ma i giovani oggi non sono poi così pedanti nel seguire la moda». Magari il problema è un altro: chi rifiuta il logo – potremmo dire utilizzando la categoria del libro cult di Naomi Klein – finisce per crearne uno nuovo, conformista quanto l’altro. Carlo Conti e Liliana Cosi sono d’accordo: l’aspetto esterno, l’immagine che vogliamo dare con il nostro corpo e con il modo di vestirlo è importante. Per la danzatrice, che dell’espressività del corpo ha fatto una missione, culturale e di testimonianza cristiana, l’immagine che diamo agli altri di noi stessi dovrebbe far trasparire la nostra interiorità, anzi, «la nostra bellezza interiore. Ci dovrebbe essere armonia tra il dentro e il fuori».

Il presentatore toscano conosce dal di dentro e bene i meccanismi dello star system televisivo. Eppure è rimasto colpito – confessa – dal fenomeno Costantino (Costantino Vitagliano, il modello passato al grande pubblico grazie alla trasmissione «Uomini e Donne» di Maria De Filippi, ndr): «Ho cercato di capire come possa essersi verificato. Credo che sia l’emblema – spiega Conti – dell’apparire puro e semplice, seguito da quella fetta di pubblico che cerca l’omologazione. Sinceramente è un fenomeno che mi fa paura».Allora l’immagine conta per avere successo? Innegabilmente conta. Lo testimonia anche Linda Collini, pratese, finalista a Miss Italia 2003, intervenuta al dibattito. «Certo – sostiene la ragazza che ora studia recitazione a Roma – può aiutare all’inizio, ma dopo, se non hai talento, finisce tutto in una bolla di sapone». Ma ciò che vale per la carriera vale anche per la vita?

«Non è il corpo che è importante – chiude Liliana Cosi – sei tu che sei importante, tu che sei anima e corpo».