Vita Chiesa

Giovani: card. Bassetti, «il Papa non è pessimista, ma realista». «Giovani e Chiesa devono sempre più sentirsi alleati»

Il presidente della Cei ha definito la scelta della Chiesa italiana una «grande pedagogia». «Il camminare insieme – ha spiegato a proposito dei pellegrinaggi che i giovani stanno compiendo in questi giorni dal Nord al Sud della Penisola – è formativo per i ragazzi: lo stare gli uni accanto agli altri, il silenzio per rientrare in sé lontano dalla frenesia della vita quotidiana… Molti di loro sono figli unici, si abituano a condividere il cammino con gli altri». Pedagogica è anche la modalità dei pellegrinaggi, che «non soltanto sono la visita ai luoghi, ma anche alle persone, ai santi del territorio, ai luoghi della sofferenza», ha fatto notare Bassetti. «Anche tanti vescovi camminano con i giovani, in maglietta», ha aggiunto a proposito della presenza all’incontro di 120 vescovi.

«È il modo migliore per prepararsi al Sinodo» ha garantito il cardinale, sottolineando che l’età dei ragazzi va dai 16 ai 29 anni. «I giovani non sono un oggetto di cui la Chiesa si interessa, ma un soggetto vivo», ha puntualizzato sulla scia di quanto ha chiesto ai giovani Papa Francesco in vista dell’importante appuntamento di ottobre: «La Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, persino dei vostri dubbi e delle vostre critiche». «Saranno loro a dirci cosa vogliono dalla Chiesa», ha proseguito Bassetti: «Paolo VI diceva che i giovani e la Chiesa hanno un’affinità, perché la Chiesa è sempre giovane e si rinnova continuamente con la forza dello Spirito Santo. Giovani e Chiesa devono sempre più sentirsi alleati».

«Ci aspettiamo molto da questo incontro», ha concluso il presidente della Cei elogiando la «accurata» preparazione di questo evento in tutte le diocesi: «Non perché abbiamo voglia di contarci», ha precisato, «ma perché abbiamo voglia di ascoltare un messaggio fresco, dal Papa e dai giovani, che vanno verso una primavera della storia e dell’umanità. E noi ci andiamo con loro». 

«Non avrei una visione così pessimista dei giovani». Il card. Gualtiero Bassetti, ha risposto in questi termini a una domanda dei giornalisti sulla popolarità di Papa Francesco, che dopo cinque anni di pontificato si mantiene alta ma registra una caduta tra i giovani, soprattutto tra chi è lontano dalla Chiesa.

«Ho sempre fatto l’educatore dei giovani», la testimonianza di Bassetti, secondo il quale le nuove generazioni «hanno nel loro cuore una sete di infinito che purtroppo viene soffocata da un’effimera mondanità. Però c’è questa potenzialità grande». «Il mondo è cambiato tanto, ma sostanzialmente su certi aspetti è rimasto lo stesso», l’analisi del presidente della Cei, che riguardo al pessimismo degli adulti nei confronti dei giovani ha citato un frammento di argilla babilonese risalente a 3.000 anni fa.

«Il mondo attuale è segnato dal soggettivismo, non dall’incredulità», ha affermato il cardinale, «e tutto questo soggettivismo porta a una visione di vita sganciata dalla fede». La «scommessa grande», allora, «per il Papa, per la Chiesa, per gli educatori è riagganciare al soggettivismo le esigenze della fede». «Penso che anche il Papa la veda così», il commento di Bassetti, secondo il quale Francesco «non ha una visione pessimistica, ma realistica dei ragazzi. Se ho una visione pessimistica dei giovani, io li chiudo; se ho una visione realistica, li apro alla speranza».

«Che cosa chiedono i ragazzi?», si è chiesto Bassetti: «Non chiedono tante cose: chiedono di essere riconosciuti». «E noi non siamo capaci di dare loro questo riconoscimento», la denuncia riguardo agli adulti: «Ci sono tanti ragazzi che rimangono in un angolo, che stanno aspettando il loro turno, e forse il loro turno non arriva». «C’è bisogno di dialogo, e mi sembra che Papa Francesco stia facendo questo», ha concluso il presidente della Cei.

«L’Italia, così come è ora, è sempre meno un Paese per giovani». Ne è convinto il presidente della Cei, che rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa ha fatto notare che oggi «si fa fatica a trattenere i giovani». Nel nostro Paese, infatti, «si stanno invertendo i tempi come nel passato i nonni dei nostri ragazzi migravano per lavoro, poi c’è stata la generazione del benessere che ha caratterizzato i loro genitori. Adesso i giovani sono tornati a fare quello che facevano i loro nonni».

L’Italia, inoltre, è diventato per il presidente della Cei un Paese che «fa fatica ad accogliere i migranti che vengono dal Sud del mondo spinti da guerra e povertà. Il fenomeno migratorio è così complesso, strutturale e non emergenziale, che vede coinvolta non solo l’Europa, ma tutto il mondo». «Un fenomeno che viviamo anche noi», ha affermato Bassetti: «I nostri giovani spariscono, non ci sono più, si laureano a pieni voti e se ne vanno». «Se vogliamo costruire un futuro a misura di giovani, dobbiamo tenere conto anche di questi problemi», il grido d’allarme del cardinale. Per l’incontro dell’11 e del 12 agosto con il Papa (programma), ha annunciato don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Cei per la pastorale giovanile, «sono stati coinvolti anche i ragazzi migranti presenti sul nostro territorio, aiutandoli nelle spese e attrezzandoli con un paio di scarpe adatte. Stanno ancora camminando per convergere a Roma», insieme a decine di migliaia di loro coetanei.