Cultura & Società
Giovagnoli : «I cattolici tornino ad impegnarsi in politica»
«Spesso si parla di ingerenza ecclesiastica, ma credo sia opportuno rovesciare il punto di vista. Quella per la Repubblica non è stata un’ingerenza ma un apporto allo Stato, all’unità degli italiani nella costruzione di una vita civile e democratica comune. La Chiesa ha lavorato per il Paese e per l’Italia, senza avere nulla in cambio». Ne è convinto lo storico Agostino Giovagnoli, professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e autore de «La Repubblica degli italiani 1946-2016» (Laterza).
Il contributo dei cattolici è stato fondamentale per la pacificazione nazionale?
«Certamente. In precedenza era mancato, dopo il dissidio risorgimentale. E ciò si era visto nella debolezza e nella fragilità dello Stato unitario fino al fascismo. Dalla seconda guerra mondiale in poi, si concretizza un appoggio convinto che rende lo Stato italiano e la democrazia post-bellica estremamente forti perché garantite da un impegno esplicito della Chiesa».
Dopo la morte di Aldo Moro e di Paolo VI, lei sostiene che si sia creata una distanza tra Santa Sede e politica italiana.
Se si è arrivati a una lacerazione sociale come quella odierna, c’è una responsabilità storica anche dei cattolici?
Ma è ancora possibile utilizzare la categoria dei «cattolici»?
«Storicamente i cattolici rappresentano una componente che ha una sua identità, anche se si frazionano in scelte diverse. Sono un soggetto nel Paese. Certo, devono anche interpretare se stessi e darsi una funzione e un compito. Paradossalmente, con Francesco quella lontananza dalla politica si è acuita. Il Papa esprime una presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo che i cattolici italiani non hanno ancora capitalizzato, traducendola in una proposta che possa essere utile per l’Italia. Il Paese soffre per le conseguenze della globalizzazione. Sono temi su cui Francesco dice cose importanti, e i cattolici italiani potrebbero attingere per offrire un contributo originale».
Dunque, c’è spazio per un partito dei cattolici?
Un contributo potrebbe arrivare anche dal mondo intellettuale?
«C’è una incomunicabilità da superare. La politica non ascolta la cultura, né cattolica né laica. E la cultura non trova le parole giuste per comunicare con la politica».