Toscana
GIORNO DELLA MEMORIA: MONACI A SIENA, LA LEZIONE DELLA STORIA NEI DOVERI DELLA DEMOCRAZIA
Sia chiaro a tutti che l’aberrante genocidio degli ebrei non è occasione per celebrarsi e tutti sappiano che qui, a Siena, il Consiglio regionale riunito in seduta solenne, per bocca del suo presidente, Alberto Monaci, non intende limitarsi a mettere sul banco coloro che sono già stati ampiamente condannati dalla storia. A Siena Monaci ricorda che la Giornata della Memoria mette noi, donne e uomini del terzo millennio di fronte alle nostre responsabilità, tra le quali c’è anche quella di far rivivere la memoria netta dell’orrore della shoa. Tra i doveri c’è la lotta contro l’emarginazione economica e sociale, c’è la volontà di sradicare ogni tolleranza e ogni negazionismo c’è, sempre e comunque, la pressante urgenza di riccaciare indietro la disumana idea della supremazia della razza che quasi sempre, prima o poi si materializza, diventa fatto concreto. Lo è stato in Rwuanda, fra hutu e tutsi, e nel cuore dell’Europa, con la tragica deflagrazione della Yugoslavia, ricorda Monaci. Lo è, aggiunge, in troppi luoghi per i rom. Lo è stato, sicuramente, il 13 dicembre nel cuore di Firenze, con l’uccisione di Samb Modou e Diop Mor, vittime non di un folle, ma di una follia ideologica che sembra non cedere il passo. La pressante urgenza è anche quella di ascoltare ciò che fu dalla viva voce di chi c’era, come Antonio Ceseri, deportato militare a Treuenbrietzen. Accanto a lui i 1821 nomi della deportazione toscana, tra i quali 857 ebrei e 964 deportati politici. Monaci li ricorda con tutto il loro carico di paure e di dolore, di speranza nel maggior numero dei casi disattesa, di morte e di lutto. A loro il Consiglio regionale dedica oggi il suo commosso pensiero. L’intervento di Monaci è stato preceduto dai saluti di Riccardo Burresi, presidente del Consiglio provinciale di Siena, che ha ricordato, tra l’altro, i rischi di una diffusa apatia e insensibilità che spesso accompagnano intolleranza a populismo verso il diverso. Il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, ha ricordato, citandoli nome per nome, i deportati ebrei di Siena, nel ’43. Simone Bezzini, presidente della Provincia di Siena, nel suo saluto ha citato le parole di Primo Levi: Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.